Se un albo senza parole è in grado di apparire lineare, pulito, di scorrere tra le mani che sfogliano senza che gli occhi si sentano costretti a indugiare, tornare indietro e riandare avanti per comprendere la storia, se è capace di esporre con immediatezza ed efficacia e di far giunger al lettore non solo i fatti ma anche il contorno di emozioni che ad essi si associano, allora si può affermare che questo è pienamente riuscito nel suo intento di narrare. E poco importa che manchi un testo a farsi canovaccio.
Sicuramente questo è il caso di “Una pesca straordinaria” di Béatrice Rodriguez, edito da Terre di Mezzo. Un libro di sole immagini rocambolesco e divertente, tenero e avventuroso, capace di tenere i bambini col fiato sospeso, di suscitare la risata e, sul finale, di sospingere un moto di dolcezza.
Un formato insolito, piccino e maneggevole, con il lato orizzontale ben più lungo del verticale, funzionale ad una storia che si sviluppa nello spazio, oltre che nel tempo.
Gli albi di forma allungata, infatti, suggeriscono, a mio parere, un piano narrativo spaziale, come se la larghezza della pagina – o doppia pagina – aiutasse gli occhi a seguire un movimento e ad abbracciare un paesaggio più ampio.
Una scelta ottima quindi per raccontare, come in questo caso, un’avventura dai tempi di svolgimento rapidi e dal ritmo piuttosto concitato.
Le figure si presentano ora ampie, prendendo l’intera facciata, ora più piccine, delineando sulla tavola la successione dei tempi scenici, secondo la stessa modalità del fumetto dove, tra un’immagine e la seguente, cambiano solo quei particolari atti ad indicare l’evoluzione della vicenda.
Volpe e Gallina – già reduci da una precedente avventura della stessa autrice, “Il ladro di polli”, durante la quale si erano, seppur tanto diversi, innamorati – si trovano ora nella loro casalinga e serena ruotine, tra teneri quadretti che li ritraggono felici e abbracciati e la semplicità dei loro utensili domestici.
Ma mentre la gallinella è intenta a coccolare un candido ovetto, la volpe di accorge sconsolata che il frigo è vuoto.
Dato che, pur nelle favole, di solo amore non si campa, la parte pennuta della coppia, dopo aver affidato l’ovetto alla compagna, si incammina spavalda con una canna da pesca sulle spalle.
Fortuna vuole che un bel pescione, tondo e panciuto, abbocchi subito, tra la gioia della pescatrice e di un simpatico granchietto che è lì a tenerle compagnia.
Brividi…Ma la nostra bianca eroina non è certo il tipo da arrendersi e con un tuffo al momento giusto si lancia nelle profondità del mare sfuggendo agli aquilotti, sempre senza mollare la promessa cena.
Ma come se le disavventure non bastassero (e in un libro non bastano mai!), ecco che dall’acqua sguscia un mostruoso serpentone marino che serra le terribili mascelle sul pesce.
Nonostante l’aspetto terrificante della belva, la gallinella – assai forzuta – non molla la presa e lotta senza tregua fino a condurre l’anguilla gigante, ormai domata e imbavagliata, fin…sulla spiaggia di fronte alla sua casetta.
Un albo delizioso, dove le avventure mozzafiato sono inquadrate in una dolcissima cornice romantica, così improbabile da essere buffa e, se possibile, ancora più tenera.
Ben dosate suspense, movimento e ritmo narrativo in una costruzione sapiente che permette ai bambini di divertirsi ed emozionarsi.
Adorabile il capovolgimento dei ruoli, là dove la gallinella, in apparenza più debole e vulnerabile rispetto alla volpe, risulta invece la forzuta e l’avventuriera della coppia, colei che non si fa scrupolo nemmeno di lottare con un mostro marino e che, in una delle immagini, gonfia i bicipiti proprio come un vero maciste mentre in un’altra cavalca la belva come un cowboy in un rodeo.
Io che, magari erroneamente, ho identificato la gallina con il personaggio femminile e la volpe con quello maschile, ho visto in questo gioco delle parti una piacevolissima e intelligente contro educazione di genere, o comunque un sempre utile ribaltamento di stereotipi, funzionale, qualora non alla riflessione, sicuramente all’effetto sorpresa e alla vena spassosa dell’opera.
Bella anche l’idea di mescolanza e di incontro delle differenze, nell’amore come nell’amicizia, che sottende ad entrambi i libri dell’autrice.
Lo stile illustrativo della Rodriguez è fresco e gaio, piuttosto classico e lineare ma ricco di espressività e impareggiabile per resa del movimento.
Con la sola osservazione delle scene si comprende quando il ritmo della storia è rapido e concitato e quando è lento e pacato e i personaggi, con pochi e azzeccati tratti, rivelano emozioni perfettamente recepibili dal lettore.
Allo stesso tempo il tratto è semplice, le figure essenziali e le scene prive di sovrabbondanza di particolari (tutti quelli mostrati hanno un valore narrativo e sono funzionali alla comprensione dei fatti o delle atmosfere).
Tutte caratteristiche queste che rendono il libro fruibile anche dai lettori piccini, fin dai tre anni di età, senza negare che sia gradevolissimo anche per i più grandicelli.
Come tutti i wordless book infatti, l’albo può essere “letto” in autonomia dal bambino, anche in età prescolare, oppure condiviso con un adulto, il quale può spingersi in una narrazione verbale, più o meno ricca, più o meno fantasiosa.
(età consigliata: dai 3 anni)
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