Un giorno di gogna non fa male a nessuno. Come dicono i filosofi più in gamba, è tutta esperienza. Su GIORNALETTISMO.COM
IL PATENTINO D’ALLENATORE 08/07/2013 Andrea Stramaccioni non ha superato il master per allenatore di prima categoria. E’ il primo essere umano a riuscire nell’impresa, scommetto. Ma il mister non è un deficiente. E’ pure laureato in legge. E’ solo che ha fatto troppe assenze. I suoi impegni alla guida dell’Inter – in qualità di allenatore, va specificato – e specialmente le trasferte all’estero per le partite di Europa League, lo hanno tenuto lontano dal corso di Coverciano. Strama nella sua vita ha fatto solo l’allenatore. Ragazzo promettentissimo, alla sua prima partita vera da calciatore, in Coppa Italia Serie C col Bologna, esce col ginocchio distrutto da uno scontro di gioco. Carriera finita a diciotto anni. Poi per quasi tre lustri allena ragazzini e ragazzotti, arrivando a vincere con l’Inter la prima edizione della NextGen Series, sorta di Champions League under 19. La vittoria folgora l’amletico Moratti, che lo spedisce ad allenare l’Inter autentica al posto di Ranieri, anche se privo del maledetto patentino di prima categoria, grazie a qualche deroga o escamotage legale di cui naturalmente non m’interessa un bel nulla. L’esperienza dura un anno e mezzo, ma le nevrosi tipiche dei periodi di magra della Beneamata vanno ancora peggio del solito. Strama rivela però al mondo la sua fine oratoria romanesca, amabile e imperturbabile, e ci regala una perla rara di comicità con l’imitazione di Cassano. Con tutto questo le stupide leggi che regolano il calcio italiano, inutili come la maggior parte di quelle che regolano lo stato italiano, vogliono, pretendono, queste arpie cretine, che Strama prenda quel patentinuccio della malora, simile a tutti quegli indispensabili diplomucci e preziose attestazionucce che ti danno immancabilmente se frequenti tot ore di corsucci della minchia regolarmente fatturati. Contro la bocciatura Strama ha perciò presentato ricorso, subito accettato, vista la bontà delle giustificazioni addotte. Gli è stata concessa una sessione speciale di esame. L’ex mister dell’Inter presenterà a settembre una tesi sperimentale per il Settore Tecnico, una tesi curata dal presidente dell’Associazione Nazionale Allenatori Calcio in persona, Renzo Ulivieri. Come titolo suggerirei “Il Calcio come Volontà e Rappresentazione”, giusto per finire in bellezza.
L’ANPI 09/07/2013 Martin Schulz è una di quelle mezze calzette cui un fato capriccioso ha voluto regalare l’immeritata fortuna di andare a sbattere contro il Berlusca. Schulz, che non è mai parso granché sveglio, in quel momento non ebbe esatta coscienza dell’enorme privilegio toccatogli. Ma da allora, son passati dieci anni esatti, per lui cominciò la pacchia e pure Martin, nonostante il non esaltante quoziente d’intelligenza, è ormai giunto a capirne la ragione. Era quello il giorno dell’insediamento del Caimano alla presidenza di turno dell’Unione europea. Schulz, da presidente dei socialdemocratici tedeschi al Parlamento europeo, e da perfetto cafone, salutò la nuova presidenza italiana con parole di scherno verso alcuni componenti del governo Berlusconi, specie quelli in odore di fascismo e razzismo, arrivando a fare dell’ironia sul loro quoziente d’intelligenza: un discorso da bulletto antropologicamente superiore, sul quale i media imposero di fatto una cortina di silenzio, e al quale l’impareggiabile Silvio, senza alcun timore reverenziale, rispose con un esempio del migliore e più schietto spirito italico, ossia con un montante fulminante alla Bud Spencer & Terence Hill, promettendo con la più sorridente cordialità all’esterrefatto Schulz di interessarsi per un suo possibile ruolo da kapò in un film di prossima produzione. L’anno dopo, ancora mezzo tramortito, Martin si ritrovò a capo dei socialisti europei fino a quando l’anno scorso divenne presidente del Parlamento europeo. Sempre l’anno scorso il presidente Napolitano lo insignì dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica Italiana. Anche a Martin questo trionfo italico sembrò il massimo. Ma non aveva messo in conto i marziani dell’ANPI, la setta più antifascista dell’orbe terraqueo, i quali hanno consegnato al mancato kapò tedesco la tessera d’onore della loro associazione «per il suo impegno a favore dell’antifascismo come valore fondante della Ue e per la ripetuta partecipazione alle commemorazioni degli eccidi nazifascisti, in particolare a Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema». Il partigiano Schulz è rimasto di stucco, quasi spaventato da questi zeloti.
