“Il coraggio è il primo requisito della spiritualità.
I vili non possono essere morali.”
(Mahatma Gandhi)
Quando iniziamo a lavorare spiritualmente sulle nostre fondamenta, cioè sulle radici familiari, non possiamo ricevere dei dati e poi elaborarli come se fossero delle informazioni da riordinare: è così che funziona il mentale, ma non è questo il metodo migliore per elaborare le informazioni familiari che sono piuttosto, intessute di emozioni e di sentimenti. Questo è un lavoro che non è adatto alla mente ma è un lavoro per il cervello cardiaco, perciò si usano gli occhi del cuore.
La via del cuore è una via più dolce rispetto all’indagine mentale, ed è più adatta al caso nostro, perché qui non dobbiamo mettere ordine o prendere in mano le redini di una situazione, e neppure operare alcun cambiamento interiore: noi facciamo l'osservatore. Se facciamo amorevolmente questo duro lavoro, allora sapremo pacificare il nostro cuore per affrancarlo dai condizionamenti familiari che abbiamo ereditato. Altro pre-requisito iniziale è sospendere il giudizio su quello che andremo ad osservare anche se astenersi dal giudicare, è talmente difficile, che raramente lo sappiamo fare in modo ottimale.
Ricordiamoci allora che, in questo caso, il giudizio sarà pagato ad un prezzo molto alto soprattutto quando passeremo dal giudizio inflitto agli altri a giudicare il valore delle nostre azioni in quelle situazioni, perchè allora lo faremo con lo sguardo gelido e implacabile che riserviamo solo a noi stessi, e che agli altri non potremmo mai riservare: allora ci tratteremo più crudelmente di quanto possiamo crederci capaci.
Sospendiamo il giudizio totalmente se vogliamo raggiungere un maggiore livello di consapevolezza, sospendiamo le nostre categorie personali sui concetti di bene/male, di torto/ragione, di giusto/ingiusto, e tutti gli altri condizionamenti appresi, e lasciamo fuori dalla porta ogni abito mentale, per consentirci di vedere la realtà in modo totale, per poter comprendere fino in fondo perché una persona ha agito in un modo piuttosto che in un altro. Sospendere il giudizio davanti a quelle che ci appaiono come le peggiori ingiustizie di cui si può soffrire, è anche una prova di forza e di coraggio.
Se sospendiamo il giudizio non significa che possiamo giustificare ogni prepotenza o torto, come pure non assolveremo coloro che si sono macchiati di efferati delitti, ma significa semplicemente che sappiamo usare gli occhi del cuore per restituire la dignità umana sia alla vittima che al carnefice, poiché di entrambi sapremo comprenderne le ragioni.
Molto spesso nell’Anima familiare vi è un “non detto,” un senso implicito che fa pressione su di noi, come se ci fossero dei conti in sospeso che l'Anima familiare ci sprona a riconoscere, a risolvere e superare: questo meccanismo è funzionale all’evoluzione della razza umana e delle singole coscienze che ne fanno parte, perchè vengano ricordati gli errori e i torti degli Antenati alle generazioni future, affinchè non possano più ripeterli.
Se sappiamo riconoscere le parti irrisolte, ma anche le parti più nobili della nostra stirpe familiare, sapremo liberarci dalle emozioni e dalle azioni ripetitive che tali meccanismi alimentano in noi, sapremo affrancarci dai retaggi atavici per diventare manifestazione di noi stessi, e non saremo solo dei primati evoluti che ripetono ossessivamente degli schemi incisi dai condizionamenti.
Se sappiamo lavorare amorosamente sulle nostre radici, sapremo riconoscere il luogo da cui veniamo e riporteremo dal nostro viaggio di saggezza tanta pace, benessere e amore. Conoscere la verità ci rende sempre liberi, e noi saremo liberati dal nostro passato e dalle sue ripercussioni negative nel nostro futuro.
Per lavorare sulle consapevolezze radicali dobbiamo usare le sensazioni che sentiamo nel nostro corpo, perché è il corpo che ci fa ricordare, mettendo l'accordo tra il sentimento e l'emozione. E' il corpo che fa affiorare alla memoria quello che ci rende felici, e quello che ci rende disperati, perchè è alle sensazioni corporee che sono collegati i nostri sentimenti più profondi, cioè i sentimenti più viscerali.
Non ci viene chiesto di capire con il mentale, ma di usare la nostra carica energetica all’interno del sistema familiare per liberarla tramite la tecnica sciamanica del riconoscimento, del recupero, e della reintegrazione dei frammenti dell’Anima familiare. Questo lavoro di consapevolezza ha lo scopo di sanare schemi mentali e ferite familiari che ci rendono infelici, rabbiosi e insoddisfatti.
Per i lavori faticosi è indispensabile l’utilizzo delle vie della dolcezza, perchè esse non sono disturbate dal mentale, e perchè usano le attivazioni sensoriali e le emozioni viscerali, su cui la ragione non ha alcun controllo. E' per questo che, nella letteratura spirituale, si afferma che coloro che usano tecniche dolci e non invasive in tutte le circostanze della loro vita, riescono a raggiungere la serenità e la comprensione suprema.
