una vita buona, bella e colta

Creato il 10 febbraio 2012 da Aa
 

Corey L.M. Keyes

Chi scrive ha lavorato sui testi ricavati dalla trascrizione del simposio internazionale Stili di vita, salute e cultura: per un nuovo welfare, organizzato dalla Fondazione Bracco e tenutosi il 2 dicembre 2011 presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano. È stato un avvenimento bellissimo e degno del massimo interesse, la cui tesi di fondo era la seguente: quanto più si sta a contatto con la cultura tanto più si sta bene, anche fisicamente, e quanto più si pratica la partecipazione culturale tanto più ci si sente parte del contesto in cui si vive. Del concetto di benessere* come risultato dell’integrazione sociale sommata al flourishing (vale a dire la valorizzazione di tutto ciò che ci porta a crescere come individui) ha parlato Corey Keyes, un adorabile sociologo della Emory University in Georgia, che ha detto tra l’altro: “Il concetto di flourishing nasce da due antiche tradizione di pensiero filosofico. Uno, l’edonismo, è attribuito a Epicuro, che diceva ‘La vita è piena di momenti di piacere’. In altre parole, avere una buona vita è avere emozioni positive. Sentirsi bene, felici, soddisfatti, interessati alle cose. Aristotele la pensava molto diversamente. Diceva che senz’altro il piacere è parte di una buona vita, ma certamente non ne è lo scopo. Che va di pari passo con il perseguire l’eccellenza, il vivere virtuosamente, il funzionare bene, e lui chiamava tutto questo ‘eudaimonia’. Io l’ho tradotto con ‘funzionare bene’. Perciò nell’ambito della tradizione eudaimonica del funzionare bene troviamo sia il benessere psicologico sia quello sociale. Dal punto di vista psicologico, noi tutti ci sforziamo di accettarci come persone, nel bene e nel male. Ti accetti, come persona? Riesci a sviluppare relazioni di fiducia con gli altri, hai un rapporto positivo con gli altri? Sei stimolato quotidianamente a diventare una persona migliore, stai crescendo dal punto di vista personale?”**E dice nel suo intervento Luca Francesco Ticini del Max Planck Institute: “Ci sono degli esperimenti che mostrano come l’attività dei centri cerebrali che ci fanno sentire il bello venga attivata dalla conoscenza ottenuta, per esempio, attraverso una scritta. Nel senso: abbiamo uno stesso quadro, o un disegno generato dal computer, se c’è scritto sotto ‘Questo è esposto alla Tate Gallery’, allora si attivano i centri della bellezza, se c’è scritto ‘Questo è stato generato dal computer’ non si attiva niente. Ecco come la nostra percezione può essere veramente influenzata da fattori contingenti”.E Luca Cavalli Sforza: “Però uno può essere qualche volta costretto a trovarsi a contatto con altre popolazioni o con altri strati sociali, per ragioni anche magari di lavoro, e penso che bisogna trovare il modo di riuscire ad affrontare queste difficoltà cercando di essere il più ottimisti possibile; in fondo il modo migliore per fare una bella vita è di essere ottimisti”.
* Segnalo l’esistenza, che mi è stata rivelata da questo convegno, del “Journal of Happiness Studies”, nelle parole del suo chief editor Antonella Delle Fave “la prima rivista che a livello internazionale si è occupata di mettere assieme i contributi interdisciplinari negli studi sul benessere, e noi abbiamo visto come in questi ultimi due o tre anni l’interesse di studiosi di varie discipline, per questo tipo di concetti, sia aumentato esponenzialmente. Tanto è vero che oggi la rivista riceve manoscritti al ritmo di un manoscritto al giorno dalle discipline più varie, quindi dalla sociologia, dall’economia, dall’ambito educativo, dall’ambito medico e dall’ambito psicologico. Questo ci dice a maggior ragione che così come nella valutazione e nello studio delle variabili che determinano il benessere non ci possiamo più basare semplicemente sulla statistica tradizionale, ma abbiamo bisogno di modelli che abbiano una complessità minimamente rispecchiante la complessità della vita reale”.** Queste domande, estrapolate dal contesto dell’intera relazione, potrebbero sembrare un poco ingenue, da psicologia positiva spicciola. Metto a disposizione di chi fosse interessato ampi stralci delle relazioni di tutti, da leggere un po’ in clandestinità perché gli atti non sono ancora stati pubblicati. Però assicuro che vale la pena di sfidare la sorte. Chiedeteli pure a chi scrive.

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