Una serale riflessione di matematica: ordine e disordine, numero e realtà.

Da Maestrarosalba
Da quest'anno insegno matematica. No non dite che a scuola primaria si chiama aritmetica, perché come per gli altri ordini di scuola si chiama così. E non è una novità che un insegnante di scuola primaria insegni matematica. Lo è invece per me, perché dopo cinque anni di Italiano sperimentato con successo nel senso che mi è piaciuto molto, sperando che sia piaciuto anche agli alunni, arrivano i numeri. Io stessa ho auto qualche problema con i numeri, non l'ho nascosto neppure alle pagine di questo blog. Quindi così come con buona volontà ho ripassato la grammatica, allo stesso modo, con lo stesso spirito di ricerca e apprendimento personale, vorrei sperimentare il ripasso matematico. Io credo che fin da subito, un insegnante, bisogna che impari a controllare le convinzioni, fare muro, ostacolarle, si tratta di lavorare con mente aperta e sempre pronti a tutto.
Io che la matematica sia prima di tutto ordine, ogni tanto, quando vedo certi quaderni così infantilmente disordinati, lo continuo a dire ai bambini, ma mica ne sono convinta fino in fondo.  Io se guardo il mondo, che è matematica ed è per me adulta oggettivamente numero, mica lo vedo tutto quest'ordine, non vedo pile di quaderni ordinate nella mia aula, non vedo scatole ordinate di colori, eppure sono numero, altroché se lo sono. Penso a come leggo il numero nella realtà e penso a come lo leggono i bambini di prima, anzi per meglio dire a come non leggono, perché se è vero che sanno contare e sanno perfino indicare la quantità al numero corrispondente, della realtà numerica capiscono, e per un po', capiranno poco.  Faccio un esempio: sanno contare, ben oltre il dieci, individuano il numero negli oggetti, ma ancora non hanno capito che ogni volta che contiamo aggiungiamo un oggetto, non hanno capito quale numero viene prima e quale viene dopo, anzi non è che non hanno capito, non lo sapevano prima che io lo spiegassi con dovizia di esempi pratici e di giochi.
Così mi sta venendo in mente che noi insegniamo la matematica dimenticandoci com'è fatta la mente di un bambino: ci sono concetti che ancora non concepisce. Ne cito uno tanto per dire: la linea dei numeri è un'astrazione pazzesca per un bambino. Concetti che per apprenderli li deve sperimentare, e quando dico sperimentare intendo andare in palestra, in cortile, usare gli oggetti. A dire il vero, per concludere questa serale riflessione, dall'ordine maniacalmente matematico che mi è stato insegnato, un po' sto trascendendo, per prendere molto più a esempio la realtà così intrinsecamente ordinata nel suo disordine.
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