Vi è uno specifico orientamento dell’anima che aiuta a capire se la nostra realizzazione spirituale sarà più o meno agevolata innescando la trasformazione interna che porta alla liberazione dalla lacci dell’inganno. Esaminando il momento in cui ci risvegliamo vediamo che, prioritariamente, si acquisisce una consapevolezza della convinzione o della identificazione della nostra struttura interna e, successivamente, si attua la dissoluzione della struttura egoica mentale identificata.
La fase della dissoluzione è quella più complessa del processo spirituale, poiché comporta la morte di una parte della nostra identità abituale. Come in ogni fase di abbandono accade che si avverta una frantumazione dell’Io che lascia dietro di se delle maceria di cui vediamo le rovine, ma da cui non sappiamo vedere delle nuove realtà future. Ciò che crolla e ciò che muore noi lo vediamo chiaramente; ciò che conosciamo viene lasciato e noi veleggiamo verso rive ignote, ci sentiamo sprofondare in un abisso terrificante, che è il vuoto di amore e significato in cui siamo abbandonati.
Se sappiamo saltare nel vuoto, oltre questo abisso, se abbiamo il coraggio di lasciare la sicurezza della terraferma sappiamo avviare la trasformazione che ci porterà lungo il sentiero della liberazione, e così la risalita è avviata. Molti non riescono a saltare oltre il vuoto, perché il vuoto è troppo terrificante; quindi quello che fa la differenza è il possesso di una fiducia fondamentale nella vita. Poiché questa fiducia fa parte delle fondamenta, essa è tacita ed implicita in noi.
Cullati dalla fiducia nella bontà della vita, noi siamo certi e fiduciosi che tutto potrà andare solo per il meglio, che quello che stiamo percorrendo è il migliore sentiero che potessimo trovare, che esso è il migliore percorso per arricchire il senso e l’amoe per arricchire la nostra gioia nel vivere: è questo lo scorrere fiduciosi lasciandosi condurre dal fluire del corso di un Tao grande e giusto.
Questo felice scorrere è posseduto solo da colui che ricorda la dolcezza del Grembo del Mondo, di colui che rammenta lo stato beatifico che si prova quando siamo racchiusi nelle braccia di una madre amorevole e calda. Winnicott diceva che solo una madre sufficiente buona ed amorevole poteva generare dei figli che avessero un buon contenimento del loro se interno.
Nella mente, nel cuore e nell’anima di coloro che sono stati accuditi da una madre così dolce ed affettuosa, resta il ricordo indelebile di una sensazione “oceanica” cioè del paradiso di “miele e latte” di cui diceva anche Erich Fromm. E’ questo l’oceano ancestrale da cui tutti noi proveniamo, ed è in noi indelebilmente impresso come una infinita dolcezza di essere sempre interiormente cullati e sostenuti, ed è come se quel tempo fosse ancora presente. Esso è per sempre "Adesso, qui e ora!"
Sono i figli di madri tanto amorose, che sono così amorevoli dentro, perciò conservano un se forte e ben sostenuto da questa presenza persistente, come un sigillo del loro affetto: perché sono marchiati dalla certezza che l’amore materno è sempre forte e presente. E’ questo il motivo per cui, un se così strutturato riesce a superare tutte le peggiori insidie della vita, trovando in se, la forza sufficiente per riprendere il timore della sua vita: è un se di questo tipo, quello di colui che riesce a fare sempre il Ritorno.
Sono costoro quelli che sanno diventare flessibili, perché posseggono una fiducia interna che non temono di morire con le cose che finiscono, perché se le cose cambiano essi sanno adattarsi al fluire dei processi dell’esistenza, perciò al corso della corrente. E quanto è profonda questa fiducia che dona una forza inesauribilee fatale, non si pensa e non si può provare agli altri, ma si attua nella pratica del cambiamento spirituale, perciò nel progredire e nel vivere pienamente ciò che accade.
Essendo tanto ben radicata in noi, di questa certezza indissolubile interiore noi facciamo continuamente l’esperienza, ed è esperienza tangibile perché connessa nell’anima. Questo patto di fede con la vita, è a monte di ogni manifestazione, esso sgorga dalla Fonte interiore che riflette sempre una superiore Fontana di vita divina. E’ per questo che, anche nell’alternanza delle vicende del corso del vivere, costoro non vengono minati dalle esperienze più dolorose, e dai tradimenti che ucciderebbero una fiducia ordinaria.
Questa fede è la fiducia e la pratica della mente che viene “agita” da una superiore contemplazione della Divinità, come diceva Osho, e che intravede la logica superiore di tutte le cose che vengo a noi. La fiducia fondamentale non si fissa su un elemento, su una cosa o su una circostanza, ma si rivolge verso un orientamento che sentiamo internamente come implicito e benefico, e in cui sentiamo di poterci rilassare, e in cui lasciarsi andare con lentezza e dolcezza e senza forzature.
Se abbiamo una tale fiducia fondamentale nella vita, noi sentiamo fin dal profondo di stare bene, che tutto andrà per il meglio, e che saremo sempre a posto anche in futuro. Quando arriviamo al bordo del cambiamento, noi sappiamo fare il salto senza vedere l’abisso: lo slancio viene preso in modo spontaneo, non stiamo tanto a menarcela, noi rimbalziamo e poi saltiamo in alto, senza stare tanto a concettualizzare sulla misura, e sul buon esito finale.
Tutta la vita è un lungo viaggio spirituale, molti dicono, perciò sarebbe opportuno comprendere che dobbiamo smetterla di fingere di provare ma non fare niente, smetterla di cercare uno scopo recondito per stare fermi, noi dobbiamo saper mollare le cose, le persone e le convinzioni che sono state una parte in noi, ma che oggi non ci fanno più crescere.
Mentre stiamo facendo il salto, è naturale che insorga in noi la paura, perché stiamo facendo la fase più dura della trasformazione spirituale, cioè quella in cui si eliminano le vecchie strutture e le identità familiari: è qui che si mette alla prova la forza reale di questo intimo convincimento, è qui noi che diamo il conto della nostra fede nella bontà e nell’amore che nutriamo per il Padre Celeste.
Se abbiamo una fiducia così ben radicata, anche in mezzo alla tempesta più spaventosa, sappiamo vedere il puntino di luce in cui è il sole splendente che squarcia le nubi con il sorriso, dell’arcobaleno che prelude all’alba del nuovo giorno. Anche gli psicologi dicono che non si può descrivere la fiducia, perché è un dono che viene offerto “dal seno di una madre sufficientemente buona” come diceva Melanie Klein: esso è il talento che c’è, oppure che non c’è in noi, perchè è il dono di nostra madre.
Colui che la possiede non crede neppure che esista, perciò non conosce parole per descriverla: su questo argomento egli possiede un’innocenza e un'ignoranza che è fondamentale, e che si basa solo sulla certezza della protezione e della “sincerità del Tao” come diceva Chaung Tseu. E’ da questa fiducia che si vede se l’anima è sintonizzata sulla giusta frequenza d’onda, se è centrata sulla vibrazione superiore della scala d’Armonia con la Legge di Simpatia con il volere del Cielo.
Sapere che tutti facciamo parte di un’unica realtà, significa comprendere che la nostra essenza non è più prigioniera dall’ego, per cui questo ci guarisce sempre dalla malattia mentale delle preconcezioni, è così che non si offre la presa al colpo devastante. Se proviamo ad avere un contatto con questa realtà superiore, l’anima individuale agirà, e sarà agita, in modo da mettere a buon frutto questa conoscenza tramite la pratica della Saggezza, e del giusto discernimento nel vedere la Giusta Via. L'anima farà la pratica del buon vivere, che è la vera missione che noi abbiamo sulla Terra.
A tutti coloro che hanno perso questa connessione, le scelte delle persone coraggiose e fiduciose, potrebbero sembrare incomprensibili e, persino nella mente coraggiosa dell’anima fiduciosa, potrebbe nascere il dubbio con cui l’ego cerca di trattenerla. Ma la connessione, qualora sia veramente sperimentata come autentica, perciò ben stabilizzata, agisce in modo automatico ed inconsapevole. E' allora che si viene calamitati, e ci si ritrova a percorrere un sentiero di montagna sapendo che, in fondo al percorso ci aspetta una baita, cioè il rifugio sicuro e confortevole che è la nostra meta.
Per questo, la fiduciosa mente, potrebbe solo dire che ha preso quella Via perché era un sentiero che sentiva nel cuore come sensazione che proveniva dall’anima, cioè dal senso più interno della sua connessione; essa era contemporaneamente consapevole ed inconsapevole di lui. Ognuno possiede una scorta di fiducia nella vita, si tratta solo di lavorare per rinforzarla, si tratta di lavorare sull’orientamento, e di alimentare la vitalità fisica e intellettuale senza lasciare indietro niente di noi.
E’ questo lavoro di rinforzo sull’orientamento interno che va avviato, e che attualizza il lavoro di trasformazione spirituale, perciò coloro che riescono ad arrendersi agli accadimenti, coloro che si abbandonano all’osservazione e alla contemplazione dei fenomeni, tutti coloro che osservano ciò che accade in modo naturale, cioè in armonia con gli ordinanmenti del Cielo, solo costui trova il coraggio e l’audacia per fare un bel salto.
E se costui possiede la fiducia, allora non percepisce il vuoto, ma assapora la bellezza del volo verso altezze superiori, perché la vita è sempre meravigliosa, perchè essa è senza incrinature dall’ordine e dall’armonia delle cose superiori. La prospettiva di vertigine, o ebbrezza del salto, viene decisa solo dalla nostra interna fiducia, è determinata dalla nostra fede nella bontà della Via che il Padre ha tracciato per noi. E quale amore potrebbe mai dimostrare un Padre che non fosse in grado di prendersi cura dei figli? Quale Padre amoroso può negare ai suoi amati Figli quello di cui hanno bisogno?
Buona erranza
Sharatan