Questa è l'introduzione all'intervista rilasciata da Hempel a Tim Small per il Quinto Annuale di Narrativadella rivista Vice.
Nel 2008 Amy ha vinto il Rea Award for the Short Story ed è stata insignita della Guggenheim Fellowship, e inoltre si è aggiudicata un Hobson Award. Insegna al Brooklyn College di Bennington e ad Harvard. Almeno due dei suoi racconti, 'Il raccolto' e 'Nel cimitero dov’è sepolto Al Jolson', sono tra i più antologizzati degli ultimi trent’anni e per le ragioni più valide: come il resto della sua produzione, sono emotivamente potenti senza avere il minimo accenno di sentimentalismo; sono pieni di balzi intuitivi ed esclusivamente composti di frasi assemblate al microscopio che trattano argomenti enormi come il lutto, la solitudine, gli incidenti, la morte, la fine delle relazioni, e riescono a strapparti una risata mentre ti spingono alle lacrime. Sono, semplicemente ed estremamente, dei bei racconti. Oltre a tutto questo, Amy è anche molto bella e ha la testa coperta da una luminosa chioma canuta.
Insieme a scrittori come Raymond Carver, Barry Hannah e Mary Robison, Amy Hempel è stata canonizzata tanto come parte dell’epoca d’oro della short story americana quanto come parte del cosiddetto 'minimalismo'. Che queste classificazioni siano corrette o meno, Amy è stata tra gli eletti ad aver lavorato con il leggendario editor editor Gordon Lish—che ha prestato servizio dal 1977 al 1995 alla Alfred A. Knopf, e di cui ancora oggi è possibile percepire il riverbero del suo gigantesco impatto sulla letteratura americana. Oltre a questo, Amy è anche fra i pochi autori—insieme a, forse, Carver e Grace Paley—ad essersi costruitauna reputazione letteraria inossidabile senza mai cimentarsi nel romanzo. Ma poi, a chi importa? Amy Hempel riesce a fare di più con 15 pagine di quanto altri autori non riescano a fare con 250."
La signora Greed era sposata da quarant’anni, suo marito l’uomo più cornuto della storia. Un uomo bruttino dal patrimonio ragguardevole, che l’accompagnava nelle sue commissioni nei dintorni. La signora Greed faceva un punto d’onore dell’affermare che non lo avrebbe mai lasciato. Poco importava se l’affetto per lui era superato dall’attaccamento ad altri. Tra cui, per esempio, mio marito. Se di notte lei rimaneva a casa, nel letto di suo marito, perché a lui doveva importare come passava le giornate?
Era a me che importava.Protetta dagli uomini, dal denaro e dalla mancanza di vergogna, la signora Greed era sempre riuscita a evitare ciò che si meritava. Aveva quel genere di gaiezza per cui gli uomini non pensavano che se la facesse con tutti, bensì che avesse una certa joie de vivre; la consideravano una libertina, non una puttana.Aveva i mezzi per potersi abbandonare ai propri istinti e dormire tutta la mattina dopo nottate che teneva nascoste agli amici. Girava il mondo, e si trasformava nella persona che poteva essere altrove con gente che non avrebbe mai più rivisto.Aveva molti anni più di mio marito, e campava di rendita su una bellezza ormai sfiorita. Era stata una bellezza convenzionale, la sua, e io ero imbarazzata dall’omaggio che mio marito le rendeva. Un tema ricorrente dei loro incontri: il rammarico di non essersi conosciuti prima.Lui le chiese se provasse sentimenti materni nei suoi confronti. Lei disse di non sapere che risposta lui si aspettasse. Gli raccontò che provava un’erotica miscela di passione e tenerezza. Se lui voleva considerare quella tenerezza come un sentimento materno, che facesse pure.Quando si erano conosciuti, le disse, lui non le aveva nascosto che somigliava a sua madre, una donna piena di fascino che lo aveva trattato con crudeltà ed era morta quando lui era piccolo. Non lo aveva detto per sottolineare la sua età, né lei aveva pensato a un’ossessione. Aveva percepito quella frase come le sembrava fosse intesa: come un complimento, un’occasione in più per consolidare il loro legame. Avrebbe assunto volentieri il ruolo della brava madre, oltre a quello della persona dominata dalle proprie sensazioni. E avrebbe visto la sua ricerca di piacere procurare piacere a quelli che la circondavano!Una cosa tutta loro: le mele verdi. Mai rosse, sempre verdi. Sapevo quando mio marito aveva ricevuto la signora Greed perché un trio di cestini in cucina si riempiva di lucide mele verdi. Mio marito sosteneva di trovarle belle; non l’ho mai visto mangiarne una. Quando cominciavano a diventare molli e marroni, le buttavo via. Ed ecco che in breve la cesta tornava a riempirsi.Potete leggere il resto qui: GREED - Di Amy Hempel - Vice Magazine