Una regina dalla voce argentina (ma è russa)

Creato il 01 dicembre 2010 da Massmedili

L’avevamo conosciuta nel 2004 con un fantasmagorico album chiamato Soviet Kitsch (parte di un più ambizioso progetto chiamato “How to survive to the Soviet Kitsch” con un berretto da ufficiale russo in testa e mentre si scolava una boccia di vodka in copertina…

…e già lì si era capito che la fanciulla, ai tempi 24 enne, aveva carattere ed era piuttosto spiritosa, con un pugno di canzoncine irriverenti ma mica male, soprattutto Ode to divorce, Sailor Song e Us. Quest’ultima, guarda un po’, dopo qualche mese salta fuori che è diventato il jingle dello spot Microsoft di mezzo mondo. Mica male per la ragazzina esule ebrea russa che ha dovuto abbandonare il piano a Mosca per seguire i genitori prima a Vienna, poi a Venezia e infine nel Bronx, dove ha studiato musica in una scuola per ultraortodossi causa niente quattrini per una soluzione più laica…

Due anni dopo la consacrazione con l’album Begin to Hope e il pezzo tormentone Fidelity, con quel ritornello trillante in levare, che non parla delle carte per la raccolta punti di un supermercato ma, sorprendentemente, del rapporto fra un lui e una lei. E poi ancora, nel 2008, Far, album “più maturo” ma senza hit. E intanto la critrica continua a parlare della musa del nu folk, la scena sui cui si muovono santoni come Devendra Banhart, Sufjan Stevens, M.Ward, Cat Power e compagnia giustappunto cantante. In realtà, a mio avviso, la fanciulla russa Регина Ильинична Спектор dai labbroni carnosi e dagli occhioni azzurri un po’ sgranati ben poco ha a che spartire con i sunnominati: troppo trillante, romantica, sognante. O no?

Arriva quest’anno, lei ne compie 30, e esce puntuale questo Live in London che una volta sarebbe stato il coronamento di una carriera: 24 brani 24 con lei che canta e suona il piano e la chitarra e con un suo gruppo, DVD ’ncoppa. E salta fuori che la fanciullina esilina e romantichina, invece, ha grinta da vendere e si mangia la scena come una tartina con olive. Vociaccia che sale e che scende, poche esitazioni, testi un po’ meno ritenuti che nei Cd da studio con frasi rivelatrici (che le sono valse in copertina il marchio ”Parental Advisory” per le parolacce) tipo “cara Marianna sei proprio una troia!”, o “e pensare che non ti avevo neanche notato finché non mi hai offerto quella riga di coca”, oppure l’ultima canzone dal titolo inequivocabile; “il mio amore è una puttana”.

L’etera fanciulla, insomma, ha un’anima de fero, e più che agli altri nufolkisti rimanda a pupe toste alla Ani Di Franco, Lucinda Williams, e a tratti K.D.Lang.  Anche se si sforza di apparire più soave e più simile a una specie di stupefatto canarino Titti del tipo “mi è semblato di vedele un gatto”.

Per chi non la conosce una simpatica scoperta. Per chi già la conosce, un po’ più di una conferma. Insomma, suggerisco di accatarvelo e di ascoltarlo quando fuori piove, augurandovi di non trovarvi mai una fidanzata con un carattere simile, non deve essere proprio facile…


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