“Ma come si fa?”
“Bisognerebbe trovare qualcuno, che so? Per sapere l’indirizzo di questa Marisa Florian…”
“Domandiamo a quel militare là …”
“A quello? Ma che, sei pazzo? Quello deve essere un generale austriaco, non lo vedi?”
“E va bene… Siamo alleati!”
“Siamo alleati?”
“Eh …”
“Già, è vero: siamo alleati”.
“Siamo alleati”.
“Vieni …”
“Ahi!”
“E scansati! Scusi, lei è di qua?”
“Si, sono di qua. Perché, mi ha ciapa’ per un tedesco?”
“Ah, è tedesco? Te l’avevo detto io che era tedesco…”
“Ah… E allora come si fa?”
“Eh, ci parlo io”.
“Perché, tu parli…”
“Eeeeeh! Ho avuto un amico prigioniero in Germania. Non m’interrompere, se no perdo il filo”.
“Se ghe?”
“Bittescen… Noyo…”
“Se ghe?”
“Ha capito!“
“Che ha detto?”
“Dopo ti spiego. Noyo… volevan… volevon savuar… noyo volevon savuar l’indiriss…ja…”
“Parla italiano?Parla italiano!”
“Complimenti”.
“Complimenti! Parla italiano: bravo!”
“Ma scusate, dove vi credevate di essere? Siamo a Milano qua!”
“Appunto, lo so. Dunque: noi vogliamo sapere, per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare. Sa, è una semplice informazione…”
“Sentite…”
“Signorsì, signore”.
“Se volete andare al manicomio…”
“Sissignore, sissignore”.
“Vi accompagno io”.
“Sissignore, sissignore”.
“Ma guarda un pò che roba! Ma da dove venite voi, dalla Val Brembana?”
“Non ha capito una parola…”
Dialogo tra i fratelli Caponi (“che siamo noi …”: Totò, Antonio De Curtis, e Peppino De Filippo) ed un vigile urbano nel film Totò, Peppino e… la malafemmina , 1956, regia di Camillo Mastrocinque: dopo l’arrivo a Milano vestiti da cosacchi, la famosa dettatura e scrittura della lettera rivolta alla ballerina Marisa Florian (Dorian Gray, nome d’arte di Maria Luisa Mangini: “Signorina veniamo noi con questa mia addirvi…”), per invitarla a lasciar perdere la relazione con il loro affezionato nipote Gianni (Teddy Reno: “è studente che studia, che si deve prendere una laura…”), eccoli, mano nella mano, giunti in Piazza del Duomo, a chiedere informazioni…