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“Una vita violenta” di Pier Paolo Pasolini: dannazione e redenzione nelle periferie romane del boom economico

Creato il 24 agosto 2015 da Alessiamocci

Periferie: mai come oggi rappresentano un problema sociale con cui fare i conti, spesso regolate da delinquenza più o meno organizzata. Ciò che si vive adesso però, soprattutto ai margini delle grandi città italiane, è l’aggravarsi di tutte quelle situazioni che già Pasolini descriveva negli anni ’50, raccontando dei ‘”ragazzi di vita” lasciati a sé stessi nel mondo.

Emblematico di questo periodo, dopo l’esordio narrativo con “Ragazzi di vita” nel ’55, è il libro “Una vita violenta” (Garzanti, 1959), frutto dell’esperienza maturata dal poeta corsaro nelle borgate romane in seguito al suo trasferimento lì dal Friuli materno: qui visse per diversi anni ed ebbe modo di entrare in contatto con un vero e proprio “universo”, parallelo al progresso della città, formato da valori ormai degenerati e che resistono solo tra il sottoproletariato.

Come il primo romanzo, anche questo non ha una trama precisa, ma segue le vicende di Tommaso, ragazzo nato e cresciuto in periferia tra delinquenza e scorribande con i suoi amici. Qui le giornate trascorrono tra infinite partite a pallone, botte, furti a mano armata e scontri tra fascisti e polizia. Dei primi fa parte lo stesso protagonista, che nell’immediato dopoguerra gira con una foto del Duce in tasca e non si risparmia un secondo se c’è da gettarsi nella mischia o tentare “imprese” rischiose, come derubare un benzinaio.

La pacchia finisce quando la polizia e i carabinieri, in seguito a un tentativo di arresto di qualche tempo prima andato a finire male, compiono una retata vendicativa in piena notte, nelle borgate malfamate della Capitale e arrestano chiunque gli capiti sott’occhio. A questo si sottrae Tommaso, quella notte fuori casa e rientrato solo l’indomani mattina; ma è solo questione di tempo, prima che le forze dell’ordine arrivino anche a lui e lo portino in carcere, per i suoi trascorsi.

Quando uscirà, il ragazzo si troverà un altro mondo di fronte: le baracche in cui era cresciuto sono state cancellate per far spazio a nuove case popolari, in cui la sua stessa famiglia lo sta aspettando. Questo, unito allo svilupparsi in lui della tubercolosi, lo porteranno a sviluppare in sé una coscienza che in seguito diventerà politica, tanto che cambierà totalmente schieramento rispetto a quando era un ragazzino.

Sarà un processo lungo, che coinvolgerà totalmente il protagonista, suo malgrado coinvolto in un cambiamento contrario dall’alienazione della società borghese, incarnata dalla città.

Attraverso immagini forti e cruente, Pasolini ha offerto l’ennesimo esempio di vita nelle periferie geografiche e umane di Roma, luoghi dove la legge del più forte schiaccia quella “ufficiale”, senza alcun senso di colpa.

Ma anche una storia di “redenzione”, di un capovolgimento politico e sociale che va oltre il colore della bandiera per guardare in faccia l’umanità, nel tentativo estremo di salvarla. È uno studio antropologico che diventa metafora della vita, e come tale va assorbito dentro sé stessi, nella sua più totale violenza.

Written by Timothy Dissegna


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