Un giorno, per una strana casualità di eventi, la foresta prese fuoco. Prima solo poche foglie ma, molto rapidamente, gli alberi si incendiarono e la foresta si trasformò in un incubo. Gli animali si affrettarono per scappare e rifugiarsi nello spiazzo adiacente al fiume, al riparo dal fuoco. Mentre tutti si rincuoravano per lo scampato pericolo o cercavano un amico o un parente, dalla foresta schizzò fuori un colibrì, si tuffo senza rallentare nel fiume e ne riuscì con il becco colmo di tutta l’acqua che poteva portare, una sola goccia. Si rialzò velocemente in volo e si ridiresse verso la foresta dove lasciò cadere al suolo l’unica goccia d’acqua che trasportava. A quel punto si girò di nuovo e fece per ripetere la stessa operazione quando dal gruppo di animali feriti e spauriti qualcuno gridò “fermati, cosa fai mettiti in salvo”.
Un attimo prima di immergersi nuovamente nel fiume il colibrì rispose “faccio la mia parte”.
Questa è una bellissima storia che un mio contatto di Instagram ha fotografato e pubblicato. Mi piace molto e al contempo motiva molto. L’immagine del piccolo uccello che con grande coraggio sfida il fuoco e le paure degli altri animali è molto tenera e, ammettetelo, un po’ fa coraggio. Mentre l’abbiamo letto ci siamo sentiti tutti un po’ più forti. Credo che ognuno di noi si sia guardato attorno per vedere se c’era qualche fuoco sul quale gettarsi. Ci siamo sentiti un po’ il dovere di essere più forti di quel piccolo uccello, punti sul vivo: un essere così piccolo che lotta dove leoni, elefanti e altre bestie immense non se la sono sentita. Nel momento stesso in cui si legge la semplice frase “faccio la mia parte” ci si sente il dovere di farlo anche noi.
Bene, una cosa è chiara nella storia ma passa in secondo piano: il colibrì fa con coraggio una parte, solo che fa quella sbagliata. E’ evidente che, nella migliore delle ipotesi, farà una serie di viaggi a vuoto; nella peggiore al secondo rimane affumicato, precipita e quindi viene sopraffatto dalle fiamme. Certo, potrebbe anche smuovere tutti gli animali ad una lotta contro il fuoco e diventare il simbolo della nuova forza della comunità della foresta. In un bel film Disney è possibile.
Ecco come secondo me è andata la cosa.
Il colibrì riemerge dal fiume e il leone lo ferma con una zampata. Guarda gli animali, accarezza il colibrì e gli chiede “com’è la situazione?”. Il colibrì prova a divincolarsi e dice “c’è un unico grande fuoco, la parte più grande è sotto l’albero centenario, il resto sono piccoli fuochi”.
“Bene”, prosegue il leone, “Cosa serve?” dice rivolti agli altri.
Salta su la zebra che dice “servirebbe tanta acqua alla base dell’albero centenario ed una cintura d’acqua attorno allo spiazzo per non far progredire l’incendio e fermare anche i piccoli”.
“Ottimo” disse il leone.
“Potremmo andare noi”, dissero in coro i 3 elefanti, “portiamo acqua sufficiente”.
“Grazie ragazzi ma come farete a raggiungere il centro?”.
“Passando da est”, disse il fenicottero, “sono appena stato in alto ad osservare e ho visto che a Est è già tutto bruciato, il fuoco non brucia due volte lo stesso terreno”.
“Noi vi faremo largo abbattendo gli alberi”, dissero i rinoceronti.
“E noi vi seguiremo con una scorta d’acqua”, dissero gli ippopotami e i coccodrilli.
“Bene ragazzi, voi aquile ci aggiornerete dall’alto”, aggiunse il leone raccogliendo l’assenso dei grandi rapaci mentre si levavano in cielo. “voialtri state qui, raccogliete le informazioni e date ristoro a chi si riposa. Nessuno si faccia del male”.
Ecco, proviamo a pensare a questo, proviamo a pensare che ognuno deve fare la propria parte, ognuno deve poter dare il proprio contributo in quello che gli viene bene, gli piace, lo diverte. I gesti eroici non vanno imitati. Non dovrebbero servire (beata la terra che ha eroi ma ancor più beata quella che non ha bisogno di eroi) perché il nostro dovere non è essere eroici. Il nostro dovere è fare la nostra parte, il difficile è capire ed accettare qual è la nostra parte.