“Una madre lo sa”

Da Genitoriorganizzati


Qualche tempo fa sono stata al Bambin Gesù, l’ospedale pediatrico della Capitale.
Chi è di Roma lo conosce bene, bene almeno una volta avrà portato il proprio bambino a fare una visita, magari una semplice visita di controllo (se è fortunata) o per una patologia più grave.

Chi non è di Roma, invece, magari non ne aveva mai sentito parlare, fino al giorno in cui si sente consigliare dal proprio pediatra uno specialista veramente bravo:” Mi creda, giusto per un controllo signora, solo per stare tranquilli!
E allora, si fa il biglietto del treno, si prenota l’albergo “mamma mia, quanto costa una stanza in centro vicino all’ospedale!”, si parte per Roma.
E da lì inizia tutto!

Se andate al Bambin Gesù con i mezzi pubblici, è facile vedere alla fermata, a qualunque ora del giorno, gruppi di donne, una diversa dall’altra:c’è quella timida, con gli occhi spauriti, che osserva il traffico della Capitale pensando alla tranquillità del suo paesino, c’è quella rigida, immobile, che sembra assente e e anche scontrosoa ma basta guardarla bene negli occhi e scoprire tutta la sua fragilità, c’è quella più esperta, che (purtroppo) è a Roma già da diversi mesi e dà consigli e suggerimenti alle altre.

Ma tutte, dico tutte, hanno una cosa in comune: delle grandi, pesanti buste della spesa alle mani, piene di latte, pannolini, e magari, per i più grandicelli, riviste e qualche giochino.
Vanno dai loro bambini, che aspettano, immobili, in un letto d’ospedale, un letto confortevole, con la poltrona per la mma e con il personale gentile e disponibile.
Ma è sempre un ospedale  e non la loro stanzetta piena di giochi.
Per alcuni solo un posto dove rimanere qualche mese, e poi, dopo che l’operazione è andata bene,andare via…
Per altri…beh, per altri bambini è diverso.
E’ a queste mamme, e anche a tutte voi che mi leggete, che voglio dedicare queste parole tratte da un libro molto toccante (che consiglio vivamente) di Concita De Gregorio ” Una madre lo sa”:

“Il mondo delle terapie intensive, depurato dal peso insostenibile della tragedia, è un mondo fantastico.
Ci si muore, normalmente, e questo si sa.
Se si tratta di neonati è del tutto inutile soffermarsi sullo strazio supplementare.
Una pena senza nome, un dolore senza rimedio.
Se si riuscisse peò ad accantonare un momento la sofferenza biblica che li si accumula- cosa che i medici , per esempio e per necessità, sanno in genere fare- si potrebbe osservare un universo di sentimenti primari.
Come, in pericolo di vita del figlio, la figura del padre risulti sempre accessoria.
Come si spartiscano i compiti: lui va inamministrazione, inoltra le richieste, va fuori a fare le fotocopie, a comprare il pigiama pulito.
Lei parla con le infermiere e col chirurgo, cioè con Lui, sta fuori della porta della sala operatoria anche dodici ore senza muoversi e poi in stanza  senza uscire, sempre.(…)
Ecco, le madri. Ci si diventa anche così: all’improvviso e non con il parto, con un errore della natura piuttosto.
Con uno schiaffo che in un secondo stabilisce daccapo e una volta per tutte quello che conta e quello che no, ridisegna la gerarchia delle cose, definisce l’urgenza fondamentale, e tutto il resto che importanza ha.”

“Una madre lo sa” di concita De Gregorio ed. Oscar Mondadori


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