Titolo: Una notte ho sognato che parlavi
Genere: Autobiografie
Data prima pubblicazione: 2013
Casa Editrice: Mondadori
Collana: Strade blu
177 pagine
Prezzo copertina: 16,50 €
EAN 9788804626282
«Tutti abbiamo al momento civilmente e razionalmente metabolizzato che le ragioni per cui i nostri figli sono così strani non sono da attribuirsi a comportamenti deficitari di affetto o attenzione nei primi mesi della loro vita. Si tratta, invece, di una trasmissione genetica: siamo colpevoli dell’autismo come possiamo esserlo di aver dato loro il colore dei nostri occhi o l’espressione del nostro viso. Certo, ci solleverebbe pensare che la responsabilità sia da attribuire all’inquinamento, all’alimentazione, ai vaccini, persino agli ufo o a qualsiasi altra causa indipendente da noi, questo ci assolverebbe da un profondo e innegabile senso di colpa».
Vi ricordate quando, qualche mese fa, avevo dedicato un post ai libri sull’autismo? Ecco, uno di quelli elencati era questo di Nicoletti. L’ho letto, praticamente tutto d’un fiato, perché è una storia di vita vissuta – proprio quelle che piacciono a me – a tratti commovente, a tratti dolorosa, ma per larga parte allegra e ironica, dove non c’è niente di romanzato o inventato. È la diretta testimonianza di un padre e di Tommy, “un simpatico e riccioluto adolescente autistico”.
- la scuola pubblica, dove suo figlio è guardato a vista tutto il tempo dall’operatore di una cooperativa;
«Arrivo a scuola e vedo Tommy seduto sul solito muretto davanti alla scrivania del bidello. È occupato nella sua attività didattica: strappa a pezzetti la carta nel bidone della raccolta differenziata. Un operatore, mi sembra straniero lo tiene per un braccio mentre parla al cellulare. Lo prendo in consegna e me ne vado. Non mi ci incazzo neanche più, solo mi domando se sia giusto che io tolga del tempo a mio figlio per lasciarlo a scuola a far nulla, tenuto al guinzaglio perché non scappi».
- la vita familiare e il rapporto di coppia di una madre e un padre che si trovano catapultati in un mondo nuovo dove tutto viene stravolto, anche la loro intimità;
«[...] la gestione di un figlio del genere diventa la palestra di scontro reale tra due esseri umani che vivono insieme da anni. È un’esperienza logorante per ogni rapporto tra coniugi, credetemi. Nessuna interferenza d’ordine sentimentale, erotico, passionale potrebbe minare così alla base un matrimonio quanto il doversi spartire l’accudimento di simili esserini. Sono cari e fantastici da tenersi accanto nei momenti di relax, ma sono dei condizionatori di esistenza implacabili. Siccome siamo civilizzati a un punto tale da non poter dare loro colpa di tutto questo, ce la prendiamo con i nostri compagni di caserma. L’autistico in casa istiga al nonnismo familiare».
- e la sessualità. Un argomento a cui in effetti non avevo mai pensato. Ma anche i ragazzi e le ragazze autistiche prima o poi si trovano a fare i conti con queste esperienze, con la scoperta del desiderio e dell’erotismo.
«Ora il problema che si pone è che Tommy non potrà certo farsi solo seghe tutta la vita. Almeno, io me lo domando e ho provato pure a sondare in giro, così, tanto per cominciare a orientarmi, come ci si comporta al riguardo. Il muro dell’omertà è impenetrabile. Pare che di questo sia impossibile parlare con i genitori di altri ragazzi».
Ne emerge un quadro dannatamente reale, e si impara piano piano a conoscere una malattia che in realtà è la prima causa di handicap in Italia. Come dice Nicoletti «il problema di maggior difficoltà nella gestione di un autistico è proprio l’imprevedibilità e la totale irrazionalità dei suoi comportamenti. [...] Sembrerà sciocco, ma possono bastare una maglietta di un colore non gradito, o una frase pronunciata con un tono troppo perentorio, o l’interruzione inspiegabile (per lui) di un suo momento piacevole di relax o di osservazione muta del suo pensiero insondabile per farlo esplodere».
Ma non finisce tutto qui. Nicoletti ha infatti aperto un blog www.miofiglioautistico.it dove continua a parlare di autismo. E a raccontarci di Tommy.
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