Una questione di Netiquette.

Da Bibolotty

Lo so che è un argomento trito e ritrito, ma forse di certe cose non si parla mai abbastanza.
E poi mi piace fare la “vecchia zia”, come le attrici più grandi di me, che mi accoglievano in compagnia, io ventenne e presuntuosa, sbattendomi sul faccino acqua e sapone un prontuario di comportamenti “etici” da tenersi dentro e fuori dal teatro.
Ricordo che la prima volta che accadde, mi feci un grosso pianto con singhiozzo –giusto per attirare l’attenzione del regista con debolezze verso le fanciulle under 25-, ma di risposta, ottenni solo un secondo cazziatone e ancora più serio.
Perché sì, un tempo c’erano regole da rispettare, e se così non si usa più, grazie alla nuova tendenza che va avanti il più cafone e arrogante, sulla mia pagina facebook è ancora così, come su questo blog e così come sarà -si spera prestissimo-, quando un nuovo codice etico sarà alla base dei comportamenti tra umani in questo paese.
Diciamo che con questo mi auguro che i barbari siano presto sconfitti, che si riparta da quel famoso -Lei cosa fa? Dove ha studiato? Che titoli ha?-, che si torni alla vecchia usanza che siano l’esperienza, i titoli e la cultura a fare la differenza, e non quell’ignota spintarella che fa dei nostri competitor dei mostri imbattibili.
Comunque, l’educazione e il codice di comportamento da tenere on e off line, al di là dei corsi di bon ton che non servono a niente, come quelli di bondage, e di scrittura creativa tenuti da emeriti sconosciuti, è qualcosa che s’impara da piccoli, che si ha nel sangue ma che magari troppo spesso s’ignora e basta.
Quando entrai in rete, era il lontano 1996, la prima cosa che mi fu messa davanti, era un lungo elenco di comportamenti da tenere in rete e senza i quali, sarei stata presto estromessa dai News Group (per chi non li conoscesse, erano gruppi a tema, frequentati da addetti ai lavori, dove si discuteva per mesi su questioni come la musica, il teatro, le avanguardie pittoriche ma anche il web), dalle chat –sopravvissute per la gioia dei più-, rischiando di farsi una brutta nomea.
All’epoca –mani pulite era in pieno svolgimento-, in rete non eravamo in tanti e la tecnologia era quella che era comunque, la Netiquette era un punto di riferimento per molti e argomento di pacate discussioni.
L’altro giorno, nell’ambito di una polemica su FB mi sono ritrovata a leggere messaggi, tra individui adulti, che avrebbero messo KO i veterani dell’1.0 e che mi hanno lasciata a bocca aperta.
L’essere “bannati” dunque, non è un abuso di potere da parte del provider, ma è un abuso da parte degli utenti di cattiva educazione e del mancato rispetto di regole scritte.
Lo “Spam”, invio di materiale pubblicitario non richiesto è OT, così come scrivere e mail prive di subject.
Quando si entra in un gruppo, per esempio, è buona norma leggere i messaggi precedenti e l’argomento attorno al quale il gruppo si è creato per evitare di andare fuori tema (molto OT). È buona norma non inviare e mail a “gruppi” se non c’è stata una richiesta esplicita da parte dei singoli destinatari: ci rendiamo conto di quanto sia noioso ricevere risposte da persone che nemmeno conosciamo su un tema di cui non c’importa un fico secco? E invece, su FB le catene di Sant’Antonio abbondano.
Rispondere sempre alle e mail, almeno con un messaggio di default per avvenuta ricezione del messaggio –questo le aziende non lo fanno mai-.
È maleducazione scrivere in MAIUSCOLO: significa urlare contro l’interlocutore. È inutile condurre pubbliche battaglie su una questione personale quando si può risolverla in privato, e non si pubblica mai il contenuto delle e mail senza esplicita autorizzazione dell’autore –a me è successo ma pare che su faccialibro sia un’usanza consueta-.
Quando ci si mette in contatto con un’azienda, è più sensato leggere prima le FAQ (Frequently Asked Questions), piuttosto che rivolgere inutili domande tramite posta elettronica, capisco che leggere è facoltativo e capire ciò che si legge è inutile, ma si rischia di ottenere l’effetto contrario: chi è questo cretino? Non ha letto che non assumiamo nessuno?
NON ESSERE INTOLLERANTI CON CHI COMMETTE ERRORI SINTATTICI O GRAMMATICALI in italiano o in altra lingua, troppo spesso leggo commenti spiacevoli, quasi che si fosse contenti dell’errore altrui, del suo aspetto non avvenente o della sua sfiga... siamo Cristiani, chi più chi meno!
Citare sempre la fonte degli splendidi e poetici “stati”, non è carino far credere di essere Joyce quando non lo si è nemmeno letto.
Quando si è sulla bacheca di un amico/a, non è carino inviare messaggi troppo intimi del tipo: sono stata bene ieri sera..., quando ci rivediamo..., ma sai che sei bellissmo? Qualcuno potrebbe risentirsi!
Non iscriversi a gruppi e non chiedere l’amicizia sotto falso nome.
Quando si domanda l’amicizia senza che l’utente ci conosca, è bene inviargli prima un’e mail motivando brevemente la richiesta.
Quando l’amicizia ci viene data è buona educazione ringraziare in privato o pubblicamente, non farlo, è come entrare in casa di qualcuno senza salutare! Che ne dite?
Bisogna usare un linguaggio lecito, non parlare di terze persone senza che queste lo sappiano, mai diffondere messaggi che ledano le scelte altrui (di sesso, religione, cultura).
Non postare foto o filmati di altri senza autorizzazione, anche se tagghiamo l'interessato, magari a quella persona non fa piacere e per mille ragioni: perché quella sera aveva le borse sotto gli occhi, un diavolo per capello o semplicemente perché non doveva essere lì a cazzeggiare sotto la statua di Giordano Bruno in mezzo a un gruppo di ragozzotte, ma a giocare a calcetto con i colleghi.
Ora che ho fatto la vecchia zia e che mi sono tolta l’idea di scrivere queste quattro righe riassuntive di un vecchio abc comportamentale, posso andare a cucinare pasta e ceci!

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