Una notte d’estate al Fortino Napoleonico

Creato il 18 agosto 2010 da Marinam

Napoleone ha definito Ancona: “base preziosa per assicurare alla Francia il dominio dell’Adriatico e le vie d’espansione verso l’Oriente”. E proprio per difendere Ancona, ma anche per applicare strettamente le norme del blocco continentale deciso dall’Imperatore a Berlino dopo la sua vittoria sulla Prussica nel 1806, Eugenio de Beauharnais, figliastro amatissimo di Napoleone e vicerè d’Italia decide, intorno al 1810, di costruire un fortilizio a guardia della baia di Portonovo. Il Forte di Portonovo doveva entrare a far parte di un sistema terrestre navale di fortificazioni per controllare l’Adriatico e il Mediterraneo, diretto a impedire lo sbarco di merci provenienti dall’Inghilterra o comunque di navi straniere che avevano toccato porti inglesi. Ma la scelta di Portonovo rispondeva naturalmente ad altri scopi tattici ed in particolare alla difesa della piazzaforte di Ancona da sud per prevenire sbarchi di truppe britanniche o alleate all’Inghilterra. Inoltre la presenza di soldati impediva alle navi inglesi, che incrociavano nell’Adriatico alla caccia di vascelli francesi o del regno d’Italia, di approvvigionarsi presso la fonte di Portonovo, situata a circa 200 metri dal Fortino. Squadre navali britanniche, alcune delle quali avevano probabilmente partecipato tre anni prima alla  battaglia di Trafalgar, erano ormeggiate nelle basi delle isole Ionie da cui si spingevano nell’alto e medio Adriatico. Le navi avevano anche il compito di controllare il traffico tra Ancona e la Dalmazia, acquisita da Napoleone pochi anni prima con la vittoria di Austerlitz , poi inclusa nelle “Provincie Il liriche”. Edificato, sembra, utilizzando parte delle pietre dell’antico monastero adiacente alla chiesetta romanica di S.Maria di Portonovo, il Fortino costituisce un esempio classico di architettura militare francese, con qualche influsso del dalmata Francesco di Giorgio Martini. La struttura consta di bastioni rotondeggianti, situati sulla spiaggia a nord di monte Calcagno, su cui si erge la Torre Clementina Trave, che si protende dirimpetto al Fortino dalla spiaggia sottostante il Monte dei Corvi. I bastioni, sui quali venivano posizionate batterie di cannoni, contenevano all’interno delle casematte che servivano da caserme e depositi di munizioni e viveri.
Al centro del semicerchio costituito dalle casematte vi era un cortile in mezzo al quale sorgeva il posto di comando, forse realizzato in parte con il materiale di recupero di un tempio romano. Secondo gli storici la guarnigione era costituita da circa 600 soldati dell’esercito del regno italico. Nei cinque anni fra la costruzione e la caduta dell’impero napoleonico il soldati del Fortino vigilano, ma non sono protagonisti di fatti rilevanti. Successivamente al 1815 il forte viene reintegrato nello Stato Pontificio e dopo la battaglia di Castelfidardo (1860) entra a far parte del demanio dello Stato Italiano, ma i nuovi governanti se ne disinteressano e così l’edificio napoleonico cade in rovina. Restaurato completamente negli anni ’60 il Fortino Napoleonico oggi ospita uno degli hotel più belli e suggestivi della costa marchigiana dove la sera di Ferragosto abbiamo organizzato un Gran Ballo Ottocentesco.

La mia passione per i balli del XIX secolo va quasi di pari passo con quella per le famiglie reali e si è finalmente concretizzata con l’adesione alla Società di Danza. In effetti i nostri costumi sono più Secondo Impero che periodo napoleonico, ma l’altra notte abbiamo un po’ giocato con la storia. E siccome è ancora estate e vale sempre i “rewind” vi riciclo il testo dell’introduzione alla serata.

 Il luogo, questa magnifica terrazza a picco sul mare con alle spalle il monte Conero e sullo sfondo la costa anconetana, è incantato già di suo. Qui, da sempre, si respira la storia, ma siete pronti a fare davvero un salto nel passato?

Danzatori in costume con una delle ospiti della serata, la presentatrice tv Rosanna Vaudetti

Stasera al Fortino Napoleonico Aldo e Rosanna Roscioni hanno voluto proporre qualcosa di davvero straordinario. Sulla terrazza arriveranno, per uno strano gioco spazio-tempo, dame in crinolina e cavalieri in frack, per ballare quadriglie, mazurke, marce e naturalmente il sempre affascinante ed inebriante valzer viennese. Uno scherzo? Assolutamente no e lo vedrete fra poco, quando accanto a voi compariranno i protagonisti di un vero ballo ottocentesco e sarete improvvisamente immersi in un salone forse nella Parigi del Secondo Impero, forse in un palazzo nella Vienna di Francesco Giuseppe, ma chissà anche nella “house” di un duca londinese in piena epoca vittoriana. A voi chiudere gli occhi e scegliere e non farà nessuna differenza, perché la musica e le danze, in una Europa di metà ‘800 agitata dalle guerre e dai moti insurrezionali per l’unità italiana, dilaniata dalle rivalità fra le grandi potenze, sono identiche ovunque. Dal tacco dello stivale, fino alla punta dello Jutland e anche oltre fino alle brughiere inglesi. La cultura musicale e l’amore per il ballo, che non è una prova di resistenza fisica ma un esercizio alle relazioni sociali, uniscono oltre le lingue e le frontiere. I saloni delle feste sono luoghi di divertimento, ma anche spazi di incontro dove transitano idee politiche, amori, storie.  Gran cerimoniere di questo evento straordinario, il professor Roberto Lodi che, come in uso all’epoca, “chiamerà” le danze, guidando cavalieri e dame nella sequenza delle figure e nelle evoluzioni. L’organizzazione del Gran Ballo è stata curata dalla presidente di Società di Danza Ancona, Paola Pennacchietti (qui sotto insieme a me medesima).

Altre foto le trovate qua

 ps ovviamente se capitate in zona Portonovo merita una sosta, in qualsiasi stagione e poi magari vi potreste anche godere un pranzo o una cena da “Emilia”, romantico ristorante sulla riva del mare, poco lontano dal Fortino Napoleonico. Nella saletta interna ancora campeggia la foto storica di una visita veramente reale, quella del principe di Galles nel lontano 1988.


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