Una macchina del fango contro i magistrati che indagano su inchieste delicate. potenza contro woodcock e il suo braccio destro, di tolla.

Creato il 03 novembre 2011 da Madyur
Arriva, o continua,  la macchina del fango contro i magistrati. Il Pm John Woodcock e si suoi colleghi di Potenza erano soggetti a dossieraggio dai vertici della  Procura generale di Potenza. Il  meccanismo della macchina era gestito dal sostituto procuratore generale di Potenza , Gaetano Bonomi,  l’ex 007 Nicola Cervone e il procuratore generale Vincenzo Tufano.

Agli atti dell’indagine , gestita dalla procura di Catanzaro, è stato acquisito un inquietante documento redatto da Nicola Cervone in un dossier inviato a varie procure e altri organi istituzionali , nel quale si accusa il Procuratore Vincenzo Mauro di gestire non in maniera cristallina la questura di Potenza. Nella stessa denuncia venivano mosse accuse all’Ispettore Di Tolla ( bracco destro di Woodcock).
Il dossier è stato trovato nella cassaforte durante una perquisizione ordinata dai magistrati di Catanzaro. Un paio di paginette che, scrivono il procuratore della repubblica e i Pm di Catanzaro che indagano sulla macchina del fango comprova il dossieraggio di Cervone ai danni dei magistrati della procura di Potenza e del questore ed investigatori della squadra mobile tra i quali le persone offese nel presente procedimento che oltre a Woodcock cita anche Vincenzo Mauro , l’ispettore Di Tolla e l’ispettore Mennuti.
Nel suo dossier anonimo Nicola Cervone accusa il questore Mauro di avere effettuato alcuni trasferimenti per favorire alcuni dei suoi uomini tra i quali l’ispettore Di Tolla.
Secondo i Pm di Catanzaro a Potenza era stata organizzata un’associazione stabile per minare la credibilità del Dr Woodcock , Di Tollla nonché di Iannuzzi , giudice per indagini preliminari. I tre , avevano a loro tempo , avevano le inchieste più delicate della Basilicata e non solo : è sulle loro scrivanie che nascono e si sviluppano l’indagine su Vallettopoli , quella sulle tangenti sulle estrazioni di petrolio e quelle sulla corruzione nel mondo politico-imprenditoriale che gestiva la sanità e i grandi appalti lucani. I tre puntavano sui politici e imprenditori vicini a quel centro di potere che faceva riferimento all’ex procuratore generale di Potenza, Tufano, ai sostituti procuratori Bonomi, Roca e De Luca (ora in un altra sede) , all’ex agente Cervone , oltra a una serie di agenti non “perfetti”.
Il compito di questa organizzazione era di interferire sull’esercizio dell’attività giurisdizionale a Potenza e sulle attività delle amministrazioni pubbliche. Bonomi era capo e promotore dell’associazione e destinatario delle notizie raccolte da ognuno di loro.  Notizie che raccolte lo avrebbero aiutato nella carriera e per stringere legami più forti con la politica e l’imprenditoria locale. Uno dei modi per far conoscere le “loro verità” si presentavano esposti anonimi o presentati , per mezzo di esponenti politici nazionali e coperti da immunità parlamentare , atti di sindacato ispettivo. Oggetto degli esposti erano spesse notizie vere o false con l’obiettivo di condizionarne l’attività
A due quotidiani arriva un esposto anonimo che accusa ingiustamente i reati di abuso di ufficio dei Pm. L’esposto secondo Catanzaro scritto da Cervone e ispirato da Bonomi. In una intercettazione del Cervone si capisce del perché dell’esposto : alzare la polvere e riuscire a far pubblicare qualcosa sui giornali in modo tale da azionare un sistema che avrebbe frenato Woodcock.
L’esposto viene mandato a Catanzaro che decide di indagare. Si scopre che un certo Leonardo Campagna , poliziotto di Cerignola, aveva mandato sms e telefonate durante l’invio di lettere anonime nell’ufficio postale dove sono state spedite. Campagna prima nega e poi crolla. Fa i nomi di Cervone, Bonomi e Tufano. Consegna perfino delle conversazioni registrate da lui stesso con Cervone.

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