965 anni fa, proprio alla fine di maggio, a Nishapur, nell'Iran settentrionale ai confini con Turkmenistan, nasceva Ommar Khayyam, uno dei grandi poeti dell'umanità. In realtà fu poeta per sbaglio, o semplicemente a tempo perso, per diletto personale, insomma, un dilettante della letteratura, pensa un po' se ci fosse messo sul serio! Viveva in tempi difficili e pericolosi, le invasioni turche e gli sconvolgimenti sociali, non gli lasciarono mai la giusta tranquillità per dedicarsi a quella che era la sua vera attività, lo studio della matematica e l'astronomia. A Samarcanda pubblica il suo Trattato sulla dimostrazione dei problemi di algebra e affronta il problema della soluzione delle equazioni cubiche legandole all'uso delle coniche, propone una soluzione per approssimazione e dimostra che il problema non è risolvibile con riga e compasso, risultato confermato solo 750 anni dopo. Studia a lungo il passaggio dei problemi geometrici alla forma algebrica. Affronta tematiche studiate solo secoli dopo come i coefficienti binomiali e il triangolo di Pascal e precede con intuizioni geniali dimostrazioni di geometria non euclidea e sulle frazioni continue.
Successivamente, per quasi venti anni ad Isfahan, è responsabile dell'osservatorio astronomico e in base ai suoi calcoli viene riformato il calendario con una precisione di molto superiore a quella del calendario gregoriano, ma quando il suo protettore viene ucciso dai famosi ashaisin, la setta di sicari prezzolati, guarda un po', finiscono i fondi per lo studio e la cultura e il nostro Ommar, duramente attaccato dagli estremisti religiosi sunniti, se ne va a Merv, in Turkmenistan dove continua i suoi studi matematici. Un genio, un precursore insomma, eppure trovava il tempo, tra una equazione e l'altra , di scrivere centinaia di quartine di straordinaria efficacia. I suoi temi, l'elogio del vino, l'amore, il timore della morte e dell'invecchiamento, l'impotenza dell'uomo ad abbracciare tutta la conoscenza, la critica corrosiva verso il bigottismo ignorante ed il potere che ha in spregio la cultura, la scienza e l'arte. Un elogio continuo del "carpe diem", per vincere la tristezza ed il dolore della consapevolezza della caducità delle cose. Da leggere con cura dopo aver sentito un dibattito televisivo sul commento alle elezioni amministrative che spiega sagacemente come i risultati possono essere influenzati dalla concomitanza del derby.
Non ricordare il giorno trascorsoe non perderti d'animo sul domani che verrà:non pensare a passato e a futuro,vivi l'oggi e non perder nel vento la vita.
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