C'era una volta , a Merka, città somala che guarda l'oceano Indiano, un giovane Bìmàl di nome Aprone Mohamud.
Un giorno Aprone si recò da un santone del luogo per chiedere di preparargli un sortilegio malefico nei confronti dell'emiro Mad Guble, che era il capo della tribù degli Ajuran, il quale dalla sua città di Berdale aveva, da sempre, il controllo politico-economico anche di Merka.
Il santone acconsentì e anzi lo congedò con buone rassicurazioni e cioé che ogni cosa sarebbe andata a posto secondo i suoi desiderata.
Perché tutto questo?
Occorre andare indietro nel tempo per capire e ricordare una brutta storia di crudeltà e di sangue.
Molto prima che Aprone nascesse, suo padre era stato vittima, letteralmente, di Mad Guble, l'emiro prepotente, capace di compiere ogni genere di soprusi nei confronti dei suoi sudditi.
Poiché il padre di Aprone era un uomo impulsivo e quindi reattivo, per cui si era , in più di un'occasione ribellato, l'emiro, che non aveva gradito le sue reazioni, con un inganno, lo aveva fatto andare a Berdale e poi uccidere dai suoi uomini.
Queste informazioni ovviamente Aprone le aveva apprese da sua madre, la quale aveva anche aggiunto che, per non fare uccidere il piccolo che portava nel ventre,secondo gli ordini dell'emiro, aveva dovuto nascondersi e partorire nella casa di un uomo della cabila Durugba.
E anzi l'uomo, per avere la certezza che, in seguito, la vita del bimbo fosse salva, aveva dovuto pagare all'emiro Mad Guble inoltre cento monete d'argento e uno schiavo.
Ora, secondo la mamma di Aprone, era giunto il momento per il figlio,ormai adulto, di vendicare la morte di suo padre.
La vendetta-si sa- non è una bella cosa e Aprone, mite com'era, ne avrebbe fatto volentieri a meno.
Tuttavia non poteva di fronte agli altri Bimàl fare la figura del vigliacco ed incapace.
Così partì alla volta di Berdale e, una volta sul posto, fece subito amicizia con le guardie dell'emiro tanto da riuscire, dopo una cena conviviale, ad eludere la loro sorveglianza e penetrare nella camera da letto del tiranno.
E,senza rifletterci troppo, trovatosi dinanzi l'assassino di suo padre, lo colpì con una lancia al basso ventre.
Aprone era convinto in questo modo d'aver sul serio vendicato suo padre ma invece così non era. Perché Mad Guble era stato solo ferito dalla lancia del giovane vendicatore.
Qualche giorno dopo però, in seguito ad un'emorragia interna provocata dalla stassa ferita, l'emiro, nel corso di un tragitto da Berdale a Merka, tirò , con la gioia dei suoi sudditi, finalmente le cuoia.
E Aprone fu salutato tanto dagli Ajuran quanto dai Bimàl quale nuovo emiro del territorio compreso tra Merka e Berdale.
E ciò fu possibile perché Aprone si mostrò benevolo, in ogni occasione, semplice o complessa che fosse, verso la sua gente ma sopratutto accogliente e capace di perdono verso gli altri.
Inoltre governò sempre con grande saggezza tanto da far vivere alla gente anni di vera prosperità.
E i Bimàl, che prima erano solo pastori, sotto il suo governo , impararono ad essere agricoltori.E anche molto abili.
In tal modo c'era sempre cibo a volontà per tutti e si viveva in perfetta letizia.
Al riparo, dunque, da conflitti e da rivalità d'ogni genere.
Racconto tratto e liberamete adattato da "STORIE D'AFRICA"/ Edizioni DELL'ARCO-Milano
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)