Una stranezza spaziale

Creato il 16 maggio 2013 da Trame In Divenire @trameindivenire

Space Oddity, una "stranezza spaziale" e una reinterpretazione da brividi.

Nei due mesi trascorsi sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), il comandante della missione Expedition 35, Chris Hadfield, non ha avuto certo il tempo di annoiarsi. Ha riscritto e inciso, con la collaborazione dei suoi amici di band dalla Terra, Space Oddity, uno dei brani di esordio della lunga e intensa carriera musicale di David Bowie. L a cover di Hadfield, n el giro di due giorni è diventata un cult della rete con quasi 12 milioni di visualizzazioni su Youtube, molte più di quante ne abbia l'originale.

Messa in rete poco prima di ripartire per la Terra con la navicella Soyuz, la cover è arricchita da un video girato sulla stazione durante il quale Hadfield ha voluto dare "un'ultima occhiata al mondo". Il video si chiude con un tocco di ironia, quando l'atterraggio termina con l'esplosione Soyuz. L'idea della cover è venuta in seguito alla tensione sorta durante un guasto poi risolto. Con questo lavoro Hadfield ha voluto onorare, attraverso la musica, il suo lavoro, le missioni nello spazio e la ricerca scientifica. E' il caso di dire, lontano anni luce da quanto accade in Italia per l'arte e per la ricerca, e non solo.

Space Oddity, è stata scritta da David Bowie nel 1969 in occasione della missione dell'Apollo 11, quando per la prima volta l'uomo mise piede sulla luna. Con il testo di Space Oddity, Bowie volle raccontare l'alienazione della solitudine, mettendo in evidenza l'ansia che deriva dalla perdita di controllo su sé stessi. In quel periodo, la morte del padre di David e la fine traumatica del rapporto con la sua ragazza, trovarono nelle vicende dell'Apollo 11 la metafora perfetta della sua vita di allora, a cui si aggiungeva l'ancora più alienante esperienza con l'eroina.

Ansia, alienazione, paura, meraviglia, stupore, si traducono per Bowie e per Hadfield nel miracolo dell'arte in quanto atto creativo. E' il volo dell'anima che ci eleva al di sopra di miserie, debolezze e attaccamenti terreni. L'arte si rinnova dunque la più sublime tra le attività umane, ovunque questa si svolga, che sia sulla terra, nello spazio o in quello spazio ancora più sterminato e infinito dell'animo umano. Quell'attività dell'anima che permette all'uomo di indiarsi e di affrancarsi dai limiti della corporeità, di elevarsi ed espandersi fino allo spazio infinito fra le stelle.


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