Una parola al giorno: bannare

Da Pinobruno

Una parola al giorno toglie il digital divide di torno. La parola di oggi è bannare, operazione che si rende necessaria per sottrarsi allo stalking digitale dei troll. Bannare i rompiscatole e gli appicciafuoco che proliferano nei social network è un atto liberatorio. Bannare chi non rispetta gli altri, CHI SCRIVE TUTTO MAIUSCOLO, chi interviene a sproposito, chi va fuori tema sempre e comunque, è giusto e doveroso, anche se talvolta doloroso. Bisogna andarci con la mano pesante, colpirne uno per educarne cento. Pensate come sarebbero più agili (e utili) i social network sfrondati dalla miriade di interventi inutili e ridondanti, che si moltiplicano in frangenti elettorali con la valanga di faccette tristi e blablà dei candidati.

Bannare è uno di quei termini usciti dalla porta della storia della lingua e rientrati dalla finestra dell’anglicismo informatico. To ban significa bandire. Dal Devoto Oli 2013: “Escludere un utente di Internet dall’accesso a una chat, a un forum, ecc., nel caso in cui questi abbia ripetutamente violato le regole della netiquette”. Bandire (mettere al bando, esiliare) deriva a sua volta dal gotico bandwjan (dare un segno, perché si notificava l’esilio di qualcuno con un segno di tromba). Siamo più o meno nel 1250 (dice Lo Zingarelli).

Attenzione, il presunto troll non va bannato al primo intervento scorretto. Va monitorato per qualche tempo e poi zac, fuori dalle scatole. Senza squilli di tromba. Si cancella dalla lista degli amici e dei follower . Lui non vedrà più voi, voi non vedrete più lui, con buona pace delle cerchie comuni.

A proposito, se spammo e rompo pure io, bannatemi senza indugio.