In un momento in cui la percentuale di interesse, nei confronti della politica, era scesa ai minimi storici dalla nascita della nostra Repubblica, è una buona notizia. Ciò dovrebbe essere considerato un bene, anche da chi appartiene all’altro schieramento. E alcuni, per dire la verità, sia tra gli elettori sia tra i politici del centro destra lo hanno ammesso. Giorgia Meloni, per esempio, è andata a visitare un seggio per capirne i meccanismi, auspicando si potesse, quando e come non è dato sapere fin quando non si esprime l’oracolo, svolgere delle primarie anche nel PDL.
Poi ci sono i disfattisti quelli che qualsiasi atto compiono gli altri, è un disastro, a prescindere, senza entrare nel merito, senza analizzare oggettivamente, ma affidandosi alla pancia, accecati dalla fede, abbagliati dall’unica e sola verità rivelata, la loro. Ma ci sono anche i contrari di professione: quelli che occorre superare il “sistema”, quelli che sono tutti uguali, quelli che avete scelto solo il leader e questo sarebbe la democrazia partecipativa e, avete pure pagato …
Insomma, qualcuno che dissente c’è, e ci sarà sempre. Ma, una cosa è essere contrari a un’idea contrapponendone un’altra e, avvalorandola con un’argomentazione, altra cosa è dire “no” e basta, nascondendosi solo dietro a parole prive di motivazioni. Nel primo caso si aprirà una discussione che contribuirà a migliorare l’idea iniziale, nel secondo caso ci sarà invece qualcuno che urla, perché vuole ascoltare solo se stesso.
Certo, la cattiva politica ha, di fatto, spinto al disinteresse, accrescendo sempre più il divario tra il “palazzo” e i cittadini ma, sono convinto che sia un errore abbandonare quello che è un nostro diritto / dovere: la partecipazione alla vita pubblica.
Dire sono tutti uguali finisce con il dare un alibi proprio a chi rappresenta se stesso, piuttosto che la comunità. Esiste la buona politica così come esistono gli italiani meritevoli, solo che negli ultimi anni, intrappolati tra la melma della cattiva politica e degli italiani peggiori, è stato difficile identificarli. Per fare emergere i migliori, occorre diventare dei cittadini responsabili, smetterla di credere alle favole, di delegare “l’uomo solo al comando” e raggiungere la condizione di popolo cosciente; libero da condizionamenti, da compromessi clientelari, da pigrezza intellettuale, e assumerci la responsabilità del bene del nostro Paese, perché una terra arida ha bisogno di un fiume, di idee.