Under the Mountain (2009)

Creato il 24 maggio 2013 da Mcnab75

Under the Mountain
di Jonathan King
Nuova Zelanda, 2009

Sinossi

Quando i gemelli Rachel e Theo investigano la vecchia e spaventosa casa dei vicini, scoprono i Wilberforce, delle creature mutaforma che si nascondono sotto l’anello di Auckland di vulcani estinti. Guidati dal misterioso signor Jones e con l’aiuto del loro cugino più vecchio Ricky, i gemelli devono far rivivere il potere che una volta condividevano per distruggere questo male antico, prima che distrugga loro. (Fonte: MyMovies)

Commento

Questo film mi è stato regalato pescando dalla mia wishlist, ed è un piacere recensirlo oggi.
In realtà si è trattato di una seconda visione, visto che Under the Mountain l’avevo già beccato su un canale in chiaro, un anno e mezzo fa. Pur essendo generalmente maltrattato dalla critica ne conservavo un ricordo piacevole, perciò desideravo dargli una seconda possibilità.
Stiamo parlando di un film dichiaratamente urban fantasy, filone che va da Harry Potter a Percy Jackson, con tutto quello che ci sta in mezzo.
La prima peculiarità è che si tratta di una pellicola neozelandese, ambientata dalle parti di Auckland. Gli splendidi scenari naturali e l’esoticità del luogo, che ben si sposa con la modernità della capitale, costituiscono uno affascinante contorno alle vicende narrate nel film.
C’è poi da aggiungere che la pellicola è ispirata all’omonimo romanzo di Maurice Gee, da cui già nel 1981 venne tratto un miniserial televisivo diviso in otto episodi.

L’idea che sta alla base del film è affascinante: i più grandi vulcani dormienti della Nuova Zelanda altro non sarebbero se non i nascondigli in cui da millenni riposano i sette Gargantua, creature infradimensionali, in grado di consumare interi mondi per placare la loro fame. Essi sono la punta evolutiva della razza stellare degli Wilberforce, creature vermiformi, capaci di adottare forma umana e di trasformare i pianeti conquistati in enormi distese di fango, dove proliferare e svilupparsi.

Gli unici a opporsi ai Wilberforce sono i membri del Popolo che Conosce, altri alieni che da sempre sono in guerra contro gli uomini-verme stellari. La peculiarità di questa razza è che essa è composta da soli gemelli. E’ da questa bizzarria genetica che nascono i poteri del Popolo che Conosce.
Sulla terra è rimasto solo un rappresentante di questo popolo, l’enigmatico mr. Jones (il sempre bravo Sam Neill), che nasconde la sua vera essenza (un essere composto di fuoco e luce) nelle spoglie di un vagabondo. Mr. Jones sorveglia i Wilberforce, oramai prossimi a risvegliare i giganteschi Gargantua. Solo due ragazzi orfani, i gemelli Rachel e Theo Matheson, costituiscono la sua ultima speranza di distruggere i nemici e di impedire la realizzazione del loro piano.

Detta così la trama sembra piuttosto intrigante, ma in realtà la sua realizzazione è valida solo a metà.
La variante horror della consueta storia dell’adolescente predestinato è interessante, così come lo sono le atmosfere della prima metà del film, quando i Wilberforce appaiono ancora come misteriosi stranieri confinati in una fatiscente casa nei pressi dei sobborghi di Auckland. C’è qualcosa di lovecraftiano nel loro aspetto, e nella loro natura, che non può far altro che solleticare l’appassionato di fantahorror.
Man mano che i risvolti della storia si svelano, il regista si ingarbuglia e annulla molti degli spunti positivi lanciati fino a quel momento. La trama si sviluppa in modo assai più zoppicante di come l’ho riportata poco sopra. Complice un doppiaggio un po’ confuso, alcuni passaggi appaiono poco sensati, o poco logici. Nulla di tanto grave da togliere la sufficienza a Under the Mountain, ma abbastanza per strappare qualche smorfia allo spettatore più smaliziato.

E’ un peccato, perché gli elementi validi per ricavare qualcosa di meglio c’erano tutti, a partire dell’idea dei mostruosi esseri che dormono sotto i vulcani neozelandesi, senza dimenticare poi per i viscidi Wilberforce dall’aspetto tentacolare.
Il giudizio finale è quello di un film riuscito a metà, ma comunque godibile. Un bell’esperimento che si discosta dalle atmosfere eccessivamente young adult, pur appartenendo a questo filone. Si poteva fare di più, ma il tentativo è apprezzabile.

I Wilberforce in forma umana.

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