Il titolo di questo articolo fa’ capire lo stato di salute della Lega.
Se il Pdl ha piccoli problemi di organizzazione interna, la lega ha serie difficoltà a mantenere le proprie promesse e tenta con fragili appigli di far prevale il “NORD” o come da loro chiamato la nota PADANIA. Ormai si sono resi conto tutti che un partito territoriale che si mischia insieme all’intera nazione rimane bloccato tra mille contraddizioni e scarsi risultati.
Il popolo ha chiesto a Bossi di lasciare Berlusconi, ma i colonnelli del partito hanno paura di perdere i ministeri. Senza il Pdl la Lega finirebbe per sempre all’opposizione. E per questo che ieri, al raduno bergamasco, si è urlato, infuocato le folle, ma in sostanza non si è deciso nulla e la linea non cambierà.
Da partito di lotta a parte del sistema. A Pontida si consuma la frattura con la base. Che chiede una cosa sola e Bossi non ha più il carisma e le forze per lottare e cercare di ottenere quei risultati (chissà se ci è riuscito in passato?). Chi ha seguito l’incontro di Pontida, chi per un attimo ha acceso il televisore e ascoltato il grande leader vestito di verde ha potuto notare che a perso la voglia di lottare, sa solo cercare di salvare certe poltrone e con grandi slogan prendere o perdere tempo.
Alla gente non interessa avere i Ministeri al Nord (sistemazioni locali, spostamento personale, cambiamento della logistica… tutti costi che ci tocca poi pagare a Noi!), ma la risoluzioni di problemi locali e avere prospettive sul futuro: lavoro, casa, tasse…
Non cambia nulla se si sposta a Monza il Ministero di Calderoli (forse è un favore al ministro che eviterebbe di scendere a Roma).
Cosa importa ora la ledearship del 2013?
La popolazione non sta neppure chiedendo di far cadere Berlusconi, ma vuole solo che venga attuato il programma di riforme (tenendo presente che Bossi è il ministro delle riforme) tanto professato.
La riforma del fisco e federalismo (quello vero!) sembrano ormai barzellette che nessuno vuole più credere.
La Lega è senza idee e dall’incerta identità. Un partito in fuga da se stesso, insomma, come tanti altri partiti. Sul prato di Pontida ha messo in luce una paurosa inadeguatezza a misurarsi con la complessa realtà socio-politica contemporanea, nascondendosi in uno sconcertante ritorno al passato. Insomma, ha mostrato tutti i limiti di un movimento che non è riuscito a diventare una vera e propria forza di governo.
Domenico Ascone
Direttore di 4 parole…