Una settimana di intensa lettura!

Creato il 18 dicembre 2012 da Frencina
La scorsa settimana vi ho parlato dei miei propositi libreschi per il 2013 e delle sfide alle quali mi ero iscritta ( a quella dell'alfabeto, dei classici e dei libri di Rory Gilmore si è aggiunta quella dei Buoni propositi, che si spiega da sè) e ho tralasciato gli aggiornamenti sulle letture in corso.Settimana intensa dal punto di vista delle letture: non ho lavorato molto ( la crisi in azienda si sente) e sono uscita di rado. Perciò...

Titolo: Abbiamo sempre vissuto nel castelloAutore: Shirley JacksonEditore: AdelphiPrezzo: 18,00Pagine: 182 Sinossi: la diciottenne Mary Katherine ci racconta della grande casa avita dove vive reclusa, in uno stato di idilliaca felicità, con la bellissima sorella Constance e uno zio invalido. Non ci sarebbe nulla di strano nella loro passione per i minuti riti quotidiani, la buona cucina e il giardinaggio, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood sono morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio lì in sala da pranzo. E quando in tanta armonia irrompe l'Estraneo (nella persona del cugino Charles), si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi stregoneschi, una storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli caratteristiche formali di una commedia.Ecco a voi il così detto "romanzo fuori di testa"! Shirley Jackson aveva a suo tempo stupito il mondo della letteratura con il suo "L'incubo di Hill House", una geniale storia horror che aveva affascinato persino Stephen King. Beh, "Abbiamo sempre vissuto nel castello" replica in buona misura le particolarità del romanzo precedente.Geniale perchè... questa autrice riesce a gettarti nell'angoscia, nella paura, in un'inquietudine malsana senza che nella storia ci sia qualcosa di REALMENTE spaventoso. E' un romanzo stranissimo, scorrevole e affascinante, un po' claustrofobico, una lenta discesa nel paranoico che non può non ipnotizzare. Racconta la follia con toni così normali e allegri, che ad un certo punto non si capisce più chi sia pazzo e chi no. Straordinario.Titolo: Muri di cartaAutore: John A. LindqvistEditore: MarsilioPrezzo: 18,50Pagine: 477

Sinossi:  Che si tratti di un edificio in un sobborgo di Stoccolma che comincia a muoversi minaccioso, di una donna con uno straordinario sesto senso che si trova più a suo agio tra gli alberi della foresta che tra le persone, o di un'anziana pensionata che si lascia coinvolgere in uno strano giro di furti ai grandi magazzini, queste storie inquietanti e magiche nascono tutte da un quotidiano così desolato e spaventoso che solo il sovrannaturale può promettere un riscatto. Dall'ultimo capitolo di "Lasciami entrare", in cui scopriamo cosa ne è stato di Oskar ed Eli dopo la loro fuga da Blackeberg, a "La soluzione finale", scena che conclude le vicende di Flora e Elvy alle prese con i morti viventi, Lindqvist avvolge le sue storie in un'atmosfera sospesa e spietata, riuscendo a raccontare quanto sia impalpabile il confine tra la realtà e l'incomprensibile.


Racconti, un paio notevoli, alcuni pessimi, la raccolta nel suo complesso mi ha lasciata con l'amaro in bocca.

Tutti i racconti hanno come filo comune la follia, l'incomprensibile, l'indefinibile: mostri urbani e follie quotidiani, altre realtà. Le atmosfere sono quelle gelide di boschi e città svedesi, lo stile è fluente; davvero notevoli " Lasciamo morire i vecchi sogni", che riprende vicende e personaggi di "Lasciami entrare" ( romanzo capolavoro di Lindqvist) e "La supplente" ( quest'ultimo l'ho letto sull'autobus, venerdì mentre affrontavo la neve torinese per andare a comperare i regali di Natale, e vi giuro che ero tutto un brivido, e non per la temperatura). Gli altri... li ho già dimenticati.
Voto 5+, e solo perchè è Natale
Titolo: Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedìAutore: Katherine PancolEditore: DalaiPrezzo: 20.00Pagine: 762

 Sinossi: I personaggi di Katherine Pancol sono ancora affannosamente in cerca della felicità pur scansandola per mille, buone ragioni. Hortense, la sua sfacciataggine e la carriera che decolla, l'odio ostinato per i sentimentalismi e Dio sa quanta fatica per abbandonarsi all'amore. Shirley, un valzer serrato tra relazioni sbagliate che dura da troppo e ormai l'ha sfinita. E poi lei, Josephine. Timidezza incurabile e maglioni sformati. Che attraversa Parigi per prendersi cura di un fiore. Gary che non ha la pazienza di aspettare, Philippe che invece non fa altro, e infine Oliver - "faccia da re umile" - che fa l'amore come s'impasta del buon pane. Un girotondo di vorrei ma non posso che finalmente ha la forza di interrompersi: fare i conti con quello che è stato, farlo adesso e senza riserve, per afferrare un lembo di felicità. D'altronde, gli scoiattoli di Central Park insegnano: la felicità ci inganna e dura un istante. La domenica i turisti affollano il parco, ma il lunedì?

... e poi c'è questo. Che ho abbandonato senza pietà dopo una cinquantina di pagine, perchè va beh che a Natale siamo tutti più buoni, ma io quest'anno non ho fatto fioretti!
Fra l'altro, questo me l'ha passato Francesca, e se non ricordo male le è piaciuto (Francy?).
Ho letto qualche recensione qua e là, e ho scoperto che è il terzo volume di una trilogia, e che i primi due romanzi hanno incontrato molto più successo rispetto a quest'ultimo. 
A me non è piaciuto. Non sono proprio riuscita ad entrare nella storia, calarmi nei panni dei personaggi. Mi sembrava un Sex and the city mal riuscito, più melenso e meno divertente. Personaggi poco definiti e una serie di luoghi comuni che ho trovato insopportabili. 

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