UNDER THE SNOW, Stefano Gentile e Gianluca Favaron

Creato il 02 ottobre 2012 da The New Noise @TheNewNoiseIt

Il progetto chitarra più laptop di Stefano Gentile (proprietario di Silentes) e Gianluca Favaron (Zbeen) ha pubblicato abbastanza negli ultimi tempi, attirando gli sguardi di chi segue l’area ambient e sperimentale italiana: anzitutto Delta e The Other Room, ma anche un disco condiviso con Enrico Coniglio e un’uscita solo digitale (The Vanishing Point). L’approccio in generale è sobrio e malinconico, talvolta più severo e inquietante. Certo è che proprio dischi come Delta e The Other Room, pur nelle somiglianze, hanno diverse temperature, quindi siamo andati a vedere che c’è sotto la neve. 

Tra band ed etichette, avete fatto tante cose in passato. Non voglio che fatichiate, vi chiedo di aprire “solo” spiegandomi perché avete deciso di lavorare  assieme. Vorrei capire come secondo voi uno integra l’altro  musicalmente.

Stefano Gentile: Direi semplicemente perché ci andava di provarci… di incontrarci non solo negli ascolti ma anche provando a creare suoni insieme. Siamo due personalità molto diverse, quindi diventa anche più facile integrarsi… ognuno porta le proprie personali emozioni.

Gianluca Favaron: Di lavorare assieme è capitato in modo piuttosto naturale: ascolti in comune, quindi perché non provarci?

La scelta di includere la chitarra nel vostro sound è venuta fuori in maniera  spontanea? O cercavate scientemente questo mix di suoni?

Stefano Gentile: Direi in modo abbastanza spontaneo… a me piaceva provare ad usare la chitarra… mi pare che sia venuto fuori tutto molto spontaneamente.

Gianluca Favaron: Stefano suona la chitarra, io uso il computer, volevamo provare a fare qualcosa assieme e quelli erano gli strumenti, quindi il mix è il risultato di una situazione di fatto.

Come nasce l’idea di tributare Alan Lomax in Delta?

Gianluca Favaron: Colpa mia. Non è che fossi partito con l’idea di inserire le registrazioni di Lomax nel disco, ma una volta preparati i brani, mi pareva che certi passaggi di chitarra potessero richiamare un certo spirito blues. Ci ho provato, stavano bene e sono rimasti.

C’è una marea di pubblicazioni legate a field recordings. In che modo – da  ascoltatori – separate il grano dal loglio?

Stefano Gentile: Bah… io non separo poi molto… ascolto… e se mi piace…  mi piace… tutto qua.

Gianluca Favaron: Direi che sono sulle stessa lunghezza d’onda di Stefano

Forse scrivendo le recensioni ho esagerato, ma – complici le foto (spazio aperto contro spazio chiuso) – ho percepito uno stacco di atmosfere tra Delta e  The Other Room. Voi sviluppate un’idea base nuova di disco in disco? Se sì, che cosa invece desiderate rimanga costante nel vostro sound?

Stefano Gentile: Considerando che in poco più di un anno abbiamo pubblicato quattro cd, direi che è inevitabile che siano legami fra i vari lavori… però cerchiamo sempre soluzioni diverse… magari suoni diversi…

Gianluca Favaron: Direi che dei quattro lavori che abbiamo pubblicato, The Other Room è Under The Snow, dove invece gli altri sono la testimonianza della ricerca di un suono nostro. Poi, come dice Stefano, i punti in comune ci sono di sicuro, è inevitabile. Resta, comunque, che con The Other Room siamo arrivati, a mio avviso, al suono che cercavamo: essenziale, asciutto, senza sentimentalismi e ruffianerie e anche abbastanza personale. Penso che da qui in avanti cercheremo di approfondire quello che in The Oher Room è stato fatto.

Ancora spazio aperto contro spazio chiuso: sentendo i due dischi io ho pensato che la vita urbana non vi aggradi. Sovrainterpretazione?

Stefano Gentile: Personalmente è come dici… vivo in un paese piccolo e ci sto  bene… e appena posso me ne vado volentieri in spazi aperti in  montagna… Non è che rifiuto la vita urbana… ma se posso scegliere preferisco altro.

Gianluca Favaron: Non mi aggrada la vita urbana della cittadina di provincia, quindi appena mi è possibile mi sposto verso qualche città, italiana o europea, che offra qualcosa in termini di proposta culturale e divertimento.

I vostri artwork: soggetti diversi, però sempre bianco e nero. Scelta consapevole?

Stefano Gentile: Eh beh… direi proprio di sì… i nostri suoni sono in fondo pensati un po’ in bianco e nero.

Mi sono appassionato al vostro genere in anni in cui riproporlo live sembrava un  suicidio. Vedo che voi ci provate. Riuscite a tenere costante l’attenzione  del pubblico? Utilizzate visuals? Dal punto di vista musicale, quanto spazio lasciate all’improvvisazione?

Stefano Gentile: I nostri live vivono di improvvisazione… e devo dire che  solitamente il pubblico è molto attento e questa è una cosa positiva… e  direi che ci divertiamo abbastanza a fare i live… ultimamente abbiamo suonato in varie occasioni insieme a Ennio Mazzon ed Enrico Coniglio… tre live set con i visuals di  Francesca Coniglio… un progetto che si chiama “Implodendo In Un Silenzio Devastante”… presto uscirà un dvd con i video di Francesca e i tre set inediti.

Come vedete la scena ambient/sperimentale italiana? Silentes, Afe, Boring  Machines, Fratto9, Glacial Movements, tante altre realtà, che tra l’altro  reclutano musicisti italiani e favoriscono collaborazioni incrociate. S’è  sviluppato qualcosa in più negli ultimi anni?

Stefano Gentile: È molto più  facile, anche rispetto solo a qualche anno fa, pubblicare un  cd… di contro un mercato non esiste più… ormai le  produzioni si vendono porta a porta… sempre meno copie e sempre più  produzioni… se da una parte c’è la possibilità di sentire  tantissime realtà… dall’altra parte c’è talmente tanto materiale in giro che non è possibile starci dietro… e il tutto rischia di perdere un po’  di interesse… In Italia c’è sicuramente un gran movimento, però i numeri (perché comunque le produzione bisogna venderle) sono davvero ridicoli.

Fuori dall’Italia, chi sentite vicino a voi come sensibilità?

Stefano Gentile: Non so… direi che non so proprio… Gianluca che dice?

Gianluca Favaron: Nel caso di Under The Snow, il duo laptop-chitarra che sicuramente sento vicino è Burkhard Stangl / Christof Kurzmann, anche se poi i suoni sono abbastanza diversi.

Un sacco di roba bolle in pentola (vedi prima domanda). Zbeen su Entr’Acte si può dire? Comparite già sul sito…

Gianluca Favaron: Zbeen su Entr’acte si può dire, certo! A fine ottobre dovrebbe (finalmente) essere disponibile. Poi, per quanto mi riguarda, sto terminando le registrazioni per un’uscita a mio nome per il prossimo anno. Con Ennio Mazzon siamo al lavoro per il prossimo Zbeen e, nel frattempo, cerchiamo di suonare live, compatibilmente con gli impegni familiari e lavorativi.

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