Una storia di ambientalismo ed onestà al sud: l’impegno esemplare di Giuseppe Di Bello

Creato il 05 dicembre 2011 da Terroniaassocult

Il tenente di Polizia di Potenza, Giuseppe Di Bello

Abbiamo pubblicato due nuovi video sul nostro canale YouTube: sono le due parti dell’intervista da noi fatta e ripresa al Tenente di Polizia di Potenza Giuseppe di Bello, avvenuta nella graziosa Hall del Palace Hotel di Matera, che ci ha generosamente ospitato (e cogliamo l’occasione per ringraziare la Reception per la gentilezza ed il garbo). Se ne avrete voglia e piacere, potrete approfittarne per conoscere una persona straordinaria che pensiamo dia lustro alla nostra terra dando un’occhiata ai nostri video e/o leggendo il seguente articolo…

Intervista parte 1 di 2

Intervista parte 2 di 2

Giuseppe Di Bello al sit in pacifico di protesta al Centro Oli di Viggiano (PZ) per manifestare il tema "NOI ESISTIAMO"

E’ un pomeriggio grigio e freddo a Matera quando finalmente riusciamo ad incontrarci. Noi terroniani abbiamo subito pensato di andare a cercarlo e di intervistarlo, appena abbiamo scoperto la sua storia, perchè… perchè è quello che facciamo. Cercare “Eccellenze” meridionali. Qualcosa di cui essere orgogliosi quando pensiamo alla nostra terra…

Il buffo è che di storie di delinquenza, corruzione, collusione, operazioni poco chiare ne abbiamo a bizzeffe… non ci meravigliano più, non ci scandalizzano più. Il buffo è che quando leggiamo o scopriamo storie di ordinaria onestà, storie che raccontano di valori “cui la gente non crede più – ma vorrebbe” (citando il saggio Cage in “National Treasure 2″) vorremmo che tutti le conoscessero… così cominciamo noi, i meridionali, con lo smetterla di condannarci senza appello, perchè siamo “delinquenti dentro”. Genticamente indotti.

E’ un uomo semplice e umile Giuseppe Di Bello (a dispetto dell’accusa d’essere “esibizionista”, che i suoi detrattori – di cui parleremo più avanti – hanno cercato di scaricargli addosso…). Giuseppe Di Bello è uno di quegli eroi quotidiani di cui spesso non sappiamo nulla, e che in altri Paesi andrebbero in giro per scuole e TV a raccontare… ad ispirare le future generazioni col loro esempio. Col suo lavoro è venuto più volte a contatto con questioni ambientali poco chiare, e quando si parla di questioni ambientali poco chiare si parla di inquinamento, salute e rischi seri. Di cui, a livello nazionale, poco o nulla si sa.

Area Ex Liquichimica di Tito Scalo, sequestrata dal tenente Di Bello nel 2001

La Basilicata, regione che Giuseppe ama visceralmente, vive una situazione paradossale come nessun’altra regione italiana: ricchissima di materie prime e risorse paesaggistiche (incontaminate…. spesso per forza di cose: è una regione-isola!! Non ci si può andare se non in auto, e ben conoscendo le strade…), ma poverissima sul lato sociale, del lavoro, degli investimenti. Interrogato circa i motivi di questa situazione, e sollecitata una panoramica sulla situazione in toto, Giuseppe ci racconta di uno sfruttamento della regione senza pari, da un lato per le estrazioni, dall’altro per lo sversamento di rifiuti. In massima parte provenienti da altre regioni, settentrionali in testa. E badate bene: rifiuti non urbani, ma industriali. Spesso fanghi non trattati, che significa: potenzialmente altamente inquinanti, come è infatti accaduto nell‘area Ex Liquichimica di Tito Scalo, dove da ben 10 anni è stata accertata la contaminazione della falda acquifera sottostante, e dove nonostante lo stanziamento di 4,5 milioni di euro per la bonifica… i “salsicciotti inquinanti” sono ancora lì. Tito Scalo è stata solo la prima della serie di vicende ambientali “poco chiare” di cui Giuseppe si è occupato. A telecamere spente ci ha raccontato l’aneddoto circa l’avvio delle indagini: un uomo morente di cancro, che sapeva d’essersi ammalato a causa dell’inquinamento a Tito Scalo, lavorandovi, aveva voluto portare Giuseppe sul posto per mostrargli quali mostruosità si stessero consumando sull’amato territorio lucano: “Io muoio, ma prima tu devi sapere”.

E Tito Scalo è la prima storia lucana nera che Giuseppe e il giornalista Maurizio Bolognetti raccontano coi mezzi moderni per denunciare alla popolazione lucana (e non solo) ciò che le autorità non fanno trapelare: ne scaturiscono dei video, diffusi sul web… che daranno origine al risveglio dell’attenzione del popolo a questioni scottanti che lo riguardano molto da vicino. E quando il popolo si sveglia è sempre un pericolo per chi si giova del suo dormire.

Giuseppe Di Bello ed un volontario dell'Oipa mentre effettuano un campionamento al centro dell'invaso del Pertusillo

Seguono altre iniziative: come egli stesso afferma nell’intervista, Giuseppe, grazie a fondi stanziati da privati (Associazione Coscioni, Nessuno tocchi Caino, Radicali), ed in collaborazione con un laboratorio privato, fuori dall’orario di lavoro, conduce analisi sulle acque degli invasi lucani e, in particolare del Pertusillo: il Pertusillo, uno dei bacini artificiali più conosciuti e rinomati per la sua bellezza paesaggistica, per non tacer del fatto che sia una della stazioni più importanti della rete idrica della stessa Basilicata nonchè dell’acquedotto Pugliese, quella grandiosa opera d’ingegneria idraulica che ci fa vantare un primato (è il più grande acquedotto d’Europa). E che porta acqua nelle nostre case. Durante queste analisi vengono fuori parametri fuori norma, che fanno sospettare sia scarichi d’origine urbana abusivi (o comunque un mal-nullo funzionamento dei depuratori), sia d’origine industriale…

Ancora una volta Giuseppe e Maurizio diffondono queste informazioni. Stavolta non solo non vengono ascoltati, ma qualche mese dopo arriva anche la “sorpresa”: Giuseppe viene sospeso dal lavoro e dallo stipendio per due mesi per “Violazione di segreto d’ufficio” e verrà indagato insieme a Maurizio Bolognetti per “Associazione a delinquere”.

Giuseppe nell’intervista dirà di aver vissuto quest’esperienza con sorpresa: le analisi erano state condotte fuori orario di lavoro, e con risorse di privati. Inoltre si sente tutelato, dal punto di vista legislativo, dall’articolo 32 della Costituzione e dalla Convenzione di Aahrus che, sostanzialmente, dice che chiunque venga a conoscenza anche solo di un rischio ipotetico per la salute della popolazione o per il territorio, deve diffonderne notizia immediatamente.

Moria di pesci al Pertusillo (rinomato sito di pesca) - 26 agosto 2011

Giuseppe si è trovato ad essere ambientalista per lavoro e per forza di cose: è un padre di famiglia, pensa al futuro dei suoi figli… chi mai vorrebbe far crescere i propri figli in un luogo infetto? Ha agito secondo coscienza… e di punto in bianco lo sbattono fuori. A Maurizio va anche peggio: gli perquisiscono casa… la casa di un presunto”associato a delinquere”. Tutto questo mentre i “salsicciotti” mortiferi di Tito Scalo stanno ancora lì. Non ci vuole un genio per capire che evidentemente avranno urtato qualcuno dei cosiddetti “poteri forti”. Ma ciò che sembra aver amareggiato di più Giuseppe, è il fatto d’esser stato allontanato dal suo incarico al corpo di Polizia perchè “col suo operato gettava ombra e discredito sull’amministrazione”. Il colmo è che noi tutti invece, guardando la sua storia, riteniamo di essere orgogliosi d’avere un meridionale come Giuseppe tra noi, e che il discredito l’abbia gettato su se stessa proprio l’amministrazione o le autorità colpevoli di questo tentativo di voler infamare un uomo onesto.

Nel frattempo son poi iniziate le misteriose morie di pesci e la comparsa dell’alga cornuta negli invasi… che hanno cominciato (tardivamente) a destare allarme. E la storia nera lucana continua, col recente scandalo Fenice nell’area di Melfi (dove il termovalorizzatore della ditta Fenice ha inquinato la falda acquifera ed il territorio, e continua, con manovre davvero “poco chiare”, ad operare nel sito).

Ora Giuseppe, spostato temporaneamente al coordinamento degli operatori museali presso il Museo e la Pinacoteca Provinciali, attende l’esito del suo procedimento in corso. Si dice fiducioso che il popolo lucano stia alzando la testa e cominci a capire, a svegliarsi dal torpore… comincia a credere che il “Principio di autodeterminazione” secondo cui ciascun popolo deve poter decidere da sè per sè quali provvedimenti siano idonei e quali no, finora sistematicamente taciuto e tradito, non sia più un miraggio lontano… comincia a credere che il “Principio di prossimità”, secondo cui le scorie di un sito devono essere smaltite il più vicino possibile al luogo di produzione, puntualmente ignorato, sarà preso in considerazione…

Giuseppe Di Bello, l’uomo che ha messo a repentaglio tutto pur di far conoscere la verità, e che continua a svolgere analisi a sue spese per difendere la Basilicata, la sua terra, dagli iniqui attacchi di gente miope senza scrupoli e senza futuro (perchè sfruttare, dissanguare e rovinare una terra senza ritegno non ammette alcun futuro per nessuno, nè per gli sfruttati, nè per gli idioti sfruttatori), Giuseppe è la nostra Eccellenza della Terronia per giustizia e ambientalismo. Un uomo di cui andare fieri, un faro che possa ispirare e confortare quanti, sconfortati, pensano che il sud sia irrimediabilmente perduto. Ebbene, finchè uomini come Giuseppe veglieranno su di noi, potremo dormire sonni tranquilli… e restare ottimisti sperando in un sud migliore.

Grazie Giuseppe.

Angela Teresa Girolamo

Valentina Prencipe

& Terronians

ps. Per chi volesse esser aggiornato circa le attività ambientaliste di Giuseppe Di Bello vi segnaliamo il suo profilo Facebook

E a tal proposito, notifichiamo l’ultima iniziativa in atto: Sit In al centro ITREC di ROTONDELLA (MT) domenica 18 dicembre DALLE 8,00 ALLE 14,00

PER DIRE NO AL TRATTAMENTO DI RIFIUTI NUCLEARI IN BASILICATA
NO AL DEPOSITO TEMPORANEO DI RIFIUTI NUCLEARI IN BASILICATA

Per chi voglia approfondire:La Gazzetta del Mezzogiorno: “Ecco la Basilicata dei veleni e silenzi”, di Massimo BrancatiLa Siritide.it: Verdi “Ecologisti e Civici” su “caso Di Bello”Area Genova: La vergogna di un paese marcio ,tenente Di Bello lei e’ onesto ,stia sospeso!Noicittadinilucani: Indignatevi lucani!Il Prometeo lucano: “Basta veleni nella nostra terra”

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