Fare, appunto. So che è difficile e complicato, ad esempio fare, e lo dico proprio all'inizio di questa cosa che si chiama amicidellavecchiatalpa, che è un agregatore importante perché il sogno, se non si appoggia alla percezione di qualcosa di esistente, risulta inutile e vuoto; so anche che un cammino percorso per la prima volta sembra non finire mai, dunque occorre munirsi di pazienza e buone ragioni. A dirla tutta, il rischio, sempre presente, è cadere in mano all'etica dei burocrati del disfare o ai nostalgici di qualche “ismo”, mentre, semmai, si tratta di cogliere la radice delle cose. Detto questo, tenendo ben presente che non sono solo canzonette, l'impulso ad immaginare, sognare un progetto per il futuro passa attraverso il "fare" cultura allontanandosi dai modelli di conformità a partire dalla propria realtà, abitandola di libertà, non da egemonie. E cosa c'è di culturalmente più concretamente libero che realizzare un sogno? Dunque, non prendere sul serio ciò che serio non è, quale sia la gravità con cui ci viene presentato, è ritrovarsi la terra del presente sotto i piedi mirando un obiettivo condiviso, quale non so e non ho la presunzione di pensarlo, dirlo. Ancora, troppo spesso la cultura è solo un dispositivo per definire un’identità, individuale e collettiva, ossia per dirci chi siamo e da dove veniamo, senza nessun vero interesse o progetto per il futuro, come esigenza creativa, come impulso a fare (poesia e arte derivano etimologicamente da parole che indicano la capacità di produrre). Altro? Concludo, citando una battuta del Grande Blek: “sono contento che tu abbia deciso di accompagnarmi, lo sai però che ci attende una lunga cavalcata, vero?” http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane
Fare, appunto. So che è difficile e complicato, ad esempio fare, e lo dico proprio all'inizio di questa cosa che si chiama amicidellavecchiatalpa, che è un agregatore importante perché il sogno, se non si appoggia alla percezione di qualcosa di esistente, risulta inutile e vuoto; so anche che un cammino percorso per la prima volta sembra non finire mai, dunque occorre munirsi di pazienza e buone ragioni. A dirla tutta, il rischio, sempre presente, è cadere in mano all'etica dei burocrati del disfare o ai nostalgici di qualche “ismo”, mentre, semmai, si tratta di cogliere la radice delle cose. Detto questo, tenendo ben presente che non sono solo canzonette, l'impulso ad immaginare, sognare un progetto per il futuro passa attraverso il "fare" cultura allontanandosi dai modelli di conformità a partire dalla propria realtà, abitandola di libertà, non da egemonie. E cosa c'è di culturalmente più concretamente libero che realizzare un sogno? Dunque, non prendere sul serio ciò che serio non è, quale sia la gravità con cui ci viene presentato, è ritrovarsi la terra del presente sotto i piedi mirando un obiettivo condiviso, quale non so e non ho la presunzione di pensarlo, dirlo. Ancora, troppo spesso la cultura è solo un dispositivo per definire un’identità, individuale e collettiva, ossia per dirci chi siamo e da dove veniamo, senza nessun vero interesse o progetto per il futuro, come esigenza creativa, come impulso a fare (poesia e arte derivano etimologicamente da parole che indicano la capacità di produrre). Altro? Concludo, citando una battuta del Grande Blek: “sono contento che tu abbia deciso di accompagnarmi, lo sai però che ci attende una lunga cavalcata, vero?” http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane