Ho sempre pensato che nel lavoro l’aspetto economico non fosse il più determinante per convincere una persona a “lavorare bene”, la spinta che ognuno di noi ha nei confronti del proprio lavoro nasce da molteplici motivazioni e bisogni il cui mancato o parziale soddisfacimento può condizionare il rendimento dell’attività produttiva.
La motivazione non può essere “barattata” con la promessa di una retribuzione, o imposta con una minaccia di una punizione, ma deve essere sostenuta dalla consapevolezza che il proprio lavoro produca realmente un beneficio per l’organizzazione e per la collettività.
Sono ormai troppi gli ambienti di lavoro dove la semplice presenza delle persone, dettata da una grande forza di volontà o da pura necessità, rendono gli stessi apatici, ma la motivazione non è un fatto di volontà, è una spinta che nasce dentro.
E’ compito del management aiutare i propri collaboratori a trovare le motivazioni, introducendo opportuni metodi che permettano di massimizzare i risultati e far crescere il livello di maturità e di soddisfazione delle persone.
E’ necessario aiutare i collaboratori non a crearsi delle motivazioni, ma a trovarle dentro di loro attraverso percorsi finalizzati alla crescita professionale e personale, ruoli ben definiti e prospettive futuristiche, una comunicazione costante e la garanzia che il loro lavoro sia veramente importante per il benessere dell’azienda.
L’approccio lavorativo di ogni singolo individuo è caratterizzato da una differente spinta motivazionale che permette di raggiungere differenti gradi di rendimento. Il management deve garantire che vengano riconosciute le caratteristiche individuali e differenziati i singoli contributi, attribuendo di conseguenza un determinato inquadramento e corrispettivo economico.