Nel primo passo dolce dobbiamo "Osservare" poiché non possiamo controllare nulla nel mondo, ma possiamo solo valutare le cose, e adattarci agli accadimenti esterni. Spesso noi agiamo inconsapevolmente, e non notiamo neppure più il senso delle nostre azioni, perché è normale comportarci in un certo modo: allora accettiamo che anche gli altri possano agire in modo simile al nostro, cioè inconsapevolmente.
E' così che le persone, obnubilate dall'ipnosi, tendono a ripetere i meccanismi che sono abituati ad utilizzare. Un primo passo soddisfacente sarebbe quello di riconoscere una certa presenza di ipnosi mentale in tutti gli individui. Da questa comprensione deriverà, essendo necessaria, l’attivazione di osservazione spassionata e attiva presenza ai nostri comportamenti e ai comportamenti degli altri, per poterne valutare la vera qualità: questa è la "presenza del testimone" così come descritta da Osho.
Facendo gli testimoni imparziali diminuirà il nostro rifiuto inconscio riguardo a determinati accadimenti passati, e inizieremo a poter concepire anche ciò che ci appariva inconcepibile o inaccettabile. A volte dimentichiamo che il solo fatto che un pensiero o una concezione siano gettate fuori dal nostro recinto mentale, non significa che esse finiscano di influenzarci, ma significa solo che noi facciamo a meno di loro, e che rinunciamo al loro contributo alla nostra evoluzione, mentre loro continuano a esercitare la loro influenza.
Se avanziamo di un secondo passo sappiamo "Capire" che, se le cose della vita sono andate in un certo modo, era bene che andassero così, e che la vita contiene il bello e il brutto perché queste sono le regole del vivere; tutti fanno ciò che possono, e ognuno agisce secondo le proprie capacità comprensive: se qualcuno avesse saputo fare meglio, sicuramente l’avrebbe fatto.
Nel ricapitolare gli avvenimenti profondi, è probabile che tante situazioni di rifiuto rinascano alla nostra mente, e che giungano delle emozioni violente e dolorose. Valutiamo che queste sono emozioni che ci agitano, e che agiscono su noi come macine mentali, esse ci fanno soffrire perchè i vecchi schemi mentali non sanno adattarsi velocemente a nuove coordinate.
Questo è il rischio di fermare l’evoluzione spirituale, ed è causato dalla mancanza di coraggio del ricercatore, e per la sua incapacità di tollerare il dolore mentale che accompagna la crescente sensibilità spirituale che la nostra Anima acquisisce. Se osserviamo delle macine mentali eliminiamole perché ci impediscono ogni felicità futura, ancorandoci all'infelicità passata.
Al terzo passo dobbiamo "Accettare" ciò che è avvenuto e ciò che avviene nella vita come buono per come è, perchè le cose accadono al momento giusto e nel modo migliore per noi: esse si manifestano nel modo più opportuno per offrirci il migliore insegnamento e la massima esperienza evolutiva. Non si creda che l'accettazione possa trasformare le tragedie in commedie, perché l'accettazione non equivale alla gioia, ma essa può lenire le sofferenze della vita.
L’accettazione riguarda la suprema comprensione che ogni persona ha le proprie tematiche, che ognuno cerca di percorrere la sua via al meglio, e che ognuno ha un suo destino personale su cui agisce con il suo libero arbitrio, che è prerogativa di ogni essere umano. E’ con l’accettazione che si inizia ad amare una persona anche per le sue imperfezioni, è con l’accettazione che impariamo ad amare il difetto dell’altro, e finiamo per amarlo anche in noi stessi.
All’ultimo vi è la "Decisione" di operare un cambiamento, il quarto passo che dimostra il coraggio di cercare un cammino di evoluzione, che non prevede l’abiura dalle nostre origini ma, piuttosto, la riappriopriazione cosciente e la partenza dalle fondamenta familiari: perchè é nella Fonte che è contenuta l’Essenza e l'evoluzione dell'Anima nostra.
Quando siamo davanti alla vita, dobbiamo avere il coraggio di chiederci se la scelta che facciamo ci rappresenta, se essa costituisce la nostra vera essenza, e se una certa via ci rende felici, noi dobbiamo saperci chiedere: “Ma questa è la cosa che Io voglio?” E se la risposta è un "No!" allora non dobbiamo più pensare, ma è giunto il momento di cambiare direzione. Ci sarà sempre un’intervallo di tempo tra la presa di coscienza e la volontà di cambiare via, ci saranno dei momenti in cui ci assaliranno dei dubbi e saremo nello sconforto, ma ciò accadrà solo se ci dimentichiamo che nessun destino è fisso ed irreparabile.
Non dobbiamo dimenticare che l’azione si trasforma nell’attimo presente, e che si cambia la vita con l'esercizio di una ferma volontà, poichè nessuno è vittima di ciò che non vuole: questo è il modo per trovare il coraggio di prendere in mano la nostra vita, senza il timore di diventare il mozzo, il marinaio, il nocchiero e il capitano di noi stessi. Se facciamo l’analisi delle nostre radici, ma guidati dagli occhi del cuore e dai nostri più profondi sentimenti, sorgerà in noi la profonda convinzione che noi siamo una persona incantevole e meravigliosa, perché noi siamo meravigliosa Essenza Divina che può percorrere qualsiasi via coraggiosa il Padre abbia tracciato per noi.
Buona erranza
Sharatan