Una raffica di cinquine

Creato il 26 settembre 2011 da Nina


Sono sempre stata una ragazza (prima) e una donna (poi), irrequieta. Di quelle che tutto e subito, che un giorno è un mese e un pomeriggio davanti a quel telefono che non squilla un'eternità. Soprattutto nelle questioni che più mi stavano a cuore, tipo i ragazzi. Non sapevo cosa fosse la strategia di adescamento, di seduzione, quell'equilibrio tra presenza e distanza, che in teoria avrebbe dovuto accendere il suo fuoco, aumentare il suo interesse per me, garantendomi il successo. Chi sfugge vince, si dice e io puntualmente perdevo. Ero io quella che alzava il telefono esausta e chiamava, perchè non ce la facevo ad aspettare. Sempre io quella che proponeva di uscire e fare, senza farsi minimamente desiderare. Stesso atteggiamento coi progetti importanti, il tempo che occorre al pensiero per divenire materia, all'intenzione per trasformarsi in realtà, era per me infinito, un tempo vuoto e io mi logoravo nell'attesa. Volevo vivere in un film, essere catapultata direttamente a il giorno dopo, due mesi dopo, insomma saltare a piè pari i tempi morti e vivere solo la parte piena ed eccitante della vita. E così mia madre, santa donna, quando mi vedeva girare per casa nevrotica e esaurita, o buttata in qualche angolo a piangere il mio senso d'impotenza, di solito mi rispondeva cose strane, che per me suonavano un po' come: Basta disegnare un cerchio perfetto. Svolgi quasta funzione. Metti su un'orchestra e suona il quartetto per archi di Mozart. Unisciti al circo di Moira Orfei, cercano la trapezista. In una parola: IMPOSSIBILE. Il suo consiglio, difatti, era sempre lo stesso:
- Devi avere pazienza, dai tempo al tempo, apetta. -
Asp...cosa? A-s-p-e-t-t-a-r-e? E che vuol dire? Che a me sapeva tanto di stasi, immobilismo, atteggiamento tipico del perdente, del rassegnato. 
- Io sono una che le cose non le aspetta, le fa accadere! Capito mamma! -
E lei puntualmente se la rideva sotto i baffi, sussurrando un - vedrai, vedrai... -Ma soprattutto e ancora di più: come accidenti si fa? Le chiedevo la formula segreta, le chiedevo concretamente di cosa si trattasse questa azione tanto misteriosa, quanto, evidentemente, miracolosa, Cioè io, praticamente, che cosa devo fare per poter dire di stare ad aspettare in modo sano e costruttivo? Senza ansia? Senza fregole e paranoie? Senza esaurirmi appresso alla costruzione di tutti gli scenari possibili? 
Vi dò una brutta notizia: pare che non esista una formula, bisogna applicarsi e trovare soluzioni creative. 
Così mi impegnavo in lunghe conversazioni telefoniche con la mia amica del cuore, e mio padre mi cazziava. Perciò uscivo, facevo shopping compulsivo e tiravo tardi fino a notte e mio padre si incazzava proprio. Allora rimanevo in casa, mettevo su la musica e ballavo, oppure leggevo, mi sparavo qualche classicone del cinema, dormivo. Ma il tempo non passava comunque e il pensiero era immobile, poco duttile. E a tutt'oggi non è che me la cavi molto meglio di allora, la verità. E la vita, Sua ironia, mi ha prescritto un futuro di attese allucinanti, che pare ne abbia fatto una questione personale: 
- Cara Nina, devi imparare ad aspettare, e devi riuscirci in questa vita. - 
Io avrei volentieri dilazionato, nel tempo, nell'arco di più vite e invece no, pare che non si può. Sono anni che mi alleno, ogni mese, dovrei essere un'esperta ormai. Dovrei. Perchè all'atto pratico la procedura mi sfugge ancora. In più avrei anche qualche problemino legato al momento in cui è necessario prendere decisioni importanti, stilando una lista, anche rozza andrebbe bene, di priorità e sulla base della medesima agire. LE PRIORITA', ho scoperto ieri cosa sono. Nel senso che ho la malsana abitudine di mettere sullo stesso piano cose che appartengono a un livello di importanza diverso. Roba che anche un bambino se ne accorgerebbe e saprebbe organizzarsi di conseguenza. Io, invece, non so gestirmi, ho seri problemi, dico davvero, perciò quello che di solito accade nei momenti decisivi della mia vita è che la mia mente si affolla di cose da fare assolutissimamente, urgentemente e soprattutto tutte insieme, perchè sono tutte importanti allo stesso modo. Il companatico è il terrore di non trovare il tempo e le energie per portarle a termine bene.
Ecco io ora sarei in un momento così, di scelte importanti e tutto il resto.
to be continued


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