Ho una storia da raccontare. È la storia di due piccoli mondi distanti che per un pezzo di tempo si sono confusi. Non sapevano da che parte iniziare e nemmeno come tutto fosse incominciato, ma era così che doveva andare. Come quelle cose che vanno, nonostante tutto, oltretutto. Non si erano incontrati, ma proprio confusi ché i confini qualcuno li aveva cancellati dalla carta geografica, come tutte le volte che le linee sono solo un mucchio di piccoli orizzonti da raggiungere, solo per avere una scusa per fare una passeggiata insieme. Quando chiedi a qualcuno di seguirti per saltare oltre l’orizzonte, l’altro sa che gli stai chiedendo di accompagnarti per tutta la vita. Richieste così non si fanno quasi mai. Quasi. I due piccoli mondi non avevano mai pensato di saltare, men che meno oltre l’orizzonte. Erano solo confusi, di quella confusione che fa pensare che le linee siano scomparse o che le uniche possibili siano quelle degli orizzonti. Anche se gli orizzonti non li aveva nominati nessuno. Anche se certi pensieri è meglio non averli. Anche se poi era tutta colpa del riflesso dell’acqua e delle figure che le ombre proiettano nel lago. Anche se nessuno dei due aveva messo in conto che, in mezzo a tutta quella confusione, alle linee scomparse e agli orizzonti da saltare c’era un altro piccolo mondo che aspettava. Nuotava, silenzioso, sotto il pelo dell’acqua, tra le ombre e i riflessi, trattenendo il respiro finché poteva, pronto a saltar fuori appena non ne avesse potuto più. Ho raccontato una storia. La storia di due piccoli mondi distanti che per un pezzo di tempo si sono confusi. Hanno una storia da raccontare. La storia di un altro piccolo mondo che aspetta di saltar fuori, un attimo prima di non poterne più.
[Grazie a Miriam per avermi regalato l'immagine di questo bellissimo dipinto di Esher.]