Una segreta simmetria/1. Sabina Spielrein e Hannah Arendt

Creato il 20 ottobre 2014 da Dragoval

Il titolo di questo post costituisce un omaggio al lavoro di Aldo Carotenuto, Diario di una segreta simmetria, grazie al quale la vita, l'opera e l'importante contributo di Sabina Spielrein alle teorie di Jung e Freud sono stati giustamente sottratti all'oblio e riportati alla luce.

Ciò che invece mi ha sorpresa è stato l'estendersi di una simmetria, più che segreta quasi perfetta, della relazione Spielrein Jung in quella, assai più nota, tra Hannah Arendt e Martin Heidegger.Non sarà difficile notare, infatti, è non certo per mero gusto di pettegolezzo storico, le profonde affinità che intercorrono nelle dinamiche di queste relazioni e che andranno ad influire ovviamente anche sullo sviluppo del lavoro teorico di entrambe.

Quando arriva alla clinica Bulghozli di Zurigo, nel 1904, Sabina, figlia di un ricco commerciante russo giunta in Svizzera per intraprendere gli studi di medicina, è in preda ad una gravissima crisi isterica. Vista l'inefficacia dei metodi tradizionali, viene quasi immediatamente presa in cura dal giovane medico Carl Gustav Jung, fervente seguace del metodo psicanalitico di Freud (nonché suo erede designato). La cura dell'isteria di Sabina dura circa un anno: in questo periodo,tra il medico e la sua paziente nasce una relazione profonda, da Freud poi ricondotta ai termini di transfert e controtransfert, che comunque coinvolge profondamente lo stesso Jung e alimenta la fantasia di Sabina di dare al suo mentore e padre spirituale (la parola non è scelta a caso, alla luce del'analisi della nevrosi di Sabina) il figlio eletto della razza ariano-ebrea, Sigfrido (l'incubo di ogni nazista, verrebbe da commentare con il più nero umorismo, soprattutto alla luce della futura compromissione di Jung con il regime di Berlino):

Caro,
riceva il prodotto del nostro amore,il lavoro (per Lei) cioè il figlioletto Sigfrido. Mi p costato troppa fatica, ma per Sigfrido niente mi sarebbe troppo difficile. Se il lavoro viene accettato da Lei per la pubblicazione, sento il mio dovere nei confronti Suoi e del suo figlioletto è compiuto. Soltanto allora sarò libera.[...] Sigfrido ha un impulso a creare straordinario, anche se per il momento gli è riservata un'esistenza-ombra nel regno di "Proserpina".

Nel 1911 Sabina è dunque già abbastanza lucida da sublimare la fantasia in un lavoro teorico, ovvero la na brillante dissertazione con cui corona i suoi studi di medicina, intitolata La distruzione come causa della nascita:

Nell'occuparmi di argomenti sessuali un problema mi ha particolarmente interessato: perché l'istinto alla riproduzione, questo istinto potentissimo, insieme alle prevedibili sensazioni positive ne contiene di negative come la paura e la nausea, che devono essere eliminate affinché si possa raggiungere una sua positiva realizzazione? Naturalmente l'atteggiamento negativo dell'individuo nei confronti dell'attività sessuale è particolarmente palese nei nevrotici. A quanto mi risulta alcuni studiosi hanno cercato una spiegazione che tende a porre limiti all'istinto e insegna ad ogni bambino a considerare la realizzazione del desiderio sessuale come qualcosa di cattivo e proibito[...]. Il desiderio appassionato, cioè la libido ha due aspetti: essa é la forza che tutto abbellisce ma all'occasione tutto distrugge. Spesso si ha l'impressione di non riuscire a comprendere realmente in che cosa potrebbe consistere la caratteristica distruttiva della forza creatrice. Una donna che si abbandona alla passione, almeno nella odierna situazione culturale, sperimenta solo troppo presto l'aspetto distruttivo. Occorre immaginarsi di essere un po' al di fuori dei costumi borghesi per capire la sensazione di enorme insicurezza che sorprende l'uomo che si affida incondizionatamente al destino. Essere fecondi significa distruggersi, perché col nascere della successiva generazione quella precedente ha superato la sua acme: così i nostri discendenti diventano i nostri nemici più pericolosi contro cui non potremo mai spuntarla perché essi sopraviveranno e prenderanno il potere dalle nostre mani ormai prive di forza.

La riluttanza di Jung a proseguire la relazione, soprattutto a causa della continua minaccia di uno scandalo continuamente agitata da Sabina, porterà entrambi a rivolgersi ad un altro padre spirituale,eletto come giudice supremo ed imparziale della loro contesa: Sigmund Freud.

A Freud, infatti, scriveranno entrambi, Jung per giustificarsi in qualche modo e minimizzare l'accaduto gettando la colpa su Sabina; aquest'ultima, invece, per esternare a Freud la propria intenzione di divenire sua allieva (sarà infatti ammessa all'Accademia Psicoanalitica di Vienna, nel 1911, e il suo contributo Considerazioni psicoanalitiche in un caso di isteria sarà il primo lavoro a carattere psicoanalitico compiuto da una donna).

Ma il tempo e la storia hanno ragione di tutto. Dopo la brusca interruzione della relazione con Jung, Sabina sposa il medico Pawel Naumowitsch Scheften nel 1912(nel 1913 nascerà la loro figlia, Renate)e partirà per la Russia; qui si unirà all'Istituto Psicoanalitico Moscovita, e con Vera Schmidt darà vita all'esperienza dell'Asilo bianco, un esperimento educativo rivoluzionario teso alla realizzazione di un'educazione infantile su base psicanalitica che ospiterà, tra gli altri, anche il figlio di Stalin, Vasilij.

Quando l'atroce ottusità del regime sovietico dichiarerà fuorilegge la psicanalisi, Sabina sarà costretta a non poter più lavorare. L'Asilo bianco verrà chiuso e la Spielrein morirà nel 1942 a Zmievskaya Balka , presso Rostov, in uno dei più atroci eccidi nazisti su suolo sovietico, assieme ad altre 27000 vittime.

La corrispondenza tra Sabina e Jung terminerà solo con la morte di lei. Fino ad allora, ella riconoscerà chiaramente che, destinata a fare grandi cose,come ella stessa si definisce nel suo diario, il loro figlio Sigfrido andava come creatura ideale, ovvero come l'eredità del pensiero e del metodo junghiano raccolta da Sabina .

A gettare luce sulla complessa relazione che lega Hannah Arendt a Martin Heidegger si rivela fondamentale, oltre l'epistolario, il volume di Antonia Grunenberg Hannah Arendt e Martin Heidegger. Storia di un amore, che inquadra la relazione nel contesto storico e culturale di riferimento, chiarendo innanzitutto le origini, l'ambiente di appartenenza e l'adesione o lo scontro con le correnti filosofiche e i pensatori contemporanei.

Hannah Arendt è una giovane studentessa, originaria di Hannover e vissuta a Königsberg (la città di Kant), che si reca a Marburgo per approfondire la fenomenologia di Edmund Husserl. Qui segue le lezioni del giovane allievo di Husserl, Martin Heidegger: l'incontro e la passione travolgono entrambi. Heidegger, inizialmente, è fortemente coinvolto, come rivelano le lettere inviate ad Hannah :

13.V.25

[...]Agostino ha detto una volta: "amo" significa "volo, ut sis"; ti amo- voglio che tu sia, ciò che sei.
9.VII.25
Cara Hannah! La serata e la tua lettera. Entrambe mi dicono che non sono abbastanza forte per il "tuo" amore."L'"amore non esiste affatto.

La relazione prosegue fino al 1928. Heidegger presenta Hannah alla moglie Elfride. Le conseguenze disastrose di tale iniziativa sono evidenti dalla straordinaria lettera, lucida e spietata, indirizzatale dalla Arendt :

[...]Martin ed io ci siamo probabilmente resi colpevoli sia l'uno verso l'altro sia verso di lei.Non intendo con ciò discolparmi. Lei non si aspettava che lo facessi, né io potrei farlo.Lei ha rotto il ghiaccio e per questo la ringrazio di tutto cuore.[...]Vede, quando lasciai Marburg, ero assolutamente decisa a non amare più un uomo[...]Siccome mi consideravo assolutamente alle cose, credevo di poter disporre di tutto, proprio perchP non mi aspettavo niente per le stesse.

Il '28 è anche l'anno dell' adesione di Heidegger al nazionalsocialismo (ne prenderà poi le distanze, e la sua ipocrita ritrattazione dall'antisemitismo è al limite del rivoltante); e così Hannah, benché lacerata, comprende che la frattura è insanabile e si allontana, anche emotivamente, dal suo maestro, trovando invece conforto nell'amicizia e nel sodalizio di pensiero con Karl Jaspers, tedesco ostile al regime di Berlino e costretto in pratica alla morte civile nel suo ritiro ad Heidelberg.

Anche la vita di Hannah riprenderà, come quella di Sabina. Hannah sposa, senza amarlo. Gunther Anders, l'allievo più disprezzato da Heidegger; il matrimonio infelice non durerà, e Hannah, arrestata nel 1933 a seguito dell'emanazione delle leggi razziali in Germania e poi costretta a fuggire attraverso la foresta di Erz,giungerà a Parigi , dove conoscerà Walter Benjamin Nel 1940 sposerà il filosofo marxista Heinrich Blücher e si imbarcherà per gli Stati Uniti .

La relazione con Heidegger, tuttavia, non si interrompe mai veramente. Anche negli anni della lontananza, entrambi sono al corrente del lavoro reciproco (Hannah sarà addirittura la curatrice dell'edizione inglese delle opere di Heidegger). Nel 195..tornerà a trovare i coniugi Heidegger, e ci sarà un riavvicinamento, nutrito dell'affettuosa comprensione della maturità, destinato a durare fino alla morte della Arendt, e che potrà coinvolgere anche Heinrich ed Elfride, con la quale Hannah tratta di questioni eminentemente pratiche , legate alla costruzione della casa degli Heidegger per la vecchiaia, alla valutazione economiche dei manoscritti di Essere e tempo e degli studi di Heidegger su Nietzsche).

L'autunno di questa relazione, come scrive la stessa Arendt citando Hölderlin, risana i cuori che la primavera ha spezzato. Ma che, in fondo, che la loro relazione abbia conservato l'impronta indelebile di quel " fulmine che improvviso abita tutte le cose", lo testimonia la formula di chiusura delle lettere di entrambi ( Come sempre) e la meravigliosa dedica di Hannah alla copia inviata a Martin del discorso radiofonico tenuto dalla Arendt in occasione dell'ottantesimo compleanno del filosofo:

Per te,per il 26 settembre 1969, dopo quarantacinque anni, come sempre, Hannah

Dai documenti e dalle testimonianze appare evidente l'appassionata profondità di Hannah e Sabina rispetto al perbenismo bigotto di Jung e Heiddegger preoccupati esclusivamente della propria pace familiare, tanto da prodursi entrambi nel patetico tentativo di normalizzare l'adulterio incoraggiando l'amicizia delle loro amanti con le rispettive mogli(!)

Notevoli sono poi anche le scelte successive di Spielrein e Arendt. Entrambe infatti si affermeranno nei rispettivi campi: dopo l'apprendistato junghiano, la riflessione di Sabina sulla psicoanalisi proseguirà autonomamente anche in Russia con studi sull'origine del linguaggio e con l'importante esperienza dell'Asilo bianco, paragonabile, per importanza e innovazione, alle teorie pedagogiche di Maria Montessori.

Hannah Arendt, invece,forse in polemica con la speculazione metafisica di Heidegger, tanto indifferente al risvolto morale e pratico da consentirgli senza alcuna remora l'adesione al nazionalsocialismo, rifiuterà l'appellativo di filosofo preferendo invece quello di teorico della politica; concentrando il proprio pensiero sull'analisi del ruolo delle masse nella nascita e nella vita degli stati totalitari (del 1951 è la pubblicazione di Le origini del totalitarismo), applicando le categorie heideggeriane di verità, coerenza e non contraddizione alla prassi e prendendo così drasticamente le distanze dal suo maestro.

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NOTA

L'ultima considerazione sul pensiero arendtiano è tratto dal volume di Simona Forti, Hannah Arendt tra filosofia e politica, Franco Angeli 1996, ora Bruno Mondadori, 2006, pag. 71


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