Malevola tanto è la natura, quanto amorevolmente protettiva la nostra cecità"
Unastoria è il primo libro di Gipi che leggo e questo autore mi ha già colpito come un tremendo e altrettanto sublime pugno nello stomaco. E' inutile cercare di riassumere la trama, qui si tratta di uno stralcio di vita che non ha un inizio e una fine, un campo aperto sul conflitto esistenziale, che si esprime in tutta la sua potenza poietica in immagini e pensieri che affiorano in superficie, con tutta la loro dolcezza, incertezza e bellezza.
Follia, amore, dolore, attaccamento alla vita, lo scorrere del tempo e l'avvolgerci dello spazio, Unastoria, è, prima di tutto, un caleidoscopio degli elementi essenziali che segnano l'essere gettati nel mondo. Esterno ed interno si alternano, si confondono e si dissolvono l'uno nell'altro, così come i due piani temporali in cui la narrazione si sviluppa. In questo modo abbiamo una visione d'insieme che ci attrae e stimola, ma nello stesso tempo, provoca in noi uno strano senso di straniamento e alienazione.Il lettore, sfogliando le pagine, percepisce costantemente qualcosa di ossimorico, un rapporto stretto tra due cose che dovrebbero stare lontane, dovrebbero escludersi a vicenda, ovvero la disperazione e la bellezza. Unastoria è un elogio della bellezza della natura, della sua fiera resistenza al passaggio del tempo e, al contempo, è la costatazione di quanto questa bellezza sia crudele e faccia ancora più male quando si hanno dentro le tenebre. La consapevolezza di qualcosa d'altro, di qualcosa di diverso dal dolore, è ciò che ci impedisce di accettare la nostra condizione misera. La possibilità logica che ci fa dire "le cose sarebbero potute andare diversamente" è la causa dei nostri rimorsi, della ricerca di qualcosa che plachi la caduta nel baratro, come, ad esempio, una vecchia storia in cui rifugiarsi per trovare un pò di speranza, anche se agli altri, di questa, non frega proprio nulla.
La condizione umana viene espressa in tutta la sua orribile e bellissima condizione. Il peso dell'esistenza viene presentato in modo dolce e terribile, come lacrime che lente e sinuose scavano solchi nel viso. La natura è il grande palcosecnico dove l'uomo lotta e soffre, ma essa è indifferente. Come un grande albero secolare si erge al centro del mondo, mentre gli uomini vivono, amano, si fanno del male e muoiono. La rappresentazione del tema dell'indifferenza della natura in quest'opera, raggiunge una potenza devastante.
Passando al piano stilistico, Unastoria, si presenta come un vero e proprio flusso di coscienza di registri linguistici e grafici. Si va dalla narrazione in terza persona, al dialogo, al monologo interiore, al linguaggio poetico e l'aspetto calligrafico dell'opera rispecchia costantemente questa varietà. Dal punto di vista delle tavole continua l'impressione di un fluire di intuizioni continuo. Ecco che allora la follia si fa scarabocchio confuso, i lineamneti dei personaggi raggiungono livelli di precisione differente a seconda del momento e la natura si staglia sublime in grandi tavole di impatto visivo notevolissimo. A tutto questo contribuisce un uso davvero originale del colore, che va dal bianco che riempie le figure abbozzate dal tratto sottile della penna, ai colori freddi e sporchi della guerra, dal rosa soave di un collo femminile che sembra un ancora di salvezza fino alle splendide tavole acquarellate dei paesaggi.
Per concludere, Unastoria, è un'opera che emoziona come poche. In poco più di un centinaio di pagine raggiunge una potenza espressiva e comunicativa straordinaria, una forza che non può non colpire il lettore nel profondo, facendolo, allo stesso tempo, ripiegare su se stesso e volgere lo sguardo a ciò che lo circonda.
Consigliato a chiunque.