una razza, una faccia

Creato il 05 novembre 2012 da Francosenia

In Grecia, a causa delle condizioni create dalla dittatura di Metaxas, le difficoltà e gli ostacoli per raggiungere la Spagna, nel 1936 erano assai e assai grandi. Nel breve periodo tra la ribellione franchista e il colpo di stato di Metaxas (dal 17 luglio al 4 agosto) le cose furono relativamente facili e 2.000 volontari greci raggiunsero la Spagna. Ma dal 4 agosto le cose cambiano. Si chiudono le strade legali, i passaporti vengono revocati e molti compagni vengono arrestati. Restano solo le vie illegali, estremamente pericolose. Ad ogni modo, a dispetto dei rischi, molti riescono a trovare la strada fino al confine, e da lì a raggiungere la Spagna. La prima destinazione è Marsiglia, dove si dirigono facendo credere di andare a lavorare nelle fabbriche. Una volta arrivati lì, si mettono in contatto con le organizzazioni greche di Marsiglia - soprattutto organizzazioni di marinai - che si incaricano di farli arrivare in Spagna.
Stefanos Tsermegas scrive: "All'inizio del 1937, sbarchiamo nel porto di Le Havre, da dove avremmo proceduto per la Spagna. Erano le 10 del mattino, quando ci controllarono i bagagli. La scena era indimenticabile. Quando gli ufficiali francesi aprirono le nostre valige e si accorsero che erano piene di materiale militare, uniformi, bandoliere, borracce ed altri oggetti militari, furono presi da eccitazione. Alzarono i pugni e ci salutarono con il saluto antifascista, "NO PASARAN",
E P. Aivatsi, che fu fra i primi volontari: " Il primo gruppo di volontari greci era formato da poche centinai di antifascisti che arrivavano da diversi paesi, fino alla Francia, e poi in Spagna".
Anche molti greci della diaspora, soprattutto dalla Francia e dagli Stati Uniti, parteciparono alle Brigate Internazionali. In un libro sulla Quindicesima Brigata Internazionale, pubblicato a Madrid nel 1937, un intero capitolo è dedicato ai volontari greci provenienti dall'America. Ed enfatizza la duplice importanza del loro contributo: " La loro lotta non era sola una lotta per la Spagna repubblicana, ma anche per la riconquista della democrazia nel loro paese." A Cipro, sebbene gli inglesi avessero proibito di raccogliere fondi per la Spagna, i ciprioti riuscirono a mettere insieme una cospicua somma di denaro; il primo finanziamento di oltre 4.000 sterline venne spedito nel 1937. Più di 60 ciprioti raggiunsero la Spagna, dall'Inghilterra e dall'America, per combattere.
Il numero dei volontari greci in Spagna non può essere determinato con certezza. Aivatsi, volontario, ne stima circa 300. Lo storico Karanikolas opta per 400. Lo stesso numero fornisce il cipriota "Haravgi". La maggioranza dei volontari greci era operai, e quasi la metà di loro erano marinai. Politicamente, i più appartenevano al partito comunista, e c'era anche un gruppo di anarchici che operò per lo più nell'area di Barcellona. Si  ignora se ci fossero donne, fra di loro, sia in veste di combattenti che di ausiliare, come per gli altri paesi. La maggioranza combatté nella Quindicesima Brigata, soprattutto nel battaglione balcanico "G.Dimitroff". Ma erano anche in altri battaglioni. A metà del 1937, venne creata una compagnia greca, il cui comandante era Yiannis Pantelis, carpentiere, nome di battaglia Yiannis Margaritis. La compagnia si chiamava "Rigas Fereos", che era il nome del grande visionario della Federazione Balcanica. Per un certo periodo, la compagnia venne chiamata "Zachariades". Comunque, molti greci rimasero a combattere nello loro unità e non si unirono alla Compagnia greca.
Combatterono nella battaglia di Brunete, dove riuscirono ad occupare il villaggio della Cañada, dopo 3 settimane di combattimento. Caddero il cipriota Achilleas Kanaris e Dimitri Rapitis, dell'isola di Chios, mentre copriva con la sua mitragliatrice la ritirata dei suoi compagni. Nella battaglia di Belchite, per conquistare Saragozza, il battaglione Dimitroff, e la compagnia greca, soffrirono grosse perdite. Così fu anche nella battaglia di Teruel.
In onore dei combattenti greci, si celebrò un evento, a Barcellona, dove, insieme agli antifascisti greci, molti di loro feriti, c'erano i marinai che avevano portato nuove provviste nel porto di Barcellona, per la Spagna repubblicana.
"... Nel vostro viso noi vediamo la Grecia democratica e antifascista che combatte contro il nostro comune nemico, il fascismo, per la democrazia, l'indipendenza e la prosperità dei nostri popoli ..."
L'addio agli eroi delle Brigate Internazionali fu triste e malinconico, nonostante l'atmosfera festosa. Il cuore pieno di amarezza, mentre quegli uomini marciavano lungo i viali di Barcellona.
"Pensavamo al nostro destino e al destino di quegli uomini, molti dei quali non avrebbero potuto ritornare nei loro paesi, perché lì c'era il fascismo."

E quelli che non avevano nessun posto dove tornare erano molti. Fra di loro i greci che erano sopravvissuti, con l'eccezione dei greci d'America e d'Inghilterra che sarebbero tornati a casa. Gli altri rimasero in Spagna fino alla fine, e passarono in Francia dopo la sconfitta, dopo aver combattuto l'ultima battaglia in Catalogna insieme agli antifascisti spagnoli, aiutandoli a sfollare centinaia di migliaia di donne, bambini e feriti, attraverso la frontiera.


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