Una recensione e/è una lettera: Noi siamo grandi come la vita, di Ava Dellaira
Creato il 15 giugno 2014 da Mik_94
Ciao
a tutti, amici, e buona domenica! Altro post improvvisato. Questa strana recensione non era pensata per oggi, ma –
questo pomeriggio – ho passato così le mie due ore di pausa dallo
studio. Ho finito il romanzo d'esordio della Dellaira e l'ho
consigliato, per lettera, ad un amico. Non ho resistito. Si parla di lettere e Charlie
(qui il mio pensiero su Noi siamo infinito) le apprezza sempre. Lo so.
Spero vi piaccia. Un abbraccio.
La verità è bella, non importa quale sia. Anche se fa paura, o se è brutta. E' bella semplicemente perché è vera. E la verità è luce. Ti rende più te. Io voglio essere me.
Titolo:
Noi siamo grandi come la vita
Autrice:
Ava Dellaira
Numero
di pagine: 313
Prezzo:
€ 16,90
Sinossi:
Tutto
inizia con un compito assegnato nei primi giorni di scuola: "Scrivi
una lettera a una persona che non c'è più". E così Laurel
scrive a Kurt Cobain, che May, la sua sorella maggiore, amava
tantissimo. E che se n'è andato troppo presto, proprio come May. Per
Laurel, la sorella era un mito: bella, perfetta, inarrivabile. Era il
sole intorno a cui ruotava tutto, specie da quando i genitori si
erano separati. Perderla è stato indescrivibile, qualcosa di cui
Laurel non vuole parlare. Sulla carta, invece, Laurel si lascia
finalmente andare. E dopo quella prima lettera, che non consegnerà
all'insegnante, continua a scriverne altre, indirizzandole a Amy
Winehouse, Heath Ledger, Janis Joplin e altri idoli della sorella
scomparsa. Soltanto a loro riesce a confidare cosa vuol dire avere
quindici anni e sentire di avere perso una parte di sé, senza
nemmeno potersi aggrappare alla famiglia perché è andata in mille
pezzi. Soltanto a loro può confessare la paura e la voglia di
avventurarsi in quel mondo nuovo che è la scuola, la magia di
incontrare amiche che ti fanno sentire normale e speciale al tempo
stesso. Finché, come un viaggio dentro di sé, quelle lettere
porteranno Laurel al cuore di una verità che non ha mai avuto il
coraggio di affrontare. Qualcosa che riguarda lei e May. Qualcosa che
va detto a voce alta: solo così Laurel potrà superare quello che è
stato, imparare ad amarsi e trovare il coraggio di andare avanti.
Una recensione, una lettera
Caro
Charlie,
la mia prima lettera l'ho scritta a te, sicuro che fosse
anche l'ultima. Apri la buca della posta, invece, e mi ritrovi lì.
Un francobollo che viene dall'Italia, una busta color crema, la vita
scritta sul foglio di un quadernone a righe. La verità è che
pensavo non ci fosse più posto. Per una lettera, un'altra. Per
persone diverse da te, Sam e Patrick, nella mia piccola infinità.
Sono passati sei mesi: la metà esatta di un anno come un altro. Ti
dissi che avrei ballato, ricordi? L'esistenza una balera affollata,
un Capodanno da affrontare con Converse verdi che aspiravano a essere
scarpe da tip tap, nell'ultima notte del mondo. Eroe per un giorno e
basta. Mi conosci e sai che ti ho mentito. Te l'ho detto perché
suonava bene. La promessa di ballare era la chiusura perfetta del mio
messaggio. Una bugia per una lettera piena di verità: perché si sa
che l'onesta mi fa paura, quand'è troppa. Mettiamole pure un limite.
Quello, il motivo principale, e la mia naturale tendenza a
dimenticare le cose. Come quando incontro una conoscente di mamma al
supermercato, le dico che le darò i suoi saluti, ma mica lo faccio
davvero. E chi ci pensa. Ho trovato un'amica e vorrei presentartela.
Ti piacerebbe. Tu piaceresti a lei. Io poi sono la famosa prova del
nove. Voi mi piacete entrambi, a me piace pochissima gente, dunque
dovete piacervi tra voi. Per forza. Senza condizionale. Dovete. So
che lo farerete. Si chiama Laurel. Laurel, questo è Charlie. Fate
ciao con la mano, guardatevi. Se vi somigliate, non l'ho notato.
Siete fratelli che non lo sanno. Siete parenti che non si somigliano.
Nati in città diverse, in epoche diverse. Da semi diversi, ma da
impronte uguali. Dio poi ha buttato lo stampino. I malinconici si
riconoscono. Hanno una nuvola nera disegnata sulla testa. Voi siete
un po' così. Mi siete piaciuti subito, perché anch'io sono un po'
così. Sai, comunque, che anche Laurel scrive lettere? Le sue sono
lettere d'amore perduto a buchi neri, a soli tramontati, a stelle
collassate. Personaggi famosi che non hanno retto, talenti sprecati.
La mia amica Laurel indaga sulla loro infanzia, le loro vittorie.
