Una lettura de “La Ferocia” di Nicola Lagioia, candidato al Premio Strega 2015

Creato il 17 maggio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
di Ivana Vaccaroni. Leggo parecchio, per mestiere, per piacere, per passione.
Leggo senza preclusioni, tramite suggerimenti o a istinto.
Leggo i generi più differenti, gli autori più conosciuti, i classici, gli esordienti e gli affermati, donne e uomini indistintamente.
Leggo a mente aperta, a voce alta, persino, a volte, a occhi chiusi.

Mi stupisco e mi meraviglio, inorridisco o empatizzo, provo invidia o rabbia, incredulità o piacevole stupore.

Raramente lascio un libro a metà, senza concluderlo, perché seguo la scuola di pensiero che suggerisce di andare oltre le prime pagine e non fermarsi alla prima impressione. Non sempre c’è il “colpo di fulmine”, può succedere di non venire rapiti da una frase, un concetto, una storia originale.

Ci sono esempi molto famosi di tutto ciò, come in qualunque arte: sono innumerevoli i pittori incompresi, gli scultori considerati troppo “avanti”, precursori di un nuovo stile, di un genere d’avanguardia i quali in seguito…non hanno avuto futuro, non hanno trovato spazio né modo di vedere apprezzate le loro opere.

A volte si sono sbagliati i critici, a volte invece il prodotto era veramente scadente, di scarsa qualità.

Recentemente un’amica con cui condivido il piacere della lettura mi suggerisce una serie di titoli e di autori che la incuriosiscono.

E …la sventurata rispose.

La lettura del terzo libro proposto mi è sembrata fin dall’inizio piuttosto ardua ma…resisto masochisticamente.

Fornisco esempio pratico e immediato del nulla: “Non era molto oltre la trentina, ma non poteva avere meno di venticinque anni a causa dell’intangibile rilasciamento dei tessuti che trasforma la sveltezza di certe adolescenti in qualcosa di perfetto.”   Piaciuto?

Ma non fermiamoci alle prime pagine, non sarebbe eticamente corretto.

Diamo una seconda opportunità a questo scrittore(?!?!)

“Il cielo rischiarato dalla luna gli diede la sensazione di poter leggere per paradosso le lontananze terrene, come se al posto del nulla siderale ci fossero il Brasile, gli Stati Uniti, la Cina…La costellazione di Los Angeles”. EH?

Proviamoci ancora: “In quei momenti Vittorio non solo non capiva dove ma cosa fosse questa figlia la cui essenza si disfaceva lasciando al proprio posto la nuda sistole di un dispiacere, forse persino di un dolore davanti a cui si era costretti a indietreggiare”.

Non è possibile, devo aver capito male, rileggo…

“Silenziosa sul sedile accanto, così studiatamente placida da rivelare l’altezzosità di fondo. Chiaro che le scotta, aveva pensato riportandola a casa. Ora arriva il crescendo rossiniano Benché appena adolescente, nonostante nessun ragazzo ancora (ma su questo il geometra avrebbe scommesso non più di tre biglietti da cento), avesse incrinato un imene…udite udite il cui valore a sedici anni Clara doveva essere abbastanza sveglia da sapere moltiplicato dal giorno in cui non ci sarebbe stato più, se la sentiva cuocere nello spazio tra il sedile e se stessa”.

Ho deciso…non ce la posso fare più.

Sarà un errore…no gli errori arrivano adesso

“Gli errori si erano accumulati nel vuoto spazio primordiale dove le biografie vengono scritte prima che il debole inchiostro degli eventi le renda attive e comprensibili”.

Ecco, signor Nicola Lagioia, a volte, come si suol dire, “nomen omen”, non so se lei comprende il riferimento ma qui di gioioso non c’è nulla. Ci aiuti a capire, perché il titolo del suo romanzo suggerisce una cosa sola: La ferocia con cui Lei si è ostinato a continuare uno scritto dallo stile pessimo, incomprensibilmente vuoto e ostinatamente contorto, se lo lasci dire da un’insegnante matura (lei forse avrebbe usato vecchia, io preferisco un sinonimo che sa quasi di eufemismo, Le pare?).

Nicola Lagioia “La ferocia” Einaudi

Uno dei dodici candidati al Premio Strega Edizione 2015


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