Una Vita Trascorsa Pescando – prima parte

Da Pietroinvernizzi

Come spesso è successo in passato (vi invitiamo a spulciare i vecchi articoli. N.d.R.), anche oggi volevo soddisfare l’appetito culturale dei nostri coltissimi lettori con un estratto di un libro. Un libro di pesca naturalmente. Tuttavia quando devi scegliere solo una pagina o due tra le circa trecento de “Il Grande Silenzio” di Thomas McGuane l’impresa è ardua… sono un susseguirsi di racconti di vita vissuta dell’autore, pagine di passione profonda per la pesca e di aneddoti straordinari ed anche di straordinaria ordinarietà. Avanti e indietro per tutti gli Stati Uniti d’America, allamando tarpoon, permit, bone fish ma soprattutto trote. Le trote sono principio e fine del rapporto mistico dell’autore con la pesca. Ad ogni modo questo libro merita senza dubbio due articoli diversi una “prima” e “seconda” parte con aspetti diversi tra loro: prima parte un invito alla coscienza ambientale e seconda parte un invito all’approccio contemplativo della pesca. I veri e propri racconti di pesca lasciamo che li scopriate voi nel libro. Eccovi il primo estratto…

Foto dell’autore tratta da “thecoastwatcher.wordpress.com”

(Liberamente tratto da “Il Grande Silenzio” – Thomas McGuane, Dalai Editore 1999)

(…) Temo proprio che la pesca migliore sia sempre un momento di tregua dalle fatiche. I bravi pescatori dovrebbero condurre esistenze utili, e le esistenze utili sono segnate da lotte, difficoltà, persino dal dolore. Forse dovrebbe bastare l’angoscia di sapersi mortali. Ma probabilmente no. Come dicono in Sud America: tutti sanno di dover morire, ma nessuno ci crede. Sono queste amnesie che ci permettono di pescare, fornicare, abbuffarci e giocare ai cavalli.

Quindi inarca la schiena ogni volta che ti è possibile. Una volta raggiunta l’acqua ne sai rigenerato. Lasciati alle spalle tutto ciò che puoi. Tutti i motivi per fottere il capo o i tuoi dipendenti, tradire tua moglie, fregare lo Stato o umiliare gli amici non ti saranno di alcun beneficio se il tuo auspicio è quello di essere redento agli occhi di Dio, dei pesci e del fiume; la loro unica ricompensa, se non ti comporterai bene, saranno ore sprecate e inutili. Potresti ritrovarti maledetto. O magari chiamato in giudizio. O annegato. Come minimo potresti lasciare la mosca nei cespugli.
L’idea della trota selettiva ci piace, giova al nostro antropocentrismo crederci impegnati in un duello di intelligenza con il pesce in base a regole di sportività. Occorre invece capire che la trota e le altre creature acquatiche sono totalmente prive d’istinto sportivo. Preferirebbero pranzare indisturbate piuttosto che essere il nostro pranzo. (…)

Nella vita del pianeta, e nelle pretese che su di esso esercita il genere umano, abbiamo raggiunto il punto in cui ogni pescatore dovrà farsi guardia fluviale, amministratore dei fondali marini, custode del mare aperto. Abbiamo oltrepassato il punto in cui riusciremo a restituire ciò che abbiamo preso. Dobbiamo restituire più di quanto prendiamo. Dobbiamo condurre una guerra santa contro i nemici della vita acquatica così come abbiamo fatto contro le reti a strascico, contro chi inquina o prosciuga le acque. Altrimenti, come vi sarete certo resi conto, le creature dell’acqua scompariranno ad un ritmo sempre più svelto. Perderemo tanto quanto abbiamo già perduto e non rimarrà quasi nulla: popolazioni superstiti, semina-e-pesca, idioti in fila dietro alle autocisterne.

In coda a questo estratto del libro vi invito a scoprire la vita di Thomas McGuane, a leggere questo articolo interessante, ed infine un paio di articoli del nostro blog sui rischi intrinsechi allo sfruttamento dell’ecosistema acquatico e alla degenerazione della pesca sportiva:

At the end of the line 

Requiem for a fish



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