Una pantera in cantina è la storia di Profi, che poi sarebbe l'autore stesso. Amos ripercorre, a qualche decennio di distanza, la sua infanzia nel contesto storico della nascita dello Stato di Israele. Siamo in quel periodo in cui, appena acquietatosi il mostro della Seconda Guerra Mondiale e dell'Olocausto, gli ebrei sentono forte il desiderio, anzi, il bisogno, di avere una propria terra. E quella terra, che di lì a poco si chiamerà Israele, è occupata dagli Inglesi.
Profi, il "professore", vive dall'esterno e con gli occhi di un bambino innocente e ingenuo, un conflitto aspro, destinato a non avere fine. Ma i sentimenti di rabbia e di amor di patria stringono il suo cuore, come quello di chiunque altro. Profi ha così fondato, con i suoi due amici, un servizio segreto. Il loro obiettivo? Cacciare via gli inglesi da Israele.
In uno spaccato di vita quotidiana, come Amos Oz è capace di ritrarre, la realtà si fa quantomai concreta, seppure smorzata dei suoi toni più duri dall'innocenza della voce fanciullesca che ci narra la storia. Ne viene così fuori non l'asprezza del conflitto, ma il conflitto dei sentimenti.
Profi è un vile traditore. Non perché abbia rivelato indiscrezioni al nemico, né perché sia stato corrotto amicizia col nemico. Profi è un vile traditore perché ha stretto amicizia con un inglese. Ma cosa significa tradire? In quella realtà e in quel preciso contesto storico, anche il significato delle parole di una lingua così antica, va rimesso in discussione, come il significato dei sentimenti.