Una laurea in Economia per emigrare in Olanda

Creato il 07 novembre 2011 da Fugadeitalenti

Me ne sono andata per sfinimento e rabbia, dopo aver cercato invano -per cinque anni- un’opportunità in Italia, una strada che mi permettesse di esprimere appieno i miei talenti e fornire il mio contributo alla società. Dopo cinque anni di precariato e frustrazioni, in cui ho visto continuamente calpestate meritocrazia e lungimiranza, a favore di un sistema gerontocratico e miope, me ne sono andata“: è drammaticamente attuale, pur nella sua semplicità, la denuncia di Elisabetta Scalari, 31 anni, analista e sviluppatrice di mercato per una multinazionale a Maastricht, in Olanda.

La storia professionale di Elisabetta è comune a quella di centinaia di migliaia di altri giovani laureati/e in Economia: consegue Laurea Specialistica e Master (laureandosi in corso e a pieni voti), senza dimenticare di accumulare alcune preziose esperienze internazionali. Al rientro in Italia, nel 2006, cerca il suo primo impiego. Qui si apre per lei un percorso a ostacoli: dopo aver rifiutato stage non retribuiti, trova lavoro in un gruppo di medie dimensioni, grazie ad alcune conoscenze. Resta poco più di un anno: ufficialmente è incaricata delle Relazioni Pubbliche (mille euro al mese, straordinari non retribuiti), in realtà le sue mansioni sono pari a quelle di segreteria, con zero responsabilità e autonomia decisionale nulla.

Se ne va all’inizio del 2008, proprio all’inizio della crisi. Seguono: un lavoro in uno studio di dottori commercialisti (come praticante, 600 euro al mese), in un “contact center” (che le conferma le peggiori impressioni derivate dai noti film sul tema…), e ci prova pure nella pubblica amministrazione, dove ottiene solo sostituzioni maternità. Si candida ai concorsi pubblici, ma arriva seconda. L’impressione è che entra solo… chi deve entrare.

Alla fine, stanca di tutto questo iter professionale senza senso, e “dopo averle provate proprio tutte“, Elisabetta decide che è giunto il momento di dire “basta”. Trova un’offerta di lavoro in Olanda, grazie al servizio Placement della sua università, fa la selezione e sbaraglia una concorrenza di 80 candidati, prima di approdare a Maastricht. Là scopre un mondo dove “nessuno occupa un posto senza la minima competenza, solo perché parente di, amico di, fidanzata di…” Un altro mondo, insomma…

Ospite della trasmissione è Sebastiano Zanolli, manager dalla caratura internazionale (nonché autodefinitosi “atipico”), e autore di libri sulla valorizzazione del talento. Con lui analizziamo la situazione italiana: c’è ancora speranza per i nostri talenti, nel Belpaese? O la fuga è l’unica soluzione?

Nella rubrica “Spazio Emigranti” prende il via una nuova inchiesta in dieci puntate: dopo aver sondato per un anno e mezzo i più importanti programmi di rientro dei talenti offerti dalle nostre regioni, andiamo a indagare le principali ragioni di fuga dei nostri giovani professionisti. Nella prima puntata la giornalista e scrittrice Tonia Mastrobuoni comincia con la parola “precarietà“.

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La discussione di questa settimana: Continua -secondo voi- anche nel pieno della crisi l’esodo di giovani professionisti qualificati dall’Italia? Siete d’accordo che un’intera generazione di talenti se ne sta andando a cercare futuro altrove, nell’indifferenza quasi generale?  Quali lauree o professioni espatriano maggiormente? C’è una qualsiasi speranza per un’inversione del trend?

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Alla prossima puntata: sabato 12 novembre, dalle 13.30 alle 13.55 (CET), su Radio 24. Vi aspetto!



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