Studia cosa avevano in comune loro, e i loro rispettivi addii
all'esistenza. Scrive a Kurt Cobain, a Janis Joplin, a Amy
Winehouse, a Judy Garland. Però per tutto il tempo pensa a May, sua
sorella. Un'adolescente con una camera piena dei loro poster. Ci
dormiva insieme. L'inclinazione alla tristezza nel sangue. Il destino
dell'autodistruzione incorniciato al muro, accanto a poster dei
Nirvana da fare in mille, minuscoli pezzi, ora che lei non c'è più.
Laurel non si capisce.
E' una astrologa di vite eclissate, una
metereologa di acquazzoni di pianto e tempeste sentimentali.
Fruitrice di musica, creatrice di musica. Lettrice di poesie, autrice
di poesie. L'unica cura di sé stessa. Filosofeggia guardando Il
cavaliere oscuro e Stand By Me, mentre
tu - tra il terrorizzato e il divertito - guardavi Rocky Horror
Picture Show, e pensa a come il
mondo si sia rovesciato. A Batman che ha perso la sua amata e che è
accusato di essere un criminale, al Joker di Heath Ledger che ha
un'umanità e un ghigno che turbano, a River Phoenix che sarà sempre
il bambino bello e ribelle della trasposizione cinematografica del
miglior Stephen King. Così, "forever young". Invitala a pranzo,
portala fuori. Niente di imbarazzante: lei porta i suoi amici, tu
porta i tuoi. Che tipi che sono! D'altri tempi. Figli dei fiori
mancati per un soffio. La coppia: Kristen e Tristan. Uguali e disugali. Lei
studiosa, lui saggio e con l'ispirazione dentro, ma senza il coraggio
reale di provare a scrivere qualcosa di suo. Hannah e Natalie
potrebbero essere un'altra coppia, invece, solo che si amano e non lo
ammettono davanti agli altri. Fumano, bevono; le scintille delle canne e le teste
lucenti dei mozziconi di sigaretta come lucciole nel Vicolo. Il loro
Quartier Generale: un Pensatorio frequentato da hippy degli anni
duemila. Nei tuoi quindici anni succedeva qualcosa di simile. Te ne
stavi sul divano rosso dello scantinato di Sam e Patrick, con le
sigarette che fumavi, anche se non ti piaceva il loro sapore, e il
silenzio dei tuoi diecimila pensieri. Da ragazzo da parete a ragazzo da parete,
ti capivo.
Laurel all'inizio non la mettevo bene a fuoco. Forse non
l'ho messa a fuoco nemmeno adesso, ma ho imparato a farmela piacere
ugualmente. Con i suoi misteri da giovane donna, con quelle lettere che
non mi fa leggere. In foto non viene bene, non esce. Vive per conto
suo, quasi dietro un vetro appannato: quando è inverno, piove e
fuori fa freddo. La stanza è umida, le finestre rigate d'acqua
piangono inconsolabili. Ti viene da disegnarci una cosa con il
polpastrello, con l'indice: una faccia che sorride, un cuore
sbilenco. Hai voglia di intaccare il gelo con la punta morbida di un dito. Apri
un passaggio, un pertugio, sul vetro bagnato. Un buco nel mondo di
Laurel. Piove e le luci dei lampioni sfarfallano: sono bellissime. E'
Natale. Le luci si raddoppiano e si raddoppia quella bellezza opaca –
da lampadina che muore, da candela che si spegne, da battito che
s'addormenta nei macchinari dell'ospedale. Un battito sordo, lento.
Laurel è tutta un tum... tum... tum... Un ritmo pacato, pacifico, che
ha tanto sonno arretrato. Non riesce a dormire: la sua stanza
è a metà. Manca un pezzo del suo vecchio letto a castello; sua
sorella non è da nessuna parte. May era una fata e tra le altre
creature alate del suo bosco nero doveva esserci anche la Alaska di
John Green. Sono della stessa specie. Di notte, May abbandonava
Laurel per spiccare il volo. Quando nessuno la vedeva, si illumava e
le sue ali di luce la portavano fuori dalla finestra, nel vento. In
mezzo a feste e cuori, sbronze e amori. La mia amica ha guardato e le
ali della sua sorella maggiore si sono spezzate. Adesso ha preso a
non guardare e a non pensarci. Magari poi lei torna. Dalla finestra
semiaperta, dalla morte, ai suoi rossetti carichi e ai jeans
buoni strappati sulle ginocchia. Magari poi non gioca più a fingersi
morta. Tu hai presente il mare? Porta a riva dei legnetti che non si sa
da dove arrivano. Secondo Laurel fanno a gara, come le tartarughine
che – rotte le uova – si sfidano a chi arriva per prima
all'acqua. May sarà nella prima onda che si infrange a riva, secondo noi. Caro
Charlie, ti consiglio questa loro storia. Quando leggo qualcosa che mi
colpisce penso sempre ad altri lettori con gusti simili e, in questo
giorno di giugno caldo e nuvoloso, mi sei venuto in mente proprio tu.
Noi siamo infinito
apprezzerebbe Noi siamo grandi come la vita.
Per la scrittura tanto semplice, i passaggi delicati, i fiori
nell'asfalto e la colonna sonora pazzesca, i personaggi sfocati in
cerca di un loro infinito in un'età che infinita non è. I giovani e
la morte. Un mistero guardato in faccia da occhi timidi. Laurel ti accarezza e scopri di star male, anche se prima non lo
sapevi. La carezza è il memento, la carezza è la cura.
Con immenso affetto,
sempre. M.
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Ed Sheeran – A Team
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