Una minorenne in America/2: I jeans di Bruce Springsteen - Prima parte

Da Silviapare
Nel 1985 ero al culmine della mia passione adolescenziale per Bruce Springsteen. Ero appena stata al mitico concerto di San Siro, uno di quegli avvenimenti memorabili che entrano nella leggenda personale di chiunque vi prenda parte. Il mese dopo, carica di entusiasmo, partii per New York. Qualche tempo dopo il mio arrivo mi misi in contatto con un conoscente di mio padre, il signor Amato, che viveva in New Jersey e lavorava all'aeroporto LaGuardia. Il signor Amato decise di raccattare l'adolescente scapestrata e portarla un po' in giro per allontanarla dai pericoli della città. Essendo al corrente della mia smisurata passione per Bruce (a me non è mai piaciuto chiamarlo Boss, perché così lo chiamavano i brufolosi pseudofascistelli protolombrosiani del liceo classico di provincia che frequentavo all'epoca. Stiamo parlando di Varese ai tempi dei paninari, badate bene, era appena uscito Born in the USA con la bandiera in copertina e quei mentecatti avevano scambiato Bruce - il cantore dell'America operaia - per una specie di John Wayne del rock. Non avevano capito un accidente né dell'America né di Bruce Springsteen), l'ottimo signor Amato mi caricò in macchina e mi portò, insieme a un'altra studentessa del gruppo che condivideva il mio fanatismo, a visitare Freehold, la cittadina del New Jersey che aveva dato i natali al mio idolo.
Purtroppo ho sempre avuto una memoria molto labile, e così per i ricordi di quel pellegrinaggio sono costretta a fare affidamento sulle inguardabili fotografie scattate con quell'aborto di macchina fotografica che era la Kodak Disc, di cui si parla anche nei commenti al primo post di questa serie. La calamitosa macchinetta mi accompagnò, ahimè, sia nel viaggio a New York sia in quello a San Francisco dell'anno seguente, per venire rimpiazzata solo il terzo anno dall'ottima Olympus prestatami dal mio papà. Troppo tardi: come potrete notare, i viaggi più belli sono documentati da foto penose, mentre il terzo anno, quello del viaggio con i mostri ripugnanti, ero talmente depressa dalla compagnia che avrò scattato sì e no una decina di foto. Tuttavia ritengo che le immagini della Kodak Disc aggiungano un tocco commovente all'atmosfera vintage di questi post, e così ho deciso di infliggervele comunque.

Ma torniamo a Freehold. Eccomi qua, tutta soddisfatta con la mia cofana anni '80, nella pizzeria frequentata da Bruce. Ora, facendo una ricerchina online ho trovato che il locale è ancora lì, si chiama Federici's, e naturalmente i suoi proprietari si fregiano con orgoglio del titolo di pizzaioli di Bruce. Confrontando le foto dell'attuale Federici's con quella scattata dalla mia atroce macchinetta, si noterà che le due facciate non si somigliano affatto. Sono passati ventisette anni, però, quindi se fossi in voi aspetterei prima di gridare alla frode.Durante la visita reverente alla pizzeria dove l'Idolo andava a rifocillare il suo venerabile stomaco, qualcuno, forse lo stesso signor Federici, ci informò del fatto che lì vicino si trovava il sarto dove l'Idolo andava a farsi rammendare i suoi venerabili calzoni. Ma come, gli chiedemmo, Bruce non ha i soldi per comprarsi dei pantaloni nuovi? (1. Continua)

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