Una voce dal ventre della Terra.

Creato il 26 dicembre 2015 da Il Viaggiatore Ignorante

Baceno, chiesa dedicata a San Gaudenzio. L'arco delle Sibille.

Dalla terra una voce.Un corpo sottile si solleva.Il busto rotea in direzione del libro.La donna si libra nell’aria.Il testo delle profezie aperto attende la mano. Le parole sì perdono nell’eco dell’antro scavato dalla natura.
La donna prende parola: io sono l’antica, la veggente, la prima. Non cercatemi in ogni luogo, io vengo da lontano, dal deserto della Libia. Non dirò altro, attenderò le vostre domande.Fare domande è compito dell’uomo, fornire risposta della donna.

Baceno, chiesa dedicata a San Gaudenzio. La Sibilla Libica.

La Libica non è sola.Una seconda donna attende nell’ombra.L’età indefinita che scorre nella luce.Ora giovane, ora anziana.Ora bella, ora brutta.Vengo dalla terra che tutto ha partorito. Io sono sacerdotessa d’Apollo. Io respiro il profumo della terra. Vedo il futuro grazie al soffio vitale delle viscere del mondo segreto.[1]Ora attendo in silenzio le vostre domande. Non chiedete per il bene, io risponderò per il male. Le sciagure attendono l’uomo nel suo percorso di conoscenza.[2]La Sibilla Delfica ora riposa.Chiedere per sapere.Evitare per vivere.Solo sciagure, disgrazie, dolori possono serpeggiare in quell’antro.Le donne sono molte.Non ricordavo.

Baceno, chiesa dedicata a San Gaudenzio. La Sibilla Cumana.

La Sibilla Cumana appare come un’anziana veggente. Ricurva sotto la gobba che la distingue. Persa nel suo impegno, nell’indagare con attenzione il libro delle profezie. Le braccia possenti cingono il testo antico. Il viso è illuminato. Il corpo evita la luce.[3]Uscita dal buio appare giovane.Di una bellezza dimenticata.Annuncia la sua verginità.Stravolge con lo sguardo. Ammaliante. Propiziatoria. Una donna, un soffio di vento, un alito dalla terra.Vengo in pace. Sono la Sibilla Cimmeria. Non vengo da Cuma, ma da molto lontano. Dalle steppe aride dove il sole brucia la vita. Non attendo la domanda, propongo la risposta. Io sono colei che sa. Attendo la luce ma porto le tenebre.[4]Sempre meno aliti per respirare.L’aria è densa.Le donne si susseguono negli occhi.La mente è rapita.Anziane che divengono giovani.Dal buio una luce.

Baceno, chiesa dedicata a San Gaudenzio. La Sibilla Eritrea.

La Sibilla Eritrea si affaccia rapida: vengo da Eritre. Dal mio antro controllo Chios. Ho insegnato ai popoli antichi la divinazione. Ho spiegato come leggere le saette. Ho controllato i fulmini. Ho dato la luce agli Etruschi. Ho visto Alessandro diventare Magno. Ho previsto la Redenzione, il perdono dai peccati commessi. Ho chiuso gli occhi. Ho dato luce. Ho narrato della salvezza dell’uomo.[5]Comprendere non è possibile.Abbiamo sempre pensato, ora finalmente guardiamo.La mente non è allineata allo sguardo.Troppo pericoloso credere.Troppo complesso comprendere.Una mano lieve.Io sono colei che ha predetto la morte del Cristo. Sono la Sibilla Ellespontica. Non confondetevi. Sono profetessa. Appartengo a quel mondo che voi rifiutate, che voi miseramente chiamate Pagano. Non mi accettate, ma io ho visto e detto. Lui è morto. Io lo sapevo.[6]La profezia della morte.Per morire occorre nascere.

Baceno, chiesa dedicata a San Gaudenzio. Sibilla Ellespontica. 

Ho previsto la nascita del Cristo. Io sono la Sibilla Tiburtina. A Roma ho stupito cento senatori. Ho visto nove soli. Ho interpretato la luce della Terra. Ho cercato il buio nel sangue, lo scorpione nella sfera luminosa e la spada sguainata grondante dolore.[7]Quante sono?Appaiono ovunque vergini profetiche.La vita è un dono che necessita di conoscenza?Il futuro è oggi.Due donne si presentano al cospetto della luce.Adornate da fumo.Il vestito leggero si solleva.Dal velo traspare bellezza.Il soffio della terra è vitale.Sono la Sibilla Frigia. Vengo dalla terra della Madre. Ho cercato nel mondo lo spirito di Cibele. Sono qui per aiutare, per portare saggezza.[8]L’altra donna entra nella scena.

Baceno, chiesa dedicata a San Gaudenzio. La Sibilla Frigia.

Viene dal mare. La Sibilla Samiaricorda la sua terra. Arida. Colori sfumati. Profumi intensi.Le donne rapiscono i sensi.Gli occhi si concentrano sul loro movimento.Lento ed improvvisamente veloce.La terra chiama.Il vento soffia dalle sue viscere.Si ritirano.Tornano da dove sono venute.L’ultima donna dice d’essere la prima.Quella da cui tutto nacque.La Sibilla Persica gioca con la luce.Si nasconde nell’ombra.Il libro delle profezie sorretto da possenti mani.Il mantello rosso ricopre il vestito colore del mare.Gli occhi scrutano il testo.Non saranno poste domande.Non arriveranno risposte.Il tempo è finito.L’alito che sale dal centro della Terra si placa.La donna si ritira.Scompare dalla vista e della vita.Tutti vorrebbero sapere dove trovare le veggenti.Tutti vorrebbero una profezia.Non dovete cercare con lo sguardo.Non dovete vedere con gli occhi, cercate con il cuore.
Il racconto si basa esclusivamente sulla classificazione delle Sibille secondo Marrone, vissuto nel primo secolo avanti Cristo. Secondo il poeta romano esistono dieci Sibille. Publio Terenzio Varrone le dispone come segue: Persica, Libica, Deifica, Cimmeria, Eritrea, Samia, Cumana, Ellespontica, Frigia e Tiburtina. Molte sono escluse da quest’elenco, antiche e moderne. Nel Medioevo sorsero diverse  sibille che tratteremo in un momento futuro.
Fabio Casalini
BibliografiaBerti Giordano, Divine Veggenti. Le sibille nelle incisioni dei secoli XV-XVIII, in Charta n° 53. 2001Morelli A., Dei e Miti. Enciclopedia di mitologia universale. Edizioni Librarie Italiane, Torino. 1990Pincherle Alberto e Turchi Nicola, Sibilla. Enciclopedia Treccani. Pincherle Alberto, gli oracoli sibillini giudaici. Roma. 1922



[1]La leggenda vuole che la Pizia, o sacerdotessa d’Apollo, emanava le proprie sciagure sotto l’effetto della pneuma che saliva dal ventre della terra. La pneuma la possiamo identificare con “soffio vitale”.[2]La Pizia è una profetessa di sciagure. Assume una forte inclinazione popolare: il popolo è sempre preoccupato delle eventuali sciagure che lo possono colpire, tale comportamento induce ad ascoltare chi prospetta sia il male sia il suggerimento per evitarlo. [3]Il titolo di Sibilla Cumana era detenuto dalla somma sacerdotessa dell’oracolo d’Apollo, situato nella città magnogreca di Cuma. Svolgeva la sua attività nei pressi del Lago di Averno, in una caverna conosciuta come Antro della Sibilla.[4]Nevio nel Bellum Punicum aveva localizzato la Sibilla Cimmeria nell’area di Cuma, in Campania. Nell’elenco proposto da Marrone, nel I secolo avanti Cristo, non è accettata questa localizzazione. In Archeologia i Cimmeri sono designati come insieme di tribù affine agli iranici delle steppe.[5]Nell’iconografia cristiana la Sibilla Eritrea appare come colei che profetizzò la Redenzione. Famosi gli affreschi della Cappella Sistina per opera di Michelangelo. La Sibilla Eritrea la si può trovare anche nel pavimento della cattedrale di Siena.[6]Nell’iconografia cristiana la Sibilla Ellespontica è presente nella Pietà. Famoso il dipinto, olio su tela, di Tiziano dove la Madonna sorregge il Cristo sdraiato. Alla sinistra si trova la Maddalena. Ai lati, in due nicchie, si trovano le statue di Mosè e della Sibilla Ellespontica. [7]La Sibilla Tiburtina è una delle profetesse dell’antichità classica passato nella tradizione cristiana in quanto  avrebbe predetto la nascita di Cristo. Inoltre avrebbe affermato che Dio è uno e chi crede avrà la salvezza.[8] I Frigi adoravano la Grande Madre. Nel mondo greco e romano fu conosciuto con il nome di Cibele. 

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