Una sola medaglia!

Creato il 05 ottobre 2014 da Patuasia

La mia performance.

Perché non sono andata alla manifestazione organizzata contro le Sentinelle? Perché è l’altra faccia della stessa medaglia. La stessa dannata logica delle due squadre che si contendono la vittoria. Del noi contro di loro. Del noi che siamo più bravi… e così, se loro stanno in piedi noi ci sdraiamo, se loro stanno zitti noi cantiamo (Bella ciao?), se loro sono grigi noi portiamo i palloncini colorati… Così la Campo: “Comunque la manifestazione è stata, a differenza di quella delle sentinelle, allegra, colorata e divertente!“. Io invece trovo tutto ciò patetico. Triste. Un retaggio culturale che alberga nella provincia più cupa del cervello. Infantilismo politico. Ottusità ideologica. E anche un’enorme presunzione: quella di avere ragione. La stessa che condividono con l’altra faccia della medaglia. Una sola! Vogliono liberare le differenze eppure a una mia semplice osservazione su fb si sono scatenati con l’arroganza del gruppo contro il singolo (altra condivisione con l’altra faccia della medaglia: una sola!). Secondo Simona Campo, il mio più grande errore è quello di stare seduta in poltrona (cosa dovrei fare, scrivere appesa a un albero?). Secondo Andrea Padovani la mia critica non è costruttiva (ma è costruttivo dire che la critica non è costruttiva?). Secondo Jeanne Cheillon io ero tra le Sentinelle (la logica elementare del: o con noi o contro di noi). Secondo Manuel Voulaz loro si battono anche per me (la vocazione cristiana di certa sinistra votata al martirio). Accettare le differenze è uno sforzo grande e impegnativo non un semplice slogan che si traduce in giochetti di squadra, perché le differenze sono varie e qualcuna potrebbe anche non piacerci. Le Sentinelle ad esempio. Loro sono una differenza che va accettata in quanto tale, altrimenti scegliamoci un altro slogan, e combattuta sul piano mediatico con l’intelligenza. Con la superiorità culturale e morale. Non certo con la loro stessa logica integralista e moralizzatrice. Cosa avrei fatto io? Non avrei cercato di differenziarmi facendo l’opposto (dio santo che banalità!), mi sarei posizionata davanti a ognuno di loro e lo avrei guardato negli occhi. Avrei presentato la mia diversità di pensiero e avrei affronato l’altra diversità di pensiero. La novità della performance (mutuata da quella tenuta al Moma da Marina Abramovic, ecco a cosa servono gli artisti!) sarebbe stata spiazzante perché avrebbe dato reazioni sincere e non scontate. Certo ci vuole coraggio ad affrontare la sincerità, ma quel coraggio avrebbe comunicato quale fra le due correnti di pensiero è quella più tollerante e giusta verso l’umanità intera.