Una Fragola al Mese – Aprile 2013

Da Strawberry @SabyFrag

Ciao fragolosi!

Aprile è finito ed è tempo di Una Fragola al Mese. Cosa ha combinato la vostra Strawberry questo mese? Seguitemi e lo scoprirete.

I libri di aprile

Questo mese abbiamo un trio niente male di letture:

- Il prigioniero del cielo di C. R. Zafon . Mi è piaciuto molto e ve ne ho parlato nella Recensione del Mese.

- Riccardo III di W. Shakespeare . Il Bardo è sempre il bardo. Anche se credo sia una delle opere che ho meno apprezzato. Di sicuro non quanto amo le sue commedie. Ma un po’ di sana letteratura inglese ci sta sempre bene.

- La ragazza con la gonna in fiamme di A. Bender . 16 racconti deliziosi. Aimee Bender usa il surreale e il fiabesco per raccontare sentimenti, condizioni e stati d’essere in cui possiamo riconoscerci tutti. Un realismo magico attuale e contemporaneo che trova nella forma del racconto la sua migliore via d’espressione, dove la scrittura essenziale della scrittrice acquisisce valore e si impreziosisce, a differenza di ciò che accade, a mio pare, nei romanzi, dove la sua aleatorietà sembra confondere il lettore più che aiutarlo a vivere la storia. Qui invece rinvigorisce e l’apparenza di incompiuto che hanno alcuni dei suoi racconti non crea fastidio né ha una reale importanza. Ciò che conta è che il messaggio sia arrivato e questa volta la Bender ci riesce in pieno. Suggestivi e malinconici, li consiglio a tutti a condizione di goderne a piccole dosi, per entrare nei mille e uno universi possibili in cui, forse, ritrovare se stessi.

Acquisti & co. In visione di ciò che succederà al Salone del libro (mi conosco bene!), questo mese sono stata brava e ho comprato solo due libri: uno piccolino, anche nel prezzo, ovvero Le notti bianche di F. Dostoevskij nella versione Live della Newton Compton; il secondo è Zia Mame di P. Dennis, approfittando degli sconti sui tascabili Adelphi che trovate in Feltrinelli fino al 18 maggio. Un regalo, invece, me lo ha fatto amorcito: con un ordine su Amazon ha preso per me anche Tatiana e Alexander di P. Simmons, il seguito di Il Cavaliere d’inverno. Tanto love…

La velleità femminile del mese

Quanta parsimonia questo aprile! Non ho praticamente fatto shopping e non ho comprato nulla anche se avrei voluto. Sto diventando proprio brava… Ho deciso, però, di fare un regalo a me e i miei ombretti, pennelli, matite e tutti gli altri cosmetici. Come? Inscatolandoli! Sì, non sono pazza, ma li ho proprio inscatolati. Complice una domenica all’Ikea, metto gli occhi su PALLRA, un set di 4 scatole con coperchio che funziona tipo scatole cinesi, ovvero le più piccole vanno dentro la scatola più grande, e mi viene subito un’idea. I miei trucchi sono sempre in disordine e amorcito passa le mattine a sbraitare contro palette o mascara che gironzolano per casa. Così ho deciso di dividerli nelle scatole più piccole: gli ombretti e le palette che uso sempre in una scatola, quelli che uso meno e l’eyeliner colorato che non uso mai in un’altra, matite, fondotinta, correttore e rossetti in quella più lunga. In questo modo so sempre dove trovarli, non girano per casa, il coperchio li ripara da polvere e altro e una volta chiusa la scatola grande sono in ordine e occupano meno spazio. Amorcito è scettico e ha dichiarato che questo ordine durerà poco. Io però, da disordinata cronica quale sono, sono fiera di questo piccolo passo verso l’ordine e sono decisa a non buttare all’aria tutto. Ce la farà la nostra Fragola? Vedremo…

(aperta e chiusa)

 

Faccio cose, vedo gente…

Domenica primaverile. Che si fa?  Si va a Palazzo Reale a vedere la retrospettiva su Robert Capa! Dopo la meravigliosa mostra su Henry Cartier-Bresson dello scorso anno, questa su uno dei miei fotografi preferiti non potevo perdermela.

Quella allestita a Palazzo Reale qui a Torino è una retrospettiva del lavoro di Robert Capa, fotografo di guerra, sempre in prima linea, fin dalle origini, con quella foto “fortunata” a Trotsky ch segna l’inizio di una grande carriera, da cui deriveranno la fama e l’immortalità delle sue opere. Una rassegna di immagini che  raccontano gli eventi più importanti della storia – la guerra civile spagnola, l’invasione della Cina da parte del Giappone, la seconda guerra mondiale, il conflitto arabo israeliano e la guerra in Indocina – e che testimoniano una vita sempre sul fronte, dove la passione l’arte e la storia si incontrano per essere immortalati e dare origine a produzioni di grandissimo valore.

Le foto di Capa sanno essere crude ed estremamente realistiche, come quelle del soldato morto sul balcone di una casa tedesca, o quella del miliziano repubblicano in Spagna,  ma anche evocative, simboliche nel loro rappresentare un’epoca, un mondo che non c’è più, come le foto agli amici e a coloro che lo conobbero: Mirò, Picasso, Hemingway, Steinbeck e molti altri. Il desiderio di documentare, l’idea della fotografia come arma di denuncia e la volontà di testimoniare il presente sono  forse la più grande spinta nelle azioni del fotografo e lo portano ad aprire un’agenzia ormai storica, la Magnun Photos, in compagnia di altri grandi come Bresson, Seymour e Rodger.

Una vita incredibile, una passione e un’arte trasformatesi in immagini capaci di narrare il Novecento. Una vita finita molto presto, a quaranta anni, così come Capa l’aveva sempre vissuta: intento a immortalare con la su macchina fotografica le immagini dell’ennesima guerra, non si accorge di aver messo un piede su una mina antiuomo e gli sarà fatale. Ma se esiste un modo giusto di morire, di sicuro lo sarebbe farlo avendo vissuto appieno la passione di tutta un’esistenza.

 

 

La verità è l'immagine migliore, la miglior propaganda.

Come fotografo di guerra spero di rimanere disoccupato per il resto della mia vita.

Le immagini sono lì, basta catturarle.

(R. Capa)

 

 

La turista per caso

Metti un weekend di sole (si lo so, sembra quasi uno scherzo, ma qualche settimana fa giuro che c’era). Metti l’insolita energia che sento quando il mio corpo decide che è primavera. Metti però che hai solo una giornata a disposizione, non molti soldi da parte e amorcito non vuole sbattersi troppo. Cosa fai? Ovvio, organizzi una gita al Castello di Rivoli nonché Museo di arte contemporanea. Coinvolgo nella spedizione anche due mie amichette di master e si parte. Si parte. Capirai. Dopo una ventina di minuti siamo lì. E beh, quei venti minuti di strada sono valsi la pena.

Il Castello di Rivoli è un posto davvero da scoprire. La location è molto evocativa, una residenza sabauda che ne ha passate davvero tante nei secoli, tra passaggi da un proprietario all’altro, lo splendore poi il declino e l’abbandono, le guerre e i bombardamenti, e un processo di restauro lento e difficile terminato solo nel 1984, anno in cui il Castello viene riaperto al pubblico nella sua rinnovata forma di museo d’arte contemporanea.

 

Il Museo di Rivoli ha il pregio di essere interessante sia dentro che fuori. La storia e lo scorrere del tempo colorano le mura e le arcate della struttura, mentre al suo interno, in un incontro simbiotico tra passato e presente, si cerca di affermare la voce e la promozione delle tendenze artistiche contemporanee e renderle fruibili  e comprensibili al pubblico. Il risultato è un percorso suggestivo e insolito che fornisce molteplici spunti di riflessione a chi fa visita la castello. Alcune delle stanze appaiono all’occhio del visitatore quasi surreali nel loro aprirsi l’una sull’altra e nello svilupparsi in modo quasi concentrico e a tratti labirintico. Non mancano poi le mostre temporanee, sempre alla ricerca di quella molteplicità di voci e visioni che l’arte contemporanea offre, e giri guidati che raccontano la storia del castello e la sua evoluzione. Un’esperienza stimolante e molto piacevole. Se siete da queste parti, non perdetevela.

Tv, tv e ancora tv

Dovevo parlarne già lo scorso mese. Ma faccio in tempo a rimediare. Perché nella desolazione della seconda serata di ogni domenica, finalmente ho trovato un programma divertente e intelligente ad allietarmi. Si tratta di Gazebo, il programma condotto da Diego Bianchi in arte Zoro.

Se ridere degli eventi politici della settimana non vi sembra scandaloso (astenersi coloro che si prendono troppo sul serio), perché così almeno evitiamo di farci il sangue amaro, che non ne vale davvero la pena, Gazebo fa per voi. In un contesto a metà strada tra “a casa di amici” e uno studio televisivo, Zoro ci racconta la settimana attraverso i video realizzati con la sua telecamera a cui ci ha tanto piacevolmente abituato dai tempi del programma della Dandini Parla con me. Ad accompagnarlo nella sua avventura di commentatore degli avvenimenti salienti della politica italiana ci sono il giornalista Marco Damilano e il vignettista-genio indiscusso Makkox, capace con i suoi fumetti di dire più di quanto qualsiasi discorso possa fare. Senza contare la partecipazione di Missouri 54, altra figura tra il mito e il genio, e di Angelini “GattoMatto” che accompagna musicalmente il programma. E, per non farsi mancare nulla, compare anche Max Paiella nella striscia iniziale del follower. #adoro

Un programma partito in sordina ma che sta avendo un ottimo riscontro di pubblico e un riconoscimento inaspettato. Gazebo, in effetti, è proprio un bel programma da seguire: Diego Bianchi sa essere esilarante sia nel montaggio dei suoi video che nelle sue risposte e nei commenti taglienti, dal tipico gusto romanesco, che ha per ogni evenienza e sempre capaci di divertire senza scadere mai nella banalità. Inoltre è un programma ad alto tasso di interattività. Nella satira condotta nei confronti dell’uso dei social da parte di politici e istituzioni, Gazebo è un programma che intrattiene il pubblico proprio grazie a essi. Sono molti gli spettatori del programma, tra cui mi inserisco anche io, che guardano il programma commentandolo su Twitter. Hashtag e commenti al vetriolo coinvolgono il pubblico a tal punto da aver generato un’affezione da parte degli spettatori rapida e molto sentita. La Top Ten Social è qualcosa di spettacolare. Da rotolarsi dalle risate. #adorobis

In un tempo in cui la realtà ci offre sempre troppi pochi spunti per ridere, Gazebo si propone come un’oasi in cui riprendere fiato. La satira pungente di Zoro ti rimette in pace con il mondo. Almeno fino alla domenica successiva.

La musica che mi frulla in testa

Sono diventata proprio una bimbaminkia. Più vado avanti con gli anni e più mi sembra di regredire all’età adolescenziale. E che cosa vi propongo questo mese? Ma ovviamente Just give me a reason di Pink! Giuro che ascolto anche tanta altra musica ma questa canzone ti si attacca addosso e non si scolla più… e poi boh, a me la voce di Nate Ruess dei Fun non dispiace affatto. Insomma beccatevi questa hit molto teen e abbiate pietà di me.

Ma non disperate. Riscatto subito la mia immagine proponendovi un altri brano. D’altronde non poteva mancare. Impossibile non ascoltarla 1, 10, 100, 1000 volte. Ed è incredibile come riescano a partorire testi così idioti eppure talmente geniali. Parlo dei mitici Elii e della loro Complesso del Primo Maggio che semplicemente adoro (quante volte avrò scritto la parola “adoro” in questo post ?)!

Bene gente, su queste note vi saluto e vi auguro di trascorrere un maggio fantastico!

 

P.S. Ve ne parlo un’altra volta e poi non rompo più. Questo mese è partita una nuova iniziativa su questo blog, Book Blogger May, un mese dedicato ai libri e tutto ciò che ruota loro attorno. Per sapere di più e scoprire il tema della prossima settimana, leggetevi il post di introduzione QUI. Vi aspetto!


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