C’è una notizia buona e una cattiva. Quella buona è che la scienza è riuscita a trovare la chiave per capire uno stranissimo fenomeno avvenuto nel buio Medioevo- l’improvviso e colossale aumento di C14 nell’atmosfera. Fino a qualche mese fa sembrava inspiegabile e ora invece è stata trovata un’ interpretazione molto plausibile. La notizia cattiva, però, è che ad aver prodotto quell’evento straordinario sembra sia stata una tempesta solare decine di volte peggiore di quanto mai registrato. E se è già successo, può ripetersi ancora.
UN FLARE SOLARE
Ne avevamo parlato proprio nel blog: un’equipe giapponese, analizzando gli anelli dei tronchi di cedri plurisecolari, aveva trovato- in concomitanza con gli anni 774/775- un anomalo incremento di isotopi radioattivi di C14. Essi si formano quando una radiazione altamente energetica colpisce il livello più alto dell’atmosfera: si producono neutroni che scontrandosi con l’Azoto 14 lo fanno decadere in Carbonio14. Una reazione che avviene continuamente e che spiega la costante presenza di questo elemento che viene metabolizzato dagli esseri viventi- piante, animali ed esseri umani.
Ma in quel periodo preciso dell’alto Medioevo accadde qualcosa di non consueto, perchè gli alberi rivelano che in quel breve lasso di tempo la concentrazione di C14 aumentò dell’1,2 %. Una quantità enorme, pari a circa 20 volte il livello normale. Quindi- deducevano gli scienziati giapponesi- doveva essersi verificata un’emissione di energia davvero massiccia, in grado di giustificare quell’impennata eccezionale.
Nella loro studio pubblicato su Nature, gli studiosi nipponici avevano scartato tutte le ipotesi: non poteva essere stata l’esplosione di una supernova perchè la luce, fortissima e visibile anche in pieno giorno, sarebbe stata considerata un fatto prodigioso e gli storici dell’epoca ne avrebbero sicuramente scritto (invece non ne compare menzione), così come non poteva essere stata una gigantesca tempesta solare, perchè avrebbe prodotto le aurore boreali più spettacolari della storia anche a latitudini meridionali (di cui però, ugualmente, non si parla nelle cronache del tempo) oltre che danni profondi alla fascia dell’ozono con conseguenze devastanti per l’ambiente.
Ma un loro collega americano è convinto che si siano sbagliati. Adriam Melott, fisico presso l’Università del Kansas a Lawrence, pensa infatti che l’equipe di Nagoya abbia valutato in modo errato effetti e caratteristiche di una spaventosa emissione di massa coronale dal Sole, probabile vera causa di quel picco enorme di C14. Il problema, sostiene Melott, è che essi considerano le tempeste solari come “lampadine” che irradiano la loro energia uniformemente in ogni direzione. Invece esse producono grumi di plasma che può esplodere in modo del tutto incontrollato, imprevedibile ed unidirezionale.
LE TEMPESTE SOLARI POSSONO AVERE EFFETTI DEVASTANTI SUL NOSTRO PIANETA
Partendo da questo presupposto, la dimensione della tempesta solare in grado di produrre l’evento verificatosi nell’ VIII secolo non deve essere stata mille volte più grande di quanto mai registrato- eventualità ritenuta impossibile dal team giapponese- ma ne basterebbe una soltanto (si fa per dire…) 10-20 volte maggiore. La spiegazione esclusa nei mesi scorsi diventa , così, assolutamente accettabile e credibile.
Non solo. Il telescopio spaziale Kepler ha scoperto che stelle simili al Sole producono emissioni di plasma di questa entità con un intervallo compreso tra alcuni secoli e 1000 anni. “Ciò non significa, ovviamente, che succeda lo stesso anche per il nostro astro, ma suggerisce che tempeste del genere siano comunque possibili“, afferma il fisico americano.
Anche Melott ritiene improbabile l’altra ipotesi- l’esplosione della supernova. “Un evento del genere avrebbe dovuto essere davvero molto intenso. Si sarebbe vista una luce brillante nel cielo, anche più della luna piena. E sarebbe durata per mesi. Non poteva di sicuro sfuggire all’osservazione di tutti i popoli della Terra”.
Ma se davvero il fenomeno del 774-775 è stato provocato da un’eruzione di plasma solare di dimensioni pazzesche, allora non c’è da star sereni… Basti pensare che la tempesta solare che nel 1989 mandò in tilt la centrale elettrica che distribuiva energia al nord-est del Canada, lasciando il Quebec al buio per 9 ore durante un rigido marzo, era circa 60 volte meno potente.
IL BLACKOUT DEL 1989 VISTO DALLO SPAZIO