RODOLFO SABELLI 10/07/2013 Sulla decisione della Cassazione di fissare per il 30 luglio l’udienza che confermerà o meno la condanna subita dal Berlusca nel processo sui diritti televisivi, ha fatto sentire la sua voce il serenissimo e puntualissimo presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, per dire che nella presunta accelerazione della Cassazione non c’è nessuna stranezza. Era tutto perfettamente prevedibile, codici e regolamenti interni alla mano. Non c’è nessun intento persecutorio nei confronti del Cavaliere. Sabelli ha voluto poi chiudere in bellezza le sue delucidazioni sul caso con questa perla di civile saggezza: «Chi riveste un ruolo rilevante nella vita di un paese, dovrebbe offrirsi all’accertamento delle eventuali responsabilità. Se ci sono…». Parole che solo personaggi abbietti come il sottoscritto possono interpretare come la bacchettata, personalissima, non richiesta, e piuttosto ruffiana, del maestrino sulle mani di Silvio, l’infame.
DON ANTONIO SCIORTINO 11/07/2013 Da quando Famiglia Cristiana è diventata un giornale per indignados, non è che si sia molto distinta nello stigmatizzare con asprezza qualsiasi disallineamento dalla cattolicità. Anzi è parso ai più che questa fosse l’ultima preoccupazione del settimanale diretto da Don Sciortino, campione ad honorem di quella società civile saputella con la quale trattiene da lustri cordialissimi e coltivati rapporti, anche editoriali, nonostante la lontananza di fedi e opinioni. E’ certo per superiore magnanimità che Don Sciortino passa sopra, come se camminasse sulle acque, anche alle critiche, spesso feroci e non raramente volgari, che dagli organi d’informazione e dai rappresentanti politici di quella stessa società saccente e moralmente soddisfatta di sé, vengono indirizzate al successore di Pietro. Fa bene, anche il cristiano deve saper essere uomo di mondo: nel modo retto, s’intende, non nel senso evangelico. Questa elevatezza di spirito, non ancora ben salda evidentemente, abbisogna però ogni tanto di uno sfogo, di un bel tuffo nella melma prima di riprendere il cammino verso la santità. Don Sciortino, per mischiare le carte, per incantare gli allocchi, e per sfuggire all’occhio penetrante dell’inquisitore – sarei io – l’ha trovato nell’antiberlusconismo bilioso, brutto peccato che comunque, per fortuna, grazie alla preghiera di tutti i fratelli, non conduce alla morte. E’ per questo che ieri non gli è parso vero di poter additare al pubblico ludibrio l’onorevole Cicchitto, colpevole di aver espresso con misura e rispetto una velata critica sulla visita del Papa a Lampedusa, crimine nefando che i cosiddetti cattolici del Pdl hanno avuto la sfrontatezza diabolica di non condannare. Non si vuol, almeno, avere la carità di riconoscere all’errante Cicchitto, che peraltro è di stirpe laico-socialista, una certa, virile, mancanza di opportunismo? Quello stesso opportunismo che oggi saluta, illudendosi, la «rivoluzione» di Papa Francesco? Lo stesso Papa «Francesco» invocato a gran voce prima della sua elezione dallo Spirito del Mondo? Lo stesso Papa Francesco che l’astuta Provvidenza ha messo sul trono di Pietro per davvero, a confusione futura dello Spirito del Mondo che l’aveva invocato?
PIPPO BAUDO 12/07/2013 Da quando il mondo della televisione lo ha virtualmente prepensionato, il mitico Pippo si è fatto pensoso ed ha cominciato a sbandare sempre più a sinistra. Non certo per vocazione, ma per istinto di conservazione. Purtroppo per lui, non avendo mai respirato la “narrazione”, nel milieu intellettuale socialmente impegnato, coi suoi tic e i suoi ammuffiti articoli di fede, fa figura di dilettante. Ciò spiega come sia stato possibile che nel suo programma su Raitre, in una puntata de “Il viaggio” dedicata all’eccidio delle Fosse Ardeatine, ci si sia riferiti all’attacco partigiano di via Rasella, che innescò la mattanza nazista, come a un “attentato terroristico”. Il crimine linguistico ha innescato l’immediata reazione dei pasdaran dell’Anpi che hanno richiamato all’ordine il vegliardo aspirante antifascista, informandolo che il macello andava correttamente rubricato sotto la voce “legittima azione di guerra”. Lo sbalordito Pippo, sentendosi troppo dolorosamente innocente, non ha chinato il capo, e per lo sconforto ha parlato confusamente ma abbastanza ragionevolmente di giochi di parole, di tribunali della storia e di tribunali della morale, volendo dire in sostanza che nell’azione partigiana c’era una dose robusta di cinismo. Insomma, nella sua beatissima ignoranza, ha visto il Re Nudo, senza rendersi conto del misfatto. Grande Pippo. Pensavate forse che mi vergognassi veramente per lui?
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