QUESTA TAPPA APPRODA PRESSO La collina del vento di Carmine Abate, storia di una Calabria che resiste.A Venezia nel 2012 per il Premio Letterario Campiello, vince una storia dicaparbietà. Un altro segno dei tempi ma nel tormentato 2012 il tema insiste nel contesto della solidarietà , della sofferenza, dell’umana comprensione, della vicinanza nella differenza.Non avevo mai letto nulla di Abate, e questo libro è stato davvero una bella sorpresa. L'autore nato a Carfizzi,
Questo lo sanno bene le tre generazioni della famiglia Arcuri, al centro della vicenda, proprietaria di una porzione di collina (il Rossarco) vanamente contesa dai suoi membri prima dal podestà locale e poi dagli speculatori edilizi: ma dolore, sofferenza per “resistere” alle continue aggressioni! E proprio qui, sul Rossarco, gli Arcuri hanno vissuto le due guerre mondiali, hanno visto morire e nascere i loro membri, e hanno appreso – pur sapendolo in quanto lavoratori della terra…– quanto possa essere dura, perfino violenta la Storia.
Posso dire che il Romanzo mi ha offerto l'ampio e poetico respiro oltre al ritmo antico del Verismo e della grande Letteratura Meridionalista dove protagonisti sono gli uomini e la loro Terra, che prende anima e vita nel racconto delle vicende storiche e familiari degli Arcuri. Ed ecco ricordarsi di Verga, De Roberto, Tomasi di Lampedusa, Carlo Levi, Silone, Alvaro, Jovine....con i loro scritti storici indimenticabili.
L'Io Narrante è Rino Arcuri, ultimo discendente della famiglia, che racconta un secolo di vicende in un ambiente contadino calabrese sulla costa ionica vicino a Cirò Marina, nella zona di Punta Alice: storie tra l'affabulazione, il mito, l'avventura e la realtà.
"Era un sogno di una sola immagine, come quelle dai colori sgargianti che dipingeva Ninabella: la collina, vista dall'alto di un aquilone in volo, pareva un'isola sfarzosa, chiazzata di macchie rosso porpora e circondata a est dal mare e a ovest dall'alveo di una fiumara luccicante di pietre e d'acqua a rivoli dai riflessi rossastri".
Ecco un passo significativo
"Una città è come una persona, nasce cresce muore, a volte sparisce lasciando labili tracce che solo un occhio attento può scoprire. Una città ha un'anima: quella non scompare mai. E' dentro ogni spicchio di terra, è tra l'erba, nell'aria. Ha voce di vento, un odore tutto suo. Non sappiamo di preciso dove si trova Krimisa, ma la sua anima aleggia in questa collina".
Ed in questo ambiente l'uomo diventa Natura e la Natura si umanizza.
"Il vento ululava da lupo affamato, sollevando la polvere della strada fino all'altezza del viso. Michelangelo attraversò il corso principale con la sensazione di non essere solo. Piegò la testa in avanti per proteggersi gli occhi e vide l'ombra del vento selvaggio che gli svolazzava attorno: pareva il mantello nero che il padre indossava d'inverno, e pure la voce era del padre, un lugubre lamento che passo dopo passo diventava urlo di rabbia, canto di protesta, eco di chitarra battente."
Colate di cemento e pale eoliche, simboli di una modernità che non arreca vero sviluppo ma che ciecamente vengono collocate dove c'è vantaggio economico: la forza della Natura però ristabilisce l'equilibrio, le tradizioni sono salvate, i personaggi difendono l'identificazione con la propria terra d'origine.
Questa storia esce dagli stretti confini della Calabria assumendo un significato universale ed eterno.
"Per sempre è un'espressione effimera che racchiude la nostra voglia caparbia di perdurare nel tempo. Non esiste nulla per sempre, a parte le cose tangibili ritenute erroneamente inanimate, come le pietre di fiumara, le montagne della Sila, il mare nostro, il vento. Per sempre è la collina del Rossarco".
E' stata una storia che mi ha arricchito la mente, scritta in un linguaggio semplice e scorrevole, ricchissimo di suggestioni, di emozioni, di affascinanti metafore, un libro che ho letto tutto d'un fiato.