L’Italia deve ripartire da una nuovo piano energetico basato sul nucleare. Ne è convinto Ezio Bussoletti, professore ordinario di fisica e tecnologie spaziali all’università Parthenope di Napoli e responsabile di numerosi comitati a livello internazionale. Il suo messaggio è semplicissimo: negli anni ’50 il nostro Paese era il primo produttore mondiale di elettricità da nucleare. Ora bisogna ripartire da questa tradizione interrotta, guardando però al futuro.
Il segreto è nella diversificazione delle fonti energetiche: oggi l’Italia dipende per il 75% dagli idrocarburi, con conseguenze negative per i costi dell’energia. Ma non solo: l’uso degli idrocarburi è condizionato dalla situazione geopolitica e di mercato, mentre l’uranio geograficamente è più distribuito ed è legato a paesi politicamente più “affidabili”.
E le rinnovabili? Sono utili, ma non determinanti, per un serie di ragioni. Innanzitutto, dipendono troppo dalle condizioni meteo, che non garantiscono quella continuità necessaria all’alimentazione elettrica di un paese. Alcuni impianti hanno avuto, poi, dei problemi:in Italia sono stati bloccate alcune centrali eoliche, perché alterano visivamente il paesaggio, così come denunciato più volte dal Ministero dei Beni Culturali.
Svantaggi assenti, invece, per l’energia nucleare, che è continua, competitiva (le centrali di terza generazione hanno costi del Kilowattora assolutamente convenienti in rapporto alle altre fonti) e poco inquinante.
Le ragioni per ripartire dal nucleare ci sono. Ciò che manca – afferma Bussoletti – “è un piano energetico nazionale che stabilisca una pianificazione certa delle fonti e ne assicuri la realizzazione in tempi brevi” . Speriamo solo che l'attesa non sia troppo lunga.