Con il cambio di governo appena avvenuto, e prima ancora di poter saggiare i suoi primi passi, non pochi osservatori politici hanno rilevato come sia il profondo mutamento sul piano dell’immagine a costituire già il punto di discontinuità più rilevante rispetto al passato. E questo proprio perché lo stile così inappariscente e compassato che caratterizza il nuovo presidente del Consiglio, Mario Monti, è intonato a quei principi etici trascurati e persino irrisi dall’opera del suo predecessore.
Trovandoci ad assistere a questi accadimenti dalla nostra posizione particolare – cioè al confine tra due mondi culturali, quello mediterraneo e quello mitteleuropeo, che durante la lunga stagione del “berlusconismo” si sono per molti versi sensibilmente allontanati – possiamo senz’altro salutare positivamente una tale innovazione stilistica. Infatti, anche se il progressivo crollo di credibilità mostrato dai mercati nei confronti delle nostre istituzioni non è solo da attribuire ai molti difetti incarnati da Silvio Berlusconi, la qualità dei comportamenti pubblici e privati, giustamente ritenuti appropriati al ruolo di un leader, rappresenta un capitale irrinunciabile per un Paese che non voglia essere trattato dall’alto in basso dai suoi partner di riferimento. E questo ovviamente vale per gli altri stati europei ma anche per la nostra piccola e autonoma provincia, sempre percorsa da fremiti di superiorità e di malcelata soddisfazione ogni qual volta il resto dello stivale si copre di ridicolo o affonda nel fango.
L’orientamento ideale del Corriere dell’Alto Adige è notoriamente molto distante da qualsiasi rivendicazione di tipo nazionalistico o di retorico patriottismo. Ma il senso per la dignità e il rispetto della nazione – anche in merito al contributo dato allo sviluppo di questo suo estremo lembo di terra e nella prospettiva di un’auspicabile unificazione continentale – costituisce la garanzia di un’armonica integrazione delle nostre articolate specificità identitarie. Quando questo senso viene a mancare – negli ultimi tempi ne abbiamo avuto la sofferta prova – si originano spinte centrifughe basate ancora una volta sul rancore o la supposizione di meriti e demeriti univoci, tutti fattori di sicuro impoverimento collettivo.
Augurando quindi al senatore Monti che il suo lavoro possa incidere positivamente sul quadro generale dei gravissimi problemi economici e finanziari che dovrà affrontare, intanto ci contentiamo che il benefico effetto della sua responsabile presenza possa riverberarsi anche un po’ dalle nostre parti, restituendo all’Italia e agli italiani qualche frammento di considerazione perduta. Non si tratta di un progresso da poco.
Corriere dell’Alto Adige, 24 novembre 2011