E “altro” non siamo mai noi. Per dimostrarci quanto siano attenti ai nostri bisogni, i “padroni” ci hanno messo a disposizione politici e tecnici esperti nell’arte della recitazione. Veri strapagati che fingono di lavorare come matti per trovare la famosa quadra: problema geometrico di cui è stato dimostrato che non esiste soluzione. Mammalucchi che non troverebbero la lava neanche cadendo a testa in giù nella bocca di un vulcano pronto ad eruttare, figuriamoci poi la quadra. Da costoro, portatori insani di poltrona e di robusto menefreghismo verso il prossimo, non possiamo attenderci comprensione. Non capirebbero nemmeno se fossero obbligati a vestire i panni di un cinquantottenne disoccupato e trombato due volte: dal lavoro che non c’è e che non troverà se non prostituendosi, e dalla pensione che rincorrerà fino alla morte, poiché la famosa “quadra” non prevede l’esistenza della matricola Inps “italianodianni58disperato”, e 58(età) non sta a 40 (contributi) perché, se troppo sano potrebbe sopravvivere sopra i 70. Ho menzionato 58 ma potrebbe essere 54 o 61. La solfa non cambia. Ora il Poletti sta cercando di “venderci” il miracolo, e cioè la modifica della legge Fornero. Ce la mette lì come un favore, un sacrificio di Stato per noi lavoratori. Niente di più falso. Per esempio: l’opzione donna passerà dai precedenti 57 a 62 anni d’età con 35 di contributi, penalizzando per l’ennesima volta chi di contributi versati ne ha ben più di 35 ma anagraficamente non arriva a 62. I più “fortunati”, quelli che rientreranno nelle tabelline psicopatiche targate Poletti, saranno costretti ad accettare una pensione monca, purgata. Una pensione smutandata. Triste, delusa e ferocemente arrabbiata, rammento a tutti voi che il baraccone politico che ci spreme come limoni mentre ci fa pendere dall’alto la “sua” carità ci costa 39 miliardi di euro l’anno. Non dimentichiamolo. Di seguito, ripropongo una mia riflessione di qualche tempo fa dopo la diretta Tv del pianto della Fornero. Dipingono gli odierni settantenni come arzilli giovanotti che durante il fine settimana si cimentano in sci di fondo, gareggiano in maratone o si lanciano dal ponte col bungee jumping, per poi tornare il lunedì mattina in catena di montaggio, a far su la malta o salire sui ponteggi. I più fortunati, in ufficio, fanno i conti con la loro memoria che se ne frega delle statistiche ma si fida dell’orologio biologico personale, e attaccano post-it ovunque per non passar per citrulli. Certo, alcuni arrivano anche a novant’anni freschi come fiori di pesco, ma ad altri non va poi così bene: basta fare un giretto negli ospedali per rendersi conto delle persone che vengono “restaurate” nel fisico e nella mente e che, una volta dimessi si trascinano verso il posto di lavoro se hanno la fortuna di averlo. Mentre i nostri parlamentari se la suonano e se la cantano con lauti vitalizi e ricchissime pensioni da nababbi che, per la stragrande maggioranza, non si sono guadagnati ma che indebitamente si sono assegnati, e giocano con noi alla tavola pitagorica, infilandoci in caselline dove moltiplicano la nostra età e vigliaccamente sottraggono la nostra vita e la nostra dignità, si arrogano il diritto di decidere per noi e per il “bene del paese”, ma sono di manica larga con i loro diritti di classe di potere.
Una pensione smutandata. Quarant’anni di lavoro buttati alle ortiche.
Creato il 28 settembre 2015 da FreeskipperE “altro” non siamo mai noi. Per dimostrarci quanto siano attenti ai nostri bisogni, i “padroni” ci hanno messo a disposizione politici e tecnici esperti nell’arte della recitazione. Veri strapagati che fingono di lavorare come matti per trovare la famosa quadra: problema geometrico di cui è stato dimostrato che non esiste soluzione. Mammalucchi che non troverebbero la lava neanche cadendo a testa in giù nella bocca di un vulcano pronto ad eruttare, figuriamoci poi la quadra. Da costoro, portatori insani di poltrona e di robusto menefreghismo verso il prossimo, non possiamo attenderci comprensione. Non capirebbero nemmeno se fossero obbligati a vestire i panni di un cinquantottenne disoccupato e trombato due volte: dal lavoro che non c’è e che non troverà se non prostituendosi, e dalla pensione che rincorrerà fino alla morte, poiché la famosa “quadra” non prevede l’esistenza della matricola Inps “italianodianni58disperato”, e 58(età) non sta a 40 (contributi) perché, se troppo sano potrebbe sopravvivere sopra i 70. Ho menzionato 58 ma potrebbe essere 54 o 61. La solfa non cambia. Ora il Poletti sta cercando di “venderci” il miracolo, e cioè la modifica della legge Fornero. Ce la mette lì come un favore, un sacrificio di Stato per noi lavoratori. Niente di più falso. Per esempio: l’opzione donna passerà dai precedenti 57 a 62 anni d’età con 35 di contributi, penalizzando per l’ennesima volta chi di contributi versati ne ha ben più di 35 ma anagraficamente non arriva a 62. I più “fortunati”, quelli che rientreranno nelle tabelline psicopatiche targate Poletti, saranno costretti ad accettare una pensione monca, purgata. Una pensione smutandata. Triste, delusa e ferocemente arrabbiata, rammento a tutti voi che il baraccone politico che ci spreme come limoni mentre ci fa pendere dall’alto la “sua” carità ci costa 39 miliardi di euro l’anno. Non dimentichiamolo. Di seguito, ripropongo una mia riflessione di qualche tempo fa dopo la diretta Tv del pianto della Fornero. Dipingono gli odierni settantenni come arzilli giovanotti che durante il fine settimana si cimentano in sci di fondo, gareggiano in maratone o si lanciano dal ponte col bungee jumping, per poi tornare il lunedì mattina in catena di montaggio, a far su la malta o salire sui ponteggi. I più fortunati, in ufficio, fanno i conti con la loro memoria che se ne frega delle statistiche ma si fida dell’orologio biologico personale, e attaccano post-it ovunque per non passar per citrulli. Certo, alcuni arrivano anche a novant’anni freschi come fiori di pesco, ma ad altri non va poi così bene: basta fare un giretto negli ospedali per rendersi conto delle persone che vengono “restaurate” nel fisico e nella mente e che, una volta dimessi si trascinano verso il posto di lavoro se hanno la fortuna di averlo. Mentre i nostri parlamentari se la suonano e se la cantano con lauti vitalizi e ricchissime pensioni da nababbi che, per la stragrande maggioranza, non si sono guadagnati ma che indebitamente si sono assegnati, e giocano con noi alla tavola pitagorica, infilandoci in caselline dove moltiplicano la nostra età e vigliaccamente sottraggono la nostra vita e la nostra dignità, si arrogano il diritto di decidere per noi e per il “bene del paese”, ma sono di manica larga con i loro diritti di classe di potere.