Succede che a margine dei post che pubblichiamo sul Simplicissimus, commenti sdegnati ci accusino di muovere la critica sferzante e implacabile contro il Pd più ancora che nei confronti della destra. Inutile soffermarsi sulle colpe di chi in anni di vuoto ideale, di eclissi programmatica, di rinuncia alle visioni del futuro ha indotto una commistione aberrante, nella quale gli attori recitano tutte le parti in commedia, intenti solo a salvaguardare la paghetta dell’impresario teatrale: il fatto è che è doveroso condannare senza indulgenza slealtà alla storia, tradimento di idee, principi e mandato ricevuti e che si avrebbe il dovere di rappresentare. Lavoratori, cittadini, popoli hanno sempre e giustamente preteso che chi avoca a sé l’onere e la bellezza di testimoniare di loro, non venga meno all’imperativo morale, arduo e magnifico di stare al loro fianco e magari anche un po’ più avanti.
Non sappiamo invece dove sia lo scialbo e scolorito ministro Orlando. Durante le operazioni di erezione della Concordia ha brillato come d’abitudine per un’opaca riservatezza, lasciando fare alle intendenze, salvo presentarsi puntualmente alla conferenza stampa insieme ai capi-bastone per ricevere gli encomi dovuti a chi restituiva l’affidabilità al paese dopo averla fatta miseramente annegare insieme a una trentina di naufraghi già dimenticati sotto gli allori di oggi.
È che se serve competenza e intelligenza per governare la normalità, ne serve ancora di più per fronteggiare le emergenze. E se occorrono idee per risolvere i problemi, chi non è né capace né illuminato, ricorre invece alle ideologie, meglio ancora agli slogan, sempre gli stessi: l’arte è il nostro petrolio, il paesaggio e la cultura sono i nostri giacimenti, si deve investire nell’ambiente che è un motore di crescita, e così via con tutta la paccottiglia più infame e vigliacca impiegata senza risparmio per nascondere cedimenti al cemento, alle grandi opere sviluppiste, al sacco del territorio, ai predatori del turismo oltraggioso e dell’agricoltura intensiva, ai magnati,spesso mafiosi, delle foreste di pale.
È una ben strana e discutibile mentalità quella di chi si compiace di aver tardivamente riparato – ammesso che sia così – un guasto che ha prodotto, all’ambiente, al bene comune e all’immagine, invece di proibire gli atti che lo determinano e che gettano una luce sinistra – l’unico oggetto a sinistra ormai – sulla capacità di guida e di indirizzo di una classe dirigente.
Qualche giorno fa lamentavo qui: http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2013/09/07/lorlando-innamorato-della-poltrona/ , che Orlando come gli altri esponenti del governo targati Pd, ma indistinguibili da altri marchi e griffe, non conoscessero l’uso del no, oggettivamente in linea con un popolo ormai assoggettato ai ricatti più sordidi e alle minacce più infami. E oggi conferma la sua indole all’acquiescenza a comandi provenienti da vecchi e nuovi padroni, sostenendo le ragioni dei gaulaiter dei forzati delle vacanze, dei comandanti dei deportati delle crociere del finto lusso, rispondendo allo sconcerto internazionale e alle proteste dei cittadini nel giorno del passaggio di “solo 12 piroscafi” nel Bacino di San Marco, con la proposta di un numero chiuso di 400 navi all’anno nel ventre della città.
Lì’ineffabile ministro che vuole restare sconosciuto ai più o noto solo per l’ubbidienza a chi getta il discredito su un Paese asservito per pochi stracci a dichiarati distruttori, dichiara che la sua ipotesi è lungimirante e ragionevole. E infatti è ossequiente alle ragioni del profitto, dei mostri demolitori, della svendita di storia, bellezza, cultura a offerenti nemmeno generosi. La considera sensata alla luce di una politica che si muove solo nella direzione dell’irragionevole compromesso, dell’umiliante cedimento ai diktat, della negoziazione su quali benefici una forza politica ricattabile e ricattata può ricevere grazie ai suoi si, per restare almeno ancora un po’ in sella di un ronzino drogato e macilento. E in effetti il suo numero chiuso calmieratore e che si affida a una improbabile buona sorte, vale per farci star zitti in attesa dell’invece probabile nuovo oltraggio, lo scavo di un canale dedicato ai mostri flottanti, che aggiunge pericolo a pericoli, movimenti innaturali e ferite non marginabili alla laguna in aggiunta a rischi già prodotti, mali ad altri mali realizzati dalle cordate speculative che hanno messo da anni le mani sulla città.
Eppure dati alla mano, quelli che esistono e circolano nemmeno poi tanto clandestini tra chi ama Venezia e la vuole viva, animata, abitata e proprietà dei cittadini del mondo, si sa che i profitti sono pochi per pochissimi, i benefici inesistenti: troppi rischi e troppa pressione a fronte di guadagli che finiscono solo nelle tasche della agenzie e dell’autorità portuale, dati che il Ministro Orlando può leggere in rassegna stampa, in attesa di dedicarsi alla qua attività preferita, l’istituzione di una apposita commissione cui delegare il’osceno temporeggiamento.
Si, non ci vorrebbe molto: basterebbe dire di no, proibire che il bene comune venga cancellato dal ricavo di pochi e che l’interesse generale cada sotto i colpi demolitori del profitto privato. Ma la parola no per lui come per questo ceto infedele si pronuncia solo per negarci diritti e futuro.