Una sera d’inverno 1883 -Ceccardo Roccatagliata Ceccardi

Da Lielarousse

…Una divina
malinconia mi bacia, e di sua ombra
mi ravvolge. Io sospiro. E il mar, intanto,
già irrequieto, sotto il pallor lento
de l’occaso sereno illividisce
e il gemer cresce.  Quel mutar del giorno
ne la notte, io pendendo alla finestra
immobil seguo e una tristezza eterna
con disperata illusion ne libo.
Alcun forse, guardando, mi potrebbe
creder un sasso, così giunto io sono
al davanzale; o forse un vaso spoglio
di rametti e di fiori, o forse un’ombra,
ma non un uomo: né pensier, né cuore.
E il Tirreno s’infosca, e giù da monti
il vento con garrir lungo vi spazia;
e già la notte, i promontori, e i golfi
e le riviere oscuramente addensa
a l’orizzonte che s’appressa; e un astro
piange su quel deserto. Ahi! che più vasta
solitudine è il cuor; né vi risplende
balen di stella; sol dubbi e ricordi
vi rimescon lor ansia con un lento
urlo di fiotti su deserto lido,
una sera d’inverno…