Una trasparenza fiscale in trompe l’oeil

Creato il 18 luglio 2013 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

Dai loro attacchi contro il segreto bancario degli istituti svizzeri nel 2009, gli Stati Uniti hanno cambiato approccio rispetto alla frode fiscale negli Stati membri dell’Unione europea. Negli Stati Uniti, l’offensiva dell’autorità fiscale si è tradotta nell’emanazione nel 2010 del Foreign Account Tax Compliance Act (Facta), che obbliga le banche straniere a fornire i nomi dei loro clienti americani, anche se non sono domiciliati negli USA. Per quanto riguarda l’Unione europea, essa si è lanciata nello scambio automatico dei dati bancari con le autorità fiscali degli Stati membri. Allo stesso modo, il Granducato di Lussemburgo ha appena annunciato la sua volontà di impegnarsi in questo senso. Va notato che le fiduciarie lussemburghesi che servono a costituire società off-shore non saranno interessate dalla fine del segreto bancario.

I ministri delle Finanze, riunitisi durante l’ultimo G20 a Washington nel fine settimana del 20 aprile, si sono accordati per istituire uno scambio automatico di informazioni finanziarie. Il prossimo G20 deve ricevere un rapporto dell’OCDE sulla realizzazione tecnica di queste misure. Se la fine del segreto bancario è un obiettivo condiviso da tutti, un punto irrisolto è la questione dei trust o fiducie, dei sistemi opachi destinati a proteggere i beneficiari della loro amministrazione fiscale.

La City, attraverso i territori “dipendenti”, gestisce una quota significativa di queste società, la cui origine è nel diritto anglosassone, anche se questa nozione è stata successivamente incorporata nel diritto continentale, tra cui quello della Francia. In una dichiarazione che potrebbe sembrare contraria agli interessi immediati della City, George Osborne, Cancelliere dello Scacchiere, ha annunciato il 2 maggio che i paradisi fiscali situati nei territori “dipendenti”: Isole Cayman, Isole Vergini Britanniche, Anguilla , Bermuda, Montserrat e Turks and Caicos, hanno concluso con Londra un accordo bilaterale di scambio automatico di informazioni bancarie. Trionfante, egli ha salutato “l’adesione dei territori britannici d’oltremare alla strategia fiscale del governo”. In tal modo, ha anche annunciato un accordo multilaterale tra questi territori e Germania, Francia, Italia e Spagna. L’Isola di Man ha annunciato la sua intenzione di aderire a questo duplice accordo. Solo le posizioni di Guerneseney e Jersey restano incerte. A seguito degli accordi annunciati, i nomi, gli indirizzi e le date di nascita dei titolari di conti saranno scambiate automaticamente, così come i numeri dei conti, i saldi e le transazioni effettuate. Il ministro delle Finanze britannico ha precisato che sono anche monitorate “le informazioni sui conti detenuti da trust”.

Questo annuncio è considerato particolarmente “significativo” di un impegno politico generale a livello d’insieme di tutti i paesi dell’OCDE. Esso ha per obiettivo quello di servire da modello per una generalizzazione degli scambi di informazioni che integrerebbero dati relativi ai trust. La lotta contro la frode fiscale si è finora concentrata sul segreto bancario. Tuttavia, la metà del mercato offshore è attualmente concentrata in trust, creazioni giuridiche che non richiedono un segreto per poter mettersi al riparo dal fisco. Questo non è più un mercato della discrezione bancaria, ma quello della pianificazione fiscale. Pertanto, l’evasione fiscale si è progressivamente spostata verso queste strutture legali. I trust sono diventati il ​​principale strumento dell’evasione fiscale per i grandi patrimoni, l’alternativa più efficace al segreto bancario. Il trust è uno strumento di diritto che permette ad una persona di privarsi delle sue partecipazioni in modo da non apparire come il proprietario agli occhi del fisco. Una persona che ha fatto una tale trust non viene per nulla tassata in quanto non è più considerata come proprietario dei propri beni. Per quanto concerne il beneficiario del trust, che è in linea di principio imponibile, la sua identità non è necessaria al momento dell’apertura del conto secondo le giurisdizioni dei territori offshore britannici. In questi, la banca che apre il conto può non richiedere l’identità del beneficiario se il trust è “discrezionale e irrevocabile”.

Le maggiori banche situate nel continente europeo si sono ugualmente lanciate nei mercato dei trust, ma mantengono l’identità degli effettivi contraenti. Le banche anglosassoni praticano un uso meno restrittivo, mantenendo solo le informazioni sul “trustee“, la società di gestione e di amministrazione. Questo permette loro, in pratica, di ottenere un’opacità completa della persona che desidera evadere il fisco. Addivengono così ad una riservatezza ancora maggiore, senza segreto bancario nel senso formale del termine. Anche se, in una determinata indagine, queste legislazioni obbligano i siti finanziari a rimettere le informazioni sui loro clienti, quest’ultimi non possono fornire informazioni che non hanno. Se gli accordi annunciati da George Osborne disporranno una trasmissione automatica di dati, è ancora necessario che questi siano disponibili. Se, in Svizzera o in Francia, il titolare di un conto o di una fiducie è sistematicamente noto, questo non è affatto il caso nelle giurisdizioni britanniche. Se il beneficiario di un trust alle Bermuda è una società con sede a Panama, lo scambio automatico di informazioni tra Bermuda e Parigi o Berlino non apporterà molto alle autorità fiscali di questi paesi.

Contrariamente alle apparenze, questa riforma può solo servire alla City e ai suoi territori offshore, in quanto questi assicurano una migliore riservatezza ai contraenti effettivi e agli aventi diritto rispetto ai trust situati sul continente. A differenza dei loro omologhi situati in paradisi fiscali legati alla City, le fiducie continentali diventeranno più trasparenti al cospetto delle autorità fiscali. In realtà, questa riforma ha l’effetto di incoraggiare i grandi patrimoni a stabilire la loro pianificazione fiscale nei territori dipendenti dalla Corona britannica piuttosto che sul continente europeo. La “lotta alla frode fiscale” avviata dagli Stati Uniti si rivela come una operazione che riserva la possibilità di sfuggire al fisco ai soli grandi patrimoni, rompendo anche la struttura del blocco dominante in seno agli Stati membri l’Unione europea. E’ allo stesso tempo un cambiamento del sistema finanziario internazionale a favore della finanza anglosassone